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Monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, non le manda a dire. E’ stato così anche ieri, durante la conferenza stampa al termine del consiglio permanente che si è riunito a Roma nei giorni scorsi, sotto la presidenza del confermato Angelo Bagnasco, il cui successore sarà scelto nel 2017 dal Papa da una rosa di tre nomi precedentemente eletti dai vescovi italiani. Molti i temi toccati dal vescovo di Cassano allo Jonio, comprese le tirate d’orecchio al governo Renzi, reo di perdere tempo in slogan anziché nella stesura di una seria ed efficace agenda politica.

“NESSUNA VOLONTA’ DI COPRIRE GLI ABUSI”

Il presule ha toccato anche la questione dell’ex vescovo Jozef Wesolowski, finito ai domiciliari per volontà del Papa, e di Rogelio Ricardo Livieres, da qualche giorno non più vescovo di Ciudad del Este. Galantino ha riconosciuto che il problema esiste, e che “ciò che ha fatto Papa Francesco si pone in chiarissima continuità con quello che hanno fatto prima Giovanni Paolo II e poi Benedetto XVI”. Francesco ha, dunque, portato a esecuzione la linea di tolleranza zero decisa e delineata dal predecessore: “Il tiro si alza in maniera bella chiara e corretta, non c’è nessuna volontà di coprire, rimandare”, ha aggiunto. In passato, qualche volta, “per un malinteso senso di prudenza” è capitato che “si risolvesse il problema spostando la persona da una parte all’altra. Abbiamo capito che non è questo il problema”. Detto questo, il segretario generale ha ricordato – l’aveva già fatto il Papa nei mesi scorsi – che il problema della pedofilia non è confinato alla chiesa, come parrebbe leggendo giornali e guardando la televisione. C’è il problema del turismo sessuale, ha ricordato Galantino, che non coinvolge preti, ma “professori, avvocati, ingegneri”. Di tutto questo, ha sottolineato, “non se ne parla proprio”.

 L’ATTACCO AL GOVERNO

Ma a far rumore sono state le sue critiche al governo, e in particolare al premier Matteo Renzi, che dagli Stati Uniti ha replicato con un laconico: “Rispetto i vescovi”. Massimo Franco, nella sua Nota sul Corriere della Sera definisce l’attacco dei vescovi italiani inaspettato e “insolitamente duro”. E poco vale il “fatto che a pronunciare parole ruvide, quasi liquidatori, sia stato il segretario e non il presidente”. Una circostanza che potrebbe “indurre a pensare a una presa di posizione meno impegnativa”. Peccato che “Galantino è considerato il tramite tra la chiesa cattolica italiana e Casa Santa Marta, e cioè Papa Francesco”.

“DISTANZA, SE NON FREDDEZZA, TRA IL PAPA E RENZI”

Franco instilla il dubbio che tra il Pontefice e Renzi vi sia “una certa distanza, se non freddezza”. Il riferimento è alla visita privata dello scorso aprile del premier in Vaticano, che “non sembra avere lasciato tracce”. Dietro, più che questioni di personalità, più pragmaticamente potrebbero nascondersi questioni  di mera agenda politica, a cominciare dalla disponibilità manifestata da Renzi al riconoscimento delle cosiddette unioni di fatto, possibile preludio al via libera all’accesso al matrimonio da parte di coppie dello stesso sesso (passaggio, questo, messo nero su bianco nel comunicato della Cei a chiusura del Consiglio permanente.

ESIGENZE SOCIALI, “I VERI PRINCIPI NON NEGOZIABILI DI BERGOGLIO”

“Nessun ritiro di fiducia, nessun ultimatum, bensì l’indicazione che l’agenda dell’esecutivo va calibrata sulle esigenze sociali, i veri princìpi non negoziabili al tempo di Papa Francesco”, scrive su Repubblica Paolo Rodari, che aggiunge: “Apertura di credito non significa fingere di non vedere i ritardi delle realizzazioni rispetto agli annunci”. Il vescovo di Mazara del Vallo, mons. Domenico Mogavero, sempre a Repubblica, spiega che “con gli amici serve sincerità”. Nessuna malizia politica, ma solo la voce di chi ha il polso della situazione nelle diocesi. Rodari ricorda infatti quanto detto da Bagnasco lunedì scorso in apertura dei lavori della Cei: “Guardando alla situazione italiana, è evidente che serpeggia una depressione spirituale. E’ uno stato d’animo che non solo fa soffrire chi ha perso il lavoro o i giovani che non l’hanno trovato, ma che debilita le forze interiori e oscura il futuro”.

 

Ecco le prime crepe tra i vescovi e Renzi

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