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Renzi o Grillo? Grillo o Renzi? L’unica cosa ragionevolmente sicura, di queste elezioni europee del 2014, è che, in Italia, il partito guidato da Silvio Berlusconi non arriverà né primo, né secondo. Salirà sì sul podio, ma dovrà accontentarsi della medaglia di bronzo.

La cosa, in sé, è notevole. Infatti, per la prima volta da vent’anni a questa parte, e cioè dalla famosa (famigerata?) discesa in campo del 1994, Berlusconi non viene considerato da nessuno come un candidato alla vittoria finale. Peggio: di lui si dice non solo che arriverà terzo, ma che, con ogni probabilità, arriverà con un forte distacco rispetto alla coppia di testa. Quella costituita, appunto, dai protagonisti del duello odierno: Renzi e Grillo.

Il primo dei due, Matteo Renzi, è giunto a questo appuntamento elettorale nella doppia veste di Capo del Governo e di leader del Pd. Ora, da molti punti di vista, Renzi è un self made man. Inoltre è giovane e, soprattutto, si presenta come un innovatore per tutto ciò che riguarda la comunicazione politica. Ma va anche detto che, dopo le battaglie interne allo stesso Pd, che lo hanno visto prima perdere contro Bersani, e poi vincere contro tutti (Cuperlo, Civati, Letta), Renzi si trova oggi alla guida dell’unico partito politico strutturato che sia rimasto in questo Paese: il Partito democratico. Una forza politica che, bene o male, ha ereditato tradizioni culturali e insediamenti sociali e territoriali ben radicati nella storia dell’Italia contemporanea. Non è quindi singolare che lo stesso Renzi abbia corso questa, pur contrastata, gara elettorale nei panni del favorito.

I NUMERI DEL M5S DI GRILLO E CASALEGGIO

Ma Grillo? Come diavolo è potuto accadere che un “ex comico”, come viene definito da giornali cartacei ed elettronici, sia arrivato a questo appuntamento elettorale a capo di una lista, il MoVimento 5 Stelle, che alle elezioni del 24 e 25 febbraio 2013 ha preso il 25,09% dei consensi? Di più: a capo di una lista che, oltre ad essere arrivata indiscutibilmente prima nel 2013 in 10 regioni su 20, rappresenta, in un certo senso, la prima forza politica del Paese, visto che il competitor, Italia bene comune, era costituito, in tale occasione, non dal solo Pd, ma da un’alleanza del Pd con Sel e Psi.

UN VALIDO AIUTO PER CAPIRE IL MOVIMENTO 5 STELLE

Rispondere alla domanda qui sopra formulata non è cosa semplice. Infatti, il successo fin qui travolgente di Grillo e del suo movimento è sicuramente dovuto a una pluralità di fattori. Ma chi fosse interessato a cercare qualche risposta, almeno parziale, a un quesito che manterrà tutta la sua importanza anche a urne chiuse, troverà un valido aiuto in un libro appena uscito e intitolato Grillo nella Rete (Tullio Pironti Editore, pp. 198, euro 10,00).

IL LIBRO TEMPESTIVO DI DI MARIO E MARTINI

Per evitare equivoci, diciamo subito che si tratta di un libro tempestivo, ma non di un istant book. Non fosse altro, le 215 note bibliografiche, emerografiche e sitigrafiche attestano che, a monte di questo pur agile volume, c’è un non breve lavoro di ricerca. Lavoro che è stato condotto da Antonello Di Mario – capo Ufficio stampa della Uilm, il sindacato metalmeccanico della Uil, nonché docente alla Lumsa -, e da Anna Martini, neolaureata presso questa stessa Università.

I PRODROMI POLITICI DEL COMICO

La storia narrata dagli autori del libro comincia ricordando una volgare battuta del 1986, con cui Grillo equiparava il nome “socialisti” alla parola “ladri”. Battuta che procurò allo stesso Grillo la sua cacciata dalla Rai, l’antipatia di Craxi e la simpatia di De Mita. A questo episodio seguì una prolungata e fortunata stagione di spettacoli teatrali, in cui alla satira politica, tipica dell’avanspettacolo (osservazione mia), Grillo unì una sua originale propensione per la “denuncia sociale”, toccando temi fin lì poco frequentati sui palcoscenici, dall’ambientalismo alla critica del capitalismo all’italiana.

