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L’Italia è preoccupata per la situazione in Libia. Il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, ha avvertito dei rischi di implosione e frammentazione del Paese, ha seguito della presa di controllo di Bengasi da parte delle milizie islamiche Ansar al Sharia. La dichiarazione è avvenuta durante un incontro in commissione Affari esteri al Senato.

Per il ministro la tregua annunciata in queste ore ha poche probabilità di durare, ma la speranza per una ripresa dell’ordine è affidata al Parlamento. “Serve un lavoro più forte su Eubam – la missione in Libia, ndrche controlla le frontiere di terra. E serve un Parlamento insediato, anche per gestire i flussi di richiedenti asilo e la necessità di firmare le convenzioni internazionali che consentano alle Nazioni Unite di lavorare in Libia”, ha detto il capo della Farnesina.

PRESENZA ITALIANA

“In Libia il vero scontro è tra islamisti, che si considerano gli unici custodi dello Stato e non islamisti. Da due giorni c’è un fragile cessate e il fuoco e non ci sono scontri all’aeroporto di Tripoli, continuano invece i combattimenti a Bengasi, con un grave rischio di frammentazione nel Paese”, ha detto la Mogherini.

Sul territorio libico ci sono “241 italiani: 144 in Tripolitania, 64 in Cirenaica e 33 a Fezzan”, ha confermato il ministro. “Ci sono poi 45 italiani tra personale dell’ambasciata e di altre istituzioni. In più ci sono 839 italiani stabilmente residenti in Libia”, ha aggiunto.

Secondo una fonte diplomatica, la cooperazione tra Egitto e Italia per affrontare le crisi in Libia, Gaza, Siria e Iraq sarà al centro dei colloqui tra il presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi e il presidente egiziano Abd al-Fattah al-Sisi.

IL PIANO DI HAFTAR

Sul generale Khalifa Haftar, alcune fonti militari hanno annunciato che sarebbe in Egitto per una ritirata “tattica” in vista della grande controffensiva organizzata contro gli estremisti islamici a Bengasi. Il sito del quotidiano Al-Hayat sostiene che “fonti informate a Bengasi riferiscono che Haftar ha lasciato la Libia via terra alla volta dell’Egitto solo per passare le feste della fine del Ramadan con alcuni familiari. L’informazione giunge dopo segnalazioni sulla ritirata delle forze di Haftar da almeno tre importanti postazioni nel capoluogo della Cirenaica”. Nei prossimi giorni ci sarà una grande operazione militare.

LIBIA, UNA SECONDA SOMALIA?

Il viceministro degli Esteri, Lapo Pistelli, ha avvertito che “non ci si può permettere di avere una seconda Somalia alle porte di casa”, in riferimento alla crisi in Libia, durante la presentazione del Rapporto sullo Sviluppo umano 2014 dell’Undp alla Farnesina.
“Siamo quindi impegnati pancia a terra e 24 ore su 24 affinché la Libia abbia un governo, e un governo che sia capace di essere interlocutore della comunità internazionale. Per questo rimaniamo lì”, ha detto.

LA FORZA DEL PARLAMENTO

“Abbiamo un numero ancora considerevole di italiani e italo-libici che non hanno nessuna intenzione di lasciare la Libia – ha aggiunto Pistellie che hanno bisogno di una copertura della nostra sede”.

Secondo la Mogherini, l’unico modo perché la situazione possa evolversi è la convocazione del Parlamento, che doveva essere il 4 agosto e che forse potrebbe essere anticipata al 2 agosto. In Libia gli scenari possibili sono due: “un muro contro muro in cui il fronte non islamista reclamerebbe la vittoria e gli islamisti risponderebbero sul piano militare o l’accettazione della necessità di scongiurare la crisi e la formazione di un governo di unità nazionale. L’augurio è che il piano si sposti da quello militare a quello parlamentare”.

Tripoli

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