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Nel sesto giorno di ricerche del volo della Malaysia Airlines diretto da Kuala Lumpur a Pechino e scomparso sabato, quanto accaduto resta ancora un mistero.

LE PAROLE DEL MINISTRO
Oggi il ministro dei trasporti malaysiano ha smentito le ultime indiscrezioni del Wall Street Journal secondo cui i motori del Boeing 777  sarebbero stati rilevati quattro ore dopo che il mezzo era uscito dai radar del traffico aereo.
Notizie inaccurate”, ha detto in conferenza stampa il ministro Hishammuddin Hussein. L’ultima trasmissione, spiega, è avvenuta alle 01:07, ossia 26 minuti dopo il decollo. Tutto era segnalato come normale, ha aggiunto nel sottolineare che sia gli inviati della Boeing sia quelli della Rolls-Royce stanno collaborando alle indagini.

L’IPOTESI SMENTITA
Il governo di Kuala Lumpur ha inoltre smentito l’ipotesi che i cinesi possano aver identificato parte di resti del velivolo. Un’immagine satellitare pubblicata sul sito di un’agenzia oceanografica cinese, sarebbe stata diffusa per sbaglio e non mostrerebbe, come invece si sostiene, detriti dell’aereo scomparso con a bordo 227 passeggeri, in gran parte cinesi, e 12 componenti dell’equipaggio. Lo stesso Vietnam, che ha inviato sul posto  cinque navi e tre aerei, ha confermato di non aver trovato nulla. L’immagine risale però a domenica e ciò che era raffigurato potrebbe essersi inabissato o essere stato portato via dalla corrente.

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Faremo di tutto per trovare il volo MH370”, ha detto il ministro ricordando le 43 navi e i 40 aerei usati per le ricerche che spaziano dallo stretto di Malacca al mar Cinese meridionale per una superficie di 27mila chilometri quadrati. Tuttavia, quando è trascorsa quasi una settimana dalla scomparsa, proprio Hanoi ha annunciato l’intenzione di ridurre gli sforzi.
A Pechino inizia invece a serpeggiare irritazione per la gestione malaysiana della vicenda, in particolare del flusso di informazioni. Al momento si è ancora nel campo delle ipotesi. In Rete non mancano le ricostruzioni complottiste, come quella pubblicata sulla piattaforma di messaggeria WeChat secondo cui l’aereo sarebbe stato abbattuto dopo aver cambiato rotta senza dare comunicazione e ora Kuala Lumpur starebbe cercando di insabbiare il tutto.

LE CRITICHE DI PECHINO
A livello ufficiale Pechino ha esortato la Malaysia a fornire informazioni “dettagliate e autorevoli” perché, secondo la definizione del portavoce del ministero degli Esteri, Qin Gang fino a oggi sono state “caotiche”.
Le ricerche e i soccorsi che coinvolgono al momento 12 Paesi sono un esempio, anche se temporaneo, della volontà di collaborare in momenti in cui è richiesta la cooperazione umanitaria, sebbene ciò avvenga in una regione attraversata da tensioni e dispute territoriali. L’ultima volta era successo a ottobre, quando i soccorsi internazionali accorsero nelle Filippine, investite dal tifone Haiyan.

TENSIONI IN AUMENTO
Tuttavia, sottolinea Reuters, lo sfoggio di forza di Pechino, motivata dalla volontà di ritrovare 150 suoi connazionali, con il dispiegamento di quattro navi militari, altrettante della guardia costiera, otto aerei e 10 satelliti, rischia di intimorire i Paesi della regione per le rivendicazioni territoriali all’interno delle nove linee, ossia i tratti sulle mappe con cui la Cina include ampie porzioni del mar Cinese orientale e meridionale nelle proprie acque.
Proprio in questi giorni la guardia costiera cinese ha bloccato i rifornimenti ad alcune truppe attorno a uno degli isolotti contesi delle Spratly.

Malaysia Airlines, ecco perché Pechino striglia Kuala Lumpur

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