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Una vera e propria manna, una sorta di “mini legge finanziaria per il Campidoglio”. Questa è Acea, l’ex municipalizzata della Capitale che è una delle principali multiutility italiane, ricorda il deputato del Pd Umberto Marroni, uno dei più influenti democrat a Roma.

Quotata in Borsa nel 1999, Acea è attiva nella gestione e nello sviluppo di reti e servizi nei business dell’acqua, dell’energia e dell’ambiente, con oltre 7.000 dipendenti, ed è stata al centro di una vera e propria campagna da parte del sindaco di Roma Ignazio Marino, che sin dai primi giorni dopo l’elezione (ma anche prima), ha annunciato trasformazioni.

Acea è l’unica municipalizzata a produrre utili: significa che il lavoro svolto fino ad oggi è stato positivo?
E’ sempre stata una società che ha assicurato dividendi al Comune di Roma, oggi abbiamo avuto un ulteriore miglioramento dato dalla battaglia sulla vendita o meno del 51%.

Come può Acea essere ancora più volano dell’economia cittadina?
Il piano industriale annunciato è positivo in particolare dal punto di vista della manutenzione della rete, sia idrica che elettrica, e dell’innovazione. É chiaro che un’azienda che prevede di investire due miliardi di euro rappresenta, concretamente, un grandissimo volano per l’economia. Di fatto una sorta di mini legge finanziaria per il Campidoglio, nel senso che noi abbiamo sostanzialmente una possibilità di sviluppare forza lavoro, senza dimenticare il miglioramento del servizio offerto.

In che modo?
Significa disporre di una rete più efficiente e, tramite l’innovazione, di un servizio migliore. Mi sembra che il piano industriale fortunatamente vada proprio in questo senso.

Aprire, così come ha fatto il sindaco Marino, una questione su cda e nomine è stato un errore?
Il sindaco ha inteso discutere l’assetto del 51% di Acea, ma io non l’avrei fatto in questo modo. Secondo me oggi l’azienda ha sicuramente bisogno di una certa stabilità, in seguito è possibile ovviamente avanzare proposte e modifiche ma senza aprire una questione che, almeno come è apparsa all’esterno, rischia di tramutarsi in una logica di scontro. Credo, invece, che tutto vada fatto in una logica di grande condivisione, dal momento che Acea è una questione estremamente delicata. Sul punto criticammo aspramente già il sindaco Gianni Alemanno.

Quale strategia seguire dunque?
Al di là dei possibili cambi che Marino potrà fare all’interno del board, insisto nel sostenere che la stabilità di Acea ha portato buoni frutti. Pensiamo solo alle turbolenze dello scorso anno, con la discussione sulla vendita: ad oggi il titolo risulta apprezzato in modo significativo.

Come intrecciare la gestione pubblica dell’azienda con l’intenzione di fare più utili?
Il piano industriale credo dovrà essere discusso nell’assemblea capitolina, come tra l’altro prevede lo statuto che approvammo poco più di dodici mesi fa. Il dato di fondo è che Acea può diventare, non solo il primo player dell’acqua in Italia, ma un grande volano per l’intero comparto dei rifiuti e della differenziata, un tema oggi a Roma molto delicato per mille ragioni. Il business dei rifiuti può in parte essere colto dall’azienda, in modo da sfruttare un’occasione di sviluppo ad appannaggio della città.

Quindi l’innovazione diventa strategica…
Non nascondo che fino ad oggi ci sono state criticità, ma noi dobbiamo assolutamente innovare grazie a tecnologie che sono già a disposizione, al fine di veicolare ai cittadini una rinnovata offerta di servizi, e quindi anche lo sviluppo di un mercato in evoluzione. Segnali positivi nel piano industriale non mancano, come l’idea da noi caldeggiata di nuove tecnologie per il risparmio energetico, si vedano i led. In questo modo si darebbe anche un impulso all’indotto e non solo al pubblico che mette in campo indirizzi e politiche.

Pro e contro di una privatizzazione di Acea.
Resto fermamente contrario a che il Campidoglio scenda al di sotto del 51% di Acea, se lo avessimo ceduto oggi la cedola per il Comune sarebbe sensibilmente più bassa. Tra l’altro essendo il Comune azionista di maggioranza, beneficia anche di una rivalutazione dell’intero patrimonio immobiliare per cifre importanti. Sarebbe quindi un errore puramente economico quella mossa. Aggiungo che Acea gestisce servizi per i cittadini: dico chiaramente che nessun soggetto privato oggi sarebbe in grado di garantire investimenti, a medio-lungo periodo, sulle reti senza le spalle coperte dalla mano pubblica. Tra qualche tempo si presenterà un altro problema: realizzare a Roma il secondo acquedotto per portare l’acqua in città. Serviranno investimenti che solo una grande società, anche in parte pubblica, è in grado di sopportare. Ragion per cui la sinergia pubblico-privato è positiva, ma con dei paletti.

twitter@FDepalo

Che cosa non condivido della battaglia di Marino sull'Acea. Parla Marroni (Pd)

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