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Mentre si accende il dibattito sulle riforme istituzionali, si sta ormai consumando in Italia una vera e propria riconsiderazione generale dei fondamenti della politica. La prova di questa complessiva linea di tendenza è stata certamente l’intervento che Silvio Berlusconi ha fatto recentemente sui diritti degli omosessuali. L’ex Cav. l’ha definita “una battaglia che in un Paese davvero moderno e democratico dovrebbe essere di tutti”. Ha poi precisato, e questo è il punto determinante, che da liberale è convinto che sul tema possa esserci un consenso ampio e approfondito per raggiungere “un traguardo ragionevole di giustizia e civiltà”.

In merito è importante essere cauti e precisare subito che tali parole, prese così alla lettera, non hanno nulla di scandaloso. E il fatto e il motivo reale per cui Berlusconi ha cambiato idea rispetto alle affermazioni maciste che fece qualche anno fa, dicendo che era meglio piacere alle donne che essere gay, non è per nulla rilevante. C’è la libertà di modificare i punti di vista e anche di avere opinioni contraddittorie. La cosa che deve essere analizzata in profondità è invece la compatibilità di questa eventuale nuova posizione libertaria di Forza Italia, posto che sia assunta da tutti nel partito, con i principi del liberalismo tipici del centrodestra.

Un primo chiarimento può affiorare dal fatto che le due grandi linee politiche presenti sullo scenario europeo, quella socialista e quella popolare, sono entrambe figlie del liberalismo. Appellarsi perciò al comune riferimento liberale in merito alla concessione di pari diritti delle coppie omosessuali rispetto a quelle eterosessuali, base, quest’ultima, della famiglia in virtù della generazione naturale, è un’affermazione tanto sacrosanta quanto sfuggente, che sembra essere giusta e valida, sebbene si riveli infine totalmente ingiustificata.

L’ambiguità chiama in causa, in realtà, l’idea di libertà che si decide di assumere. Anche i grandi totalitarismi, difatti, erano difesi in nome di conquiste liberali, fermo restando però che cancellavano poi tutte le libertà. Il comunismo si proponeva come un processo rivoluzionario di liberazione, tanto quanto il nazismo una sacrosanta emancipazione della nazione tedesca.

Non a caso, il criterio migliore per distinguere oggi la linea socialista da quella popolare è proprio l’idea di libertà che si assume. Sia il centrodestra e sia il centrosinistra, infatti, si confrontano con una modalità d’intendere la libertà personale. Mentre da una parte, però, si riconosce la libertà come un principio personale di autodeterminazione che si articola in un quadro oggettivo di realtà umana, dall’altra si ritiene che non si debbano porre mai limiti se non l’illecito alle libertà individuali. Ed è molto diverso scegliere l’una o l’altra possibilità. Una cosa è, infatti, riconoscere che ogni essere umano ha diritto di esprimere la propria libertà in conformità alla propria natura e al proprio contesto oggettivo, altra cosa è affermare che la crescita sempre e comunque della libertà individuale è un fattore positivo di progresso collettivo, a prescindere dalla condizione di chi la esercita.

Venendo alla questione dei diritti delle coppie omosessuali, la divaricazione diviene fortissima. In una visione politica di tipo popolare ogni persona ha diritto ad avere un padre e una madre, e ogni genitore deve avere la libertà che gli compete proprio perché padre o madre. E ciò vale in tutte le diverse situazioni possibili. Data una condizione specifica, si hanno determinati e specifici diritti e determinati e specifici doveri. Così vi è la libertà di un operaio ad avere un giusto salario e la libertà di un imprenditore a gestire la propria azienda, la libertà di un professionista, quella di un politico, fino alla libertà sessuale di ognuno e ognuna, secondo l’età e la circostanza. Nessuna libertà è uguale all’altra.

In tal senso alle coppie gay devono essere concessi dei diritti, ossia delle relative libertà. Ma questi diritti e queste libertà non sono equiparabili a quelli che competono a due persone di sesso diverso che s’impegnano a fare famiglia, perché non sono paragonabili i doveri personali di ciascuno in entrambe le situazioni. A situazioni diverse, insomma, corrispondono diritti e doveri diversi. E per il centrodestra questo è un valore centrale che ne definisce l’identità politica.

Nella visione socialista, all’opposto, una libertà in più è comunque un fattore positivo in più, a prescindere dalla situazione. Dunque, l’equiparazione di libertà diverse non soltanto è perfettamente legittima, ma addirittura auspicata per il raggiungimento di una totale eguaglianza di tutti i cittadini dal punto di vista squisitamente individuale.

Ecco quindi che, venendo alla proposta di Berlusconi, che vanta come liberale concedere medesimi diritti alle coppie omosessuali, che vogliono fare famiglia, a coppie eterosessuali che, di fatto, non vogliono farla, e a omosessuali che non possono farla, mi sento di rispondere che, sebbene si tratti di una lotta di libertà, essa non è compatibile con i valori del popolarismo, non è compatibile con gli ideali del centrodestra, non è inserita nei valori democratici e liberali che si oppongono al socialismo. E’ un’iniziativa comprensibile e sostenibile coerentemente, in fin dei conti, unicamente all’interno di quella tavola di valori che definisce il socialismo egualitario, estremo o moderato che sia.

Delle due l’una, dunque: o Berlusconi ha deciso di iscriversi al partito di Renzi, oppure è meglio che spieghi a tutti i suoi elettori che senso abbia fare proprio adesso una battaglia di sinistra. 

Berlusconi, i gay e le due opposte idee di libertà

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