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Forse Giulio Tremonti, all’epoca ministro dell’Economia del governo Berlusconi, non condivide punto per punto le ombre gettate dall’ex ministro del Tesoro americano Timothy Geithner sulla convulsa caduta di quell’esecutivo. Ma di certo il suo pensiero non si discosta molto da quello del suo omologo statunitense.

Nel suo libro di memorie dal titolo “Stress Test“, Geithner scrive che, nell’autunno del 2011, alcuni funzionari europei lo avvicinarono proponendo un piano per far cadere il leader di Forza Italia, ma egli rifiutò.

IL RUOLO DELL’EUROPA

Nelle sue dichiarazioni pubbliche, invece, il professore non parla mai del ruolo americano nella vicenda, mentre non lesina critiche a chi gestì forse il punto più acuto della crisi dei debiti sovrani a Bruxelles e Francoforte.

In un’intervista a Dino Pesole sul Sole 24 Ore, Tremonti sostiene che “il vero tornante della storia per l’Europa è stata la crisi dell’euro e per l’Italia è stata…” a “Roma” il “5 agosto, quando viene recapitata la lettera della Bce“.

Francoforte, suggerisce tra le righe Tremonti, era guidata dai timori di tedeschi e francesi, preoccupati per la loro esposizione con i subprime americani prima e con i titoli pubblici delle traballanti economie del Sud Europa (Grecia in testa). Per questo hanno premuto per la trasformazione del fondo salva stati in fondo salva banche. “A questo punto – dice l’ex titolare di via XX Settembre – non aveva più senso per l’Italia contribuire al fondo in base al Pil, ma in base all’effettiva esposizione al rischio finanziario che non era sopra il 5%. Su questo avviene la rottura, questa è la causa della lettera della Bce“.

UNA CRISI COSTRUITA?

L’ex titolare del dicastero dell’Economia, in fondo, non ha mai nascosto il proprio pensiero, già esplicitato pochi giorni prima del “ciclone Geithner” in una lunga intervista a Italia Oggi.

Si dice che la fiducia è tornata ai livelli del 2010. E chi c’era nel 2010? (riferendosi al governo Berlusconi in cui rivestiva il ruolo di ministro dell’Economia, ndr). In questi giorni si dice che lo spread è a 160, tra l’altro beneficiando della novità costituita da un’enorme massa di liquidità mondiale, si dovrebbe tuttavia ricordare che è stato mediamente a 130 per tutti i primi tre anni della crisi. La crisi italiana… è stata creata ad hoc, imponendo l’anticipo del pareggio di bilancio dal 2014 al 2013, mentre oggi tutti dicono che è saggio fare l’opposto“.

IL “PIZZINO” DI TRICHET

Ma le recriminazioni di Tremonti – come testimonia un articolo di Marcello Bussi, sul quotidiano Mf/Milano Finanza diretto da Pierluigi Magnaschi – risalgono a periodi ancora precedenti. Intervenendo lo scorso 20 febbraio in un dibattito organizzato a Roma dal gruppo Prelios, l’ex ministro dell’Economia “denunciò che la lettera inviata il 5 agosto 2011 al governo italiano dall’allora presidente della Bce, Jean-Claude Trichet (che chiedeva proprio l’anticipo del pareggio di bilancio al 2013, un’eventualità considerata oggi per Tremonti “demenziale” per tutti), e controfirmata dal suo successore designato, Mario Draghi, era un vero e proprio “pizzino”, parte delle “gravi pressioni” esercitate sull’Italia culminate poi al G20 di Cannes del novembre dello stesso anno, quando il presidente francese Nicolas Sarkozy, la direttrice generale del Fmi, Christine Lagarde, e l’immancabile cancelliera tedesca, Angela Merkel, cercarono di commissariare l’Italia“.

LA CONFERMA DI ZAPATERO

La ricostruzione più corretta di quegli eventi (almeno fino al libro di Geithner), si trova per Tremonti in un tomo di José Luis Rodriguez Zapatero. “In El Dilema, dove l’allora premier spagnolo ha ricordato che l’11 novembre 2011 la Merkel a Cannes «mi chiese se fossi disponibile a chiedere una linea di credito preventiva di 50 miliardi al Fmi, mentre altri 85 miliardi sarebbero andati all’Italia». Zapatero disse di no alla Merkel e nel libro ha riportato la risposta di Tremonti: «Posso pensare a modi migliori per commettere suicidio»“.

IL LIBRO DI TREMONTI

Un suicidio politico che per l’ex ministro dell’Economia doveva essere innanzi tutto il suo. “Vale ciò che ha detto Tremonti nel suo libro “Uscita di sicurezza”: era lui l’obiettivo… perché continuava a produrre documenti contrari alla politica deflettiva tedesca“, ha commentato su Formiche.net il professor Giulio Sapelli. Un conflitto che però travalica i confini dell’Italia e arriva a Washington, motivando, per lo storico ed economista, le pagine scritte da Geithner: “In quel frangente iniziò… una profondissima divisione tra Usa e Germania. Anche gli Stati Uniti erano contrari alla politica della Bce dove pur avevano messo un loro uomo… Mario Draghi“. Una crisi, dunque, giocata sulla pelle dell’Italia, ma che potrebbe non essere altro che l’ennesimo capitolo di una lotta sempre più serrata tra la cancelliera Angela Merkel, “plenipotenziaria” del Vecchio Continente, e gli Stati Uniti di Barack  Obama.

Il Tremonti-pensiero sul libro di Geithner e sui siluri di Merkel e Sarkozy

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