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C’è poco da commentare: un disastro. Una sberla annunciata, ma ancora più grossa del previsto. Forza Italia sconta un leader assoluto e stanco circondato per lo più da marionette senza voti né cervello, Nuovo Centrodestra subisce a causa di un leader che tale non è e non può reggere il confronto con i propri avversari, Fratelli d’Italia dopo aver sposato la linea di Gianni Alemanno tutta in chiave anti-euro si schianta sotto il muro del 4%, Scelta Europea dopo le scelte sconsiderate di assemblaggio in una lista pastrocchio non esiste più. Meglio: quando ciò che rappresentava la missione montiana finisce con Tabacci gli elettori se ne accorgono e puniscono.

Dopo l’uragano di una sconfitta politica senza precedenti è il momento che tutta l’area alternativa a Renzi faccia i conti con se stessa e le proprie inettitudini. Anche perché se sommassimo questo mondo diviso e rancoroso, includendo la Lega Nord, si arriverebbe comunque oltre 10 punti sotto il Pd.

La domanda che sorge dopo questa botta in testa dovrebbe essere spontanea: perché? Perché per anni si è avuto un metodo deleterio e delle scelte strategiche sconsiderate. Il moderatismo contenuto nell’allora Pdl si è frantumato come uno specchio caduto a terra: monopolizzazione berlusconiana, azzeramento del dissenso, rinuncia a costruire un vero partito, nessuna contendibilità della leadership.

Un peccato originario pagato molto caro oggi dove non solo non esiste un successore con un carisma anche solo paragonabile a Silvio Berlusconi, non solo si è avuta una frammentazione gruppettara con linee politiche diverse, ma vi è stata una enorme emorragia di voti. Lo stesso vale per il più breve e modesto esperimento di Scelta Civica: costruzione della lista solo dall’alto, nessuna organizzazione politica interna, assenza di leadership e linea politica chiara.

Sappiamo ciò che è mancato: associazioni ed “effervescenti” capaci di costruire una cultura politica liberale e popolare, partito organizzato dal basso capace di stimolare partecipazione e competizione, primarie per la scelta del leader, una linea politica che andasse oltre i discorsi breve termine su Imu, dentiere, cagnolini di Berlusconi, gli 80 euro subiti da Alfano, l’antieuropeismo provincialotto della Meloni e l’invocazione elitaria e utopica degli Stati Uniti d’Europa di Scelta Europea.

Queste elezioni europee segnano l’apice di anni di mediocrità politica in tutto ciò che si poneva come alternativo al centrosinistra e alla protesta. E dunque è arrivato il momento che gli elettori di quei partiti dicano basta provando a recuperare chi oggi guarda a Matteo Renzi come unica speranza.

Se esiste, e lo crediamo, una comunità di persone nel centro-destra prima dei partiti è  giunto il momento che queste chiedano un “regolamento dei conti” con la propria classe digerente, pardon dirigente. Si chieda una costituente per un movimento liberale, popolare, riformatore che sia capace di recuperare la partecipazione libera, che ponga tutti sullo stesso piano di partenza, che stenda un programma e un manifesto nuovo, che faccia pulizia degli ectoplasmi, delle sanguisughe, degli improvvisatori che da troppo tempo popolano questo spicchio d’area politica e che attivi dei meccanismi competitivi per la selezione della propria classe dirigente. Una comunità che sappia ricostruire, in ottica bipolare, un’alternativa al Partito Democratico di Renzi.

Il rischio non è quello di anni di opposizione che si prospettano in ogni caso, ma quello della scomparsa di un’alternativa ai democratici. Arriva un momento in cui chi ha gestito per anni dei gruppi politici è chiamato ad assumersi la responsabilità della propria sconfitta, delle proprie colpe e a trovare il modo migliore per farsi da parte.

Per evitare il K.O. definitivo non esiste che una scelta: azzerare tutto. E poi ricostruire, con persone diverse e idee nuove.

Come ricostruire il Centrodestra

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