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Mentre i venti di guerra soffiano sempre più forti al confine tra Russia e Ucraina, agitando lo spettro di un terzo conflitto globale, gli Stati Uniti lanciano un segnale al Cremlino: Washington non è uno spettatore distratto di quanto accade a Kiev e all’occorrenza è pronto a intervenire.

LA VISITA A TALLIN

Per rimarcare questo concetto Barack Obama è giunto a Tallinn per ribadire l’appoggio degli Usa ai Paesi baltici. Il momento è delicatissimo e coincide con la denuncia della Nato di azioni militari illegali russe nell’est dell’Ucraina (alcune fonti parlano di oltre 4mila soldati di corpi speciali a dare supporto ai ribelli).

È la prima visita del capo di Stato americano nei Paesi baltici dal 2009. Il presidente russo Vladimir Putin ha minacciato nelle scorse ore di voler reagire al rafforzamento del dispositivo militare della Nato alle frontiere. Di questo si discuterà nel vertice dell’Alleanza atlantica in programma il 4 e 5 settembre in Galles, assieme ad altri temi scottanti, come il burden sharing.

Il New York Times in un editoriale commenta che per continuare ad avere un ruolo importante e tenere sotto controllo la Russia, l’Alleanza ha bisogno di soldi, che “sono sempre stati una fonte di frizioni tra i membri”. Gli Stati Uniti coprono il circa il 75% del budget Nato e – sostiene in breve il quotidiano -, non possono continuare a supplire alle mancanze dell’Europa.

A TUTELA DEI PAESI BALTICI

La visita del presidente americano prevede incontri con il presidente estone, Toomas Hendrik Ilves, quello lituano, Dalia Grybasukaite e il suo omologo lettone, Andris Berzins. Il messaggio è chiaro: ciò che accade in Ucraina non può estendersi ai Paesi baltici, che in quanto membri dell’Alleanza contano sull’articolo 5 della Carta della Nato, che impone ai Paesi membri di soccorrere gli altri membri in caso di attacco.

Non solo. Per Obama “anche la Moldavia e la Georgia hanno bisogno di aiuto”, mentre “l’Ucraina necessita di qualcosa di più delle parole. La Nato deve rafforzare le forze di sicurezza in Ucraina”, ha aggiunto il presidente, sfidando apertamente Putin. Inoltre gli ha chiesto di abbandonare il territorio di Kiev: “i confini non si ridisegnano con la pistola”, ha commentato.

NUOVE ESERCITAZIONI

Per ribadirlo Obama ha annunciato nuove esercitazioni aeree americane nei Paesi baltici, bacchettando la Francia per la mancata cancellazione della vendita di due navi da guerra Mistral alla Russia.

La prima dovrebbe essere consegnata già nel mese di ottobre, mentre la fornitura della seconda è prevista per il prossimo anno.

IL FRONTE INTERNO

Per ora quanto detto dalla Casa Bianca serve reagire (e forse a guadagnare tempo). Il presidente americano si trova ormai in difficoltà anche sul fronte interno. Secondo The Hill, fornire armi all’esercito ucraino è la proposta dei democratici statunitensi, che premono  su Obama, – che così come l’Europa continua invece a sperare in una soluzione politica del conflitto, rinfrancato anche dal cessate il fuoco annunciato oggi da Kiev dopo un colloquio telefonico tra Putin e il presidente ucraino, Petro Poroshenko.

IL “CESSATE IL FUOCO”

L’annuncio è stato accolto con estrema prudenza da Obama, che ha detto di ritenere che sia “troppo presto” per pronunciarsi sull’argomento. Ma le parole di Putin, che ha detto di avere con il collega ucraino in gran parte le stesse idee, sui modi per risolvere il conflitto nella parte orientale di Kiev, lasciano aperto uno spiraglio.

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