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Ritorno al passato in Vaticano. Dopo un anno e mezzo di lontananza dai riflettori, torna sulla scena monsignor Charles Scicluna, per anni storico promotore di Giustizia alla Congregazione per la Dottrina della fede. Il prelato maltese è stato infatti nominato dalla Congregazione per i Vescovi capo dell’inchiesta chiamata a far luce sui “comportamenti inappropriati” del cardinale scozzese Keith O’Brien, accusato di abusi sessuali nei confronti di tre preti e di un ormai ex sacerdote che frequentavano il seminario di cui il porporato all’epoca era rettore. I fatti contestati risalgono a trent’anni fa.

LO SCANDALO DEL CARDINALE O’BRIEN

Lo scandalo era scoppiato poco più di un anno fa, nel bel mezzo del trambusto seguito alla storica rinuncia al Soglio petrino di Benedetto XVI. I quattro ex seminaristi avevano accusato O’Brien di averli molestati sessualmente durante le preghiere serali o comunque in altri momenti in cui si trovavano soli con l’allora rettore. Un ragazzo decise di abbandonare il seminario e chiedere consulenza psicologica. Inizialmente, il cardinale arcivescovo di St.Andrews aveva negato tutto, affidandosi a un legale per la tutela della sua reputazione. Intanto, però, l’affaire aveva già raggiunto il nunzio a Londra, mons. Mennini, che aveva provveduto immediatamente a informare la Santa Sede.

COSTRETTO ALLE DIMISSIONI

Nonostante i timori degli accusatori, dopo una rapida inchiesta il Vaticano adottò le prime decisioni: O’Brien fu sollecitato – in pratica costretto – a inviare la lettera di rinuncia alla guida della diocesi “per raggiunti limiti d’età”, benché al compimento dei canonici 75 anni mancasse quasi un mese. Una volta giunta la lettera a Roma, Benedetto XVI accettò immediatamente le dimissioni. Ma non fu l’unica decisione drammatica. Pur continuando a professarsi innocente e infangato da accuse inesistenti, il porporato – dopo un attimo di esitazione – annunciò che non avrebbe preso parte al Conclave. Il motivo? “Per non distrarre, attirando l’attenzione su di me”, commentò allora.

“LA MIA CONDOTTA SESSUALE AL DI SOTTO DEGLI STANDARD A ME RICHIESTI”

Ma il caso non era chiuso con il pensionamento e la rinuncia al Conclave. L’inchiesta della Santa Sede e della chiesa locale proseguiva, fino all’ammissione delle responsabilità da parte del cardinale: “In un primo momento, la natura non specifica e anonima delle accuse mi ha indotto a contestarle. Ora voglio cogliere questa opportunità per ammettere che ci sono stati dei momenti in cui la mia condotta sessuale è stata sotto gli standard a me richiesti in quanto prete, vescovo e cardinale. Chiedo scusa e domando il perdono a coloro che ho offeso, e chiedo scusa anche alla chiesa cattolica e al popolo di Scozia”.

FRANCESCO LO ALLONTANA DALLA SCOZIA

Una volta eletto Francesco, poi, l’iter sarebbe stato ancor di più velocizzato. Già dallo scorso maggio, d’intesa con il Papa – come recitava il comunicato ufficiale della Santa Sede –, il cardinale lasciava la Scozia “per alcuni mesi di rinnovamento spirituale, preghiera e penitenza”. Sostanzialmente, un esilio dal quale verosimilmente non sarebbe più tornato in Scozia.

I DIECI ANNI DI SCICLUNA AL SANT’UFFIZIO

E ora, a far luce su ogni particolare, arriva monsignor Scicluna. E’ stato lui, per dieci anni, a lavorare al fianco di Joseph Ratzinger prima e Benedetto XVI poi nella lotta senza esclusione di colpi alla piaga della pedofilia nella chiesa. Quando nel 2001 Giovanni Paolo II avocò alla Santa Sede ex Motu Proprio tutti i casi per gli abusi di chierici su minori, Scicluna fu scelto come promotore di giustizia alla Congregazione per la Dottrina della fede. Un incarico che avrebbe mantenuto fino al 2012. E’ grazie alla sua opera scrupolosa che si riuscì a fare luce sugli abusi del fondatore dei Legionari di Cristo, Marcial Maciel, e su decine di altri casi sui quali per decenni era calato il silenzio.

INTERPRETE DELLA TOLLERANZA ZERO

Interprete della linea più dura, quella della tolleranza zero, aveva fatto discutere la sua decisione di promuovere leggi cosiddette emergenziali per combattere il fenomeno. Un comportamento, questo, che aveva creato anche qualche mal di pancia tra le mura vaticane. Dalla sua parte, però, c’era Ratzinger, che con lui condivideva la richiesta alle conferenze episcopali locali di applicare (dopo averle stilate) le linee guida contro gli abusi. Un principio caro anche al cardinale arcivescovo di Boston, Sean O’Malley, ora nel team anti-abusi creato ex novo da Papa Francesco.

IL TRASFERIMENTO A SORPRESA A MALTA 

Un lavoro, quello di Scicluna, interrotto nell’ottobre di due anni fa. Con una decisione a sorpresa, Benedetto XVI lo nominava vescovo ausiliare de La Valletta, senza neppure il diritto alla successione. Decisione sorpendente non tanto per la promozione del presule, quanto per la destinazione: non si pensava che Scicluna sarebbe uscito dalla curia. Qualcuno disse che Ratzinger l’aveva “parcheggiato” sull’isola per proteggerlo da chi – nei Sacri palazzi – non aspettava altro che il suo scalpo. E fu proprio Scicluna, in più di un’intervista successiva al suo trasferimento – a difendere la decisione del Papa oggi emerito. Ora, lentamente, il ritorno sulla scena. Ancora da vescovo ausiliare a Malta, ma con un richiamo al passato di detective.

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