COME E DOVE E’ NATO IL GRILLO POLITICO

Ma la vera svolta, nella vita e nella carriera di Grillo, avviene nel 2004 quando a Livorno, al termine di uno spettacolo, il comico genovese incontra Gianroberto Casaleggio, un web manager che aveva appena fondato la sua società, la ormai celebre “Casaleggio Associati”. “Chiunque abbia, come Beppe, una grande credibilità e una grande capacità di comunicazione a priori prima della Rete – scriverà 9 anni dopo Casaleggio -, con la Rete può esplodere” (p. 24). Ed ecco che il 16 gennaio 2005 nasce beppegrillo.it, il blog gestito dalla società di Casaleggio. Per fare cosa? Per attuare il programma casaleggiano che lo stesso Grillo aveva anticipato a Peter Gomez e a Marco Travaglio, a fine 2004, per un loro libro significativamente intitolato Regime. “Nel prossimo spettacolo – diceva Grillo -, ho deciso di fare politica anch’io. Senza candidarmi. Senza dare nell’occhio. Di nascosto. L’ho fatto per tanti anni nei teatri. Ora voglio abbinare i teatri e la Rete, cioè Internet. Per fare politica senza intermediari, senza politici: quelli non servono più, sono obsoleti, superflui, cadaveri ambulanti. Non rappresentano più nessuno”. E aggiungeva: “Lancio un movimento politico che, tanto per cominciare, punta a smuovere un milione di persone. A tirar fuori il furore che c’è in loro. Lo chiameremo ‘A furor di popolo’” (pp. 24-25).

UTILE VADEMECUM PER CONOSCERE LA RETE DI GRILLO

Ma nel libro non c’è solo la storia di Grillo e del suo guru, Casaleggio, dal fatale incontro livornese alle elezioni del 2013. Di Mario e Martini descrivono e analizzano le tecniche del marketing politico digitale, teorizzate dal figlio di Casaleggio, Davide, nell’e-book Tu sei rete. La rivoluzione del business, del marketing e della politica attraverso le reti sociali. Tecniche una cui conoscenza almeno sommaria è necessaria per comprendere il funzionamento del blog di Grillo e, ancor più, la struttura del MoVimento 5 Stelle. Ancora: Di Mario e Martini ci danno qualche cenno sul dibattito in corso fra interpreti “ottimisti” e “pessimisti” del Web e, allo stesso tempo, ci aiutano a familiarizzare con un vocabolario di cui non si può più fare a meno, illustrando il significato di parole ed espressioni quali Meetup, organizer, troll, flame wars, Astroturfing, Peer-pressure.

L’ERA DELLA SFIDUCIA PROPELLENTE DEL GRILLISMO

E non è tutto. Perché una delle cose forse più importante del libro è il fatto che i deliri casaleggiani e grillini sul Web quale veicolo di un’improbabile democrazia diretta di specie digitale, non vengano rapportati solo a vicende nostrane – quali la crisi politica della cosiddetta Seconda Repubblica, o gli effetti devastanti della crisi economica globale su un tessuto sociale sempre più indebolito -, ma vengano anzi inseriti dagli Autori nel più ampio contesto di quella che Pierre Rosanvallon ha definito come “l’era della sfiducia”. Un’era in cui si è formato un fenomeno politico inedito, per definire il quale lo stesso Rosanvallon ha coniato il nome di “controdemocrazia”. Nome che ci induce a pensare che termini tradizionali quali populismo e qualunquismo, o più recenti quali antipolitica, non siano sufficienti a cogliere la complessità del fenomeno Grillo.

LA BUSSOLA POLITICA DEL TOM TOM

Un fenomeno difficile da combattere anche perché, come ha osservato Renzi negli ultimi giorni della campagna elettorale, lo stesso Grillo si presenta come il primo uomo politico ispirato dal Tom Tom. Nel senso che può essere a Roma con i neofascisti di Casa Pound, e poi, sempre a Roma, ma a piazza San Giovanni, esaltare il nome di un dirigente comunista sì, ma molto amato, come Enrico Berlinguer. O nel senso che a Napoli può simpatizzare con la curva che non canta l’inno nazionale e svillaneggia i cops, e altrove può esaltare carabinieri e poliziotti dicendo che “le Forze dell’Ordine stanno con noi”. Grillo, in sostanza, non ha problemi di coerenza. Anzi, l’incoerenza è la sua forza perché gli consente di acchiappare voti a destra e a sinistra, dicendo consapevolmente cose non solo diverse, ma opposte.

IL BERLUSCONISMO DI GRILLO

Il politico che assomiglia di più a Berlusconi, quindi, non è Renzi, come alcuni hanno detto, perché l’ex sindaco di Firenze cerca da sempre di emettere un messaggio coerente con la sua attività di amministratore locale, prima, e di capo del Governo, oggi. Nonostante che abbia cercato di prendere le distanze da lui facendolo oggetto delle  sue ingiurie –  chiamandolo una volta Psiconano  e un’altra Tinto Bass – il leader che assomiglia di più al signore di Arcore è invece proprio Beppe Grillo. Perché, come è avvenuto per vent’anni con Berlusconi, il suo solo scopo è prendere tanti voti. Dopodiché, anche se andasse al Governo, come è riuscito più volte allo stesso Berlusconi, governare – nel senso di risolvere i problemi del nostro Paese – non sarebbe affar suo.

@Fernando_Liuzzi

Vi spiego perché il leader che somiglia di più a Berlusconi non è Renzi ma Grillo

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