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Hu Jintao (胡錦濤) è stato l’uomo che ha rappresentato la Cina negli ultimi anni; Presidente della Repubblica Popolare Cinese dal 15 marzo 2003 al 14 marzo 2013. La Cina attuale, a poco più di un anno dalla successione dell’attuale Leader Xi Jinping, è veramente il Paese per il quale l’ex Presidente ha tanto faticato?

 

L’OBIETTIVO DELLA “CRESCITA ARMONIOSA”

Il raggiungimento di una “società armoniosa”, promosso da Hu Jintao, esprime la consapevolezza della nuova classe dirigente cinese riguardo alla centralità dei problemi sociali nello sviluppo economico. Maurizio Scarpari, studioso della civiltà cinese, nota come prima del termine “società armoniosa” (Hexie shehui) veniva usato nella classe dirigente lo slogan “società del benessere” che meglio andrebbe tradotto come “società del moderato benessere“, facendo riferimento al termine “xiao” che appunto esprime il concetto di “piccolo”, come contrapposto a “grande”, ovvero “moderato” come contrapposto a “pienamente realizzato”.

Conseguendo questo obiettivo, il presidente Hu Jintao si è promosso per cercare di smussare la differenza della vita tra città e campagna, proseguendo quello che era un progetto iniziato nel 1980 da Deng Xiaoping (attivo fino al 1992).

Un’importante caratteristica della crescita economica in Cina negli ultimi anni è stata la riduzione della povertà assoluta. Lo squilibrio tra aree rurali ed aree urbane è tutt’ora la causa principale della manifestata disuguaglianza. Dall’inizio degli anni Novanta è stato introdotto in Cina un programma volto a garantire ai cittadini il godimento di un minimo vitale. Il sistema è stato perfezionato anche di recente, ma senza colmare il divario tra città e campagna.

 

LA CINA DI MAO

I residenti delle città anche sotto il maoismo erano dei privilegiati rispetto ai contadini. Alla fine degli anni Cinquanta in campagna volgeva addirittura una situazione di carestia. Il governo pose un limite al numero di coloro che potevano registrarsi come “abitanti urbani” solamente ottenendo un permesso (chiamato hukou). Questo sistema è tuttora vigente ma la l’ottenimento del huoku è molti più semplice di quanto lo fosse durante il maoismo. Tale permesso è infatti garantito a chi dimostri di avere una fonte di reddito stabile e un’abitazione adeguata. C’è anche la possibilità di comprare pacchi di huoku da parte di persone facoltose o da parte di imprese per l’assunzione di dipendenti.

 

LA CINA DI HU JINTAO

Agli inizi del terzo millennio, per diminuire ulteriormente il divario tra città e campagna,  la riforma dell’agricoltura ha assegnato il diritto di uso della terra ai contadini e alle loro famiglie, mentre la proprietà della terra è rimasta ai villaggi.

Il dualismo città-campagna ha inciso profondamente su mercato del lavoro cinese. Il fenomeno migratorio delle campagne alle città ha infatti modificato la distribuzione della popolazione e dell’occupazione tra aree urbane e rurali. Molti migravano in maniera non ufficiale, lavorando prevalentemente in settori caratterizzati da un mercato informale del lavoro (costruzioni, piccole fabbriche tessili, ristorazione e piccolo commercio); meno del 10% riesce ad avere una qualche forma di contratto di lavoro. Molte riforme sono state fatte per ovviare a questa condizione.

Nel 2008 sono state approvate tre nuove importanti leggi sul lavoro.

1) La prima riguarda i contratti di lavoro e ne rinforza l’obbligatorietà, specificando meglio, rispetto alla legislazione esistente, le regole per il pagamento delle remunerazioni e le condizioni per poter rescindere il contratto di lavoro. Vengono inoltre assegnati degli ispettori locali a monitorare le lamentele dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali.

2) La seconda legge regola la mediazione e l’arbitrato nelle dispute di lavoro.

3) La terza è una legge sulla promozione dell’occupazione attraverso programmi per rendere più attivo il mercato del lavoro, nonché per ridurre i vari tipi di discriminazione.

 

PROBLEMATICHE SOCIALI

La crescita economica cinese ha esercitato un’enorme pressione sulla domanda di energia e sulle risorse ambientali e naturali. Nell’immaginario collettivo internazionale il modello di sviluppo cinese è diventato sinonimo di insostenibilità sul piano ambientale.

La prima legge per la protezione ambientale venne approvata in Cina proprio all’inizio del periodo delle riforme economiche, nel 1979. Leggi tuttavia molto confuse che vennero rielaborate e migliorate nel 1998, quando si costituì l’Agenzia statale per la protezione dell’ambiente, la Sepa (State Environmental Protection Agency). Solo dieci anni dopo la Sepa divenne un vero e proprio ministero per la protezione dell’ambiente, il Mep (Ministry of Environmental Protection).

I problemi ambientali più rilevanti in Cina sono la crescente produzione di rifiuti e la progressiva desertificazione del suolo che comporta una distruzione dei terreni destinabili all’agricoltura.

Un importante passo in avanti nella politica ambientale della Cina è stato fatto con l’XI° Piano quinquennale per la protezione ambientale 2006-2010. Gli obiettivi principali erano: ridurre l’intensità energetica del 20% ed il consumo di acqua a livello industriale migliorandone l’efficienza nell’utilizzo agricolo ed aumentare il riciclaggio dei rifiuti industriali riducendo le emissioni dei maggiori inquinanti.

La Cina ha partecipato dunque al protocollo di Kyoto avendo un grave problema di emissione di CO2. Per questo negli ultimi anni la Cina sta facendo uno sforzo notevole nel campo dell’introduzione di nuove fonti di energia, in particolare nel campo del fotovoltaico e delle automobili ibride.

Il progetto di “società armoniosa“, legandosi a quanto detto fin’ora, include la costruzione di una società “low carbon”, con una ricerca del benessere sociale, volta ad una riduzione drastica delle emissioni di CO2, pur senza ostacolare lo sviluppo economico.

Negli ultimi anni vi sono stati molti progressi nell’ambito della protezione ambientale, a partire dall’attenzione mediatica che le viene garantita, sollevandone l’interesse. L’ex Leader Hu Jintao ha cercato di arginare e di combattere l’avanzata delle grandi problematiche sociali ed ambientali che ormai rendono tristemente nota la Cina al mondo. Possibile dunque che questi suoi sforzi si stiano dissolvendo davanti ad un “Paese giallo” che, attualmente, pensa solo al profitto?

I sogni dell'ex Leader cinese Hu Jintao: un'eredità sprecata?

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