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Con i dati del Bollettino statistico della Banca d’Italia diffusi ieri, con riferimento all’andamento del debito pubblico e degli incassi tributari a fine giugno, si completa il quadro di riferimento macroeconomico e finanziario su cui sarà varato, entro metà settembre, l’aggiornamento del Def per il 2014. Saremo così giunti quasi alla fine del terzo trimestre di un anno che volge a chiudersi con maggiori incertezze rispetto al pur tenue ottimismo che si respirava a fine 2013, quando i dati trimestrali indicavano un lieve ma costante miglioramento congiunturale.

STAGNAZIONE ECONOMICA

I dati relativi al gettito tributario amplificano gli effetti della sostanziale stagnazione economica: rispetto al primo semestre del 2013, quest’anno è stato registrato un calo dello 0,7 % (-1,3 miliardi di euro),riflettono la sostanziale stasi dell’economia, mentre il gettito di giugno, sembra essere fortemente critico rispetto allo stesso mese dell’anno scorso, con un calo del 7,7% (pari a -3,5 miliardi di euro) che sarebbe ancora più vistoso se il raffronto fosse fatto omogeneizzando i dati relativi alle scadenze dei versamenti. Gli effetti della crisi, quindi, cominciano ad erodere sul piano congiunturale la sostanziale tenuta delle entrate fiscali che in questi ultimi tre anni hanno sostenuto la gran parte dell’onere derivante dall’obiettivo del bilancio in pareggio strutturale.

RECORD DEBITO PUBBLICO

Il debito pubblico, sempre a fine giugno, ha segnato un nuovo record, raggiungendo quota 2.168 miliardi di euro. Da inizio anno, l’incremento è stato di 99,1 miliardi, una cifra che sconta l’andamento di due distinte componenti: mentre 36,2 miliardi di nuovo debito (pari ad oltre 2 punti percentuali del Pil) sono serviti a finanziare il fabbisogno di cassa delle Pubbliche amministrazioni, ben 67,6 miliardi sono andati invece ad incrementare le disponibilità liquide del Tesoro, una sorta di salvadanaio che serve da scorta per i momenti difficili, quelli in cui il mercato finanziario è perturbato, magari per improvvise crisi internazionali. Sebbene questo atteggiamento prudenziale sia commendevole, visto che finanziarsi in abbondanza quando il mercato è molto liquido ed i tassi sono bassi consente di saltare una o più emissioni, lasciano però perplessi le dimensioni delle scorte liquide così accumulate nel corso di questi ultimi due anni: l’extradebito è ormai superiore a 4 punti percentuali del pil, un ammontare che sopravanza il fabbisogno netto di un intero anno di gestione finanziaria. In pratica, considerando un 2015 con il bilancio delle Pubbliche amministrazioni ancora in deficit congiunturale del 3%, il Ministero dell’economia potrebbe utilizzare le scorte accumulate per limitarsi al solo rinnovo dello stock di debito in scadenza.

UNA NUOVA STRATEGIA

A voler ipotizzare quindi una strategia che vada al di là della mera precauzione finanziaria, volta a fronteggiare i rischi derivanti dalle crisi geopolitiche incombenti, potrebbe essere il preludio per una manovra shock sul debito. Le ipotesi sul tappeto sono sostanzialmente due, visto che si può trattare o del consolidamento mediante rinegoziazione dei titoli emessi con la clausola CAC (Collective Action Clause) oppure l’operazione straordinaria di 1.000 miliardi sul debito più volte proposta su queste colonne, che si fonda su uno swap volontario tra titoli in circolazione, che verrebbero sostituiti da una parte con altri titoli per l’importo di 650 miliardi, ma con una cedola indicizzata all’inflazione ed al 20% della crescita del pil, e dall’altra con la emissione di titoli di partecipazione al costituendo Fondo patrimoniale degli Italiani per 350 miliardi, che rappresenterebbe l’ammontare lordo di abbattimento del debito.

FINANZA PUBBLICA SOTTO CONTROLLO

Naturalmente sono solo illazioni, ma è difficile spiegare altrimenti una strategia di extra-finanziamento ormai intrapresa con costanza da molti mesi: appare poco plausibile limitarsi ad apprezzare un atteggiamento opportunistico, volto ad approfittare di una finestra favorevole sul mercato finanziario, oppure considerarlo un atteggiamento di particolare prudenza, in considerazione dell’addensarsi di una crisi internazionale, magari nello scacchiere ucraino. Dai dati diffusi in questi due giorni dall’Istat e dalla Banca d’Italia che emerge un quadro abbastanza nitido: la finanza pubblica è sotto controllo, ma le dinamiche delle entrate ormai sono fortemente condizionate dal contesto macroeconomico che non riesce ad uscire dalla recessione. Se una operazione straordinaria per abbattere il debito pubblico va fatta, ora le condizioni ci sono tutte.

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