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Siamo ormai in clima di elezioni europee, il 25 maggio prossimo si dovranno eleggere i nuovi deputati al PE di Strasburgo. Non può  non venire alla mente l’opera dei grandi statisti cattolici, che tanto si adoperarono per far decollare il progetto dell’Europa Unita. Il loro storico impegno non può essere considerato residuale, marciarono uniti con tenacia e determinazione verso la realizzazione del sogno  europeo. Adenauer, De Gasperi, Schuman, dopo il secondo conflitto mondiale e la tragica  notte dei totalitarismi, animati dalla comune speranza del “mai più la guerra”, guardarono all’Europa ,libera e democratica, come meta da conquistare. C’era nei tre statisti della Germania, dell’Italia e della Francia, la ferma volontà di costruire e rafforzare un comune sentimento di solidarietà nel Vecchio Continente, affinché gli Stati evitassero ulteriori mortificazioni al rispetto dell’uomo e alla sua dignità di persona, ma anche la speranza di annullare differenze e squilibri tra gli Stati e tra regioni all’interno degli stessi Stati. La diversa condizione socio-economica delle regioni, alcune dotate e altre più svantaggiate, secondo i disegni dei tre statisti europei, poteva trarre giusti benefici sul piano economico e ridurre il gap con le regioni più fortunate, attraverso attività commerciali, turistiche, scambi tra i vari paesi della Comunità europea.
Il 6 maggio 1950 De Gasperi ebbe dal francese Schuman l’invito a sedersi allo stesso tavolo per firmare l’accordo che istituiva la CECA(Comunità europea carbone e acciaio). L’anno dopo lo statista trentino si impegnò con tutte le sue forze perché la proposta del francese Pleven di creare la Comunità Europea di Difesa(CED), esercito europeo, andasse a buon fine. De Gasperi guardava lontano e vedeva nella giusta direzione. Un esercito costituito dalle gendarmerie dei paesi della Comunità Europea, con l’avallo della NATO, era una scelta utile e giusta per contrastare eventuali aggressioni, valutata soprattutto la enorme forza militare dell’Unione Sovietica. Lo statista democristiano fino all’ultimo istante della sua vita sperò, invano, che il progetto si realizzasse. Questi brevi ricordi di natura storica bastano per comprendere quale sentimento spingesse gli statisti cattolici ad impegnarsi tanto per la realizzazione del primo embrione di Europa unita. A fondamento del grande e ambizioso disegno vi era quel sentimento di solidarietà fraterna che solo i cattolici potevano mettere in campo. Lo stesso De Gasperi, in occasione della nascita del MEC, Mercato Europeo Comune, spiegò con chiarezza la portata di questa scelta:
“Certo, per l’unità europea lo slargamento del mercato comune è un argomento che offre la sua importanza, ma la libera concorrenza che ne sarebbe la conseguenza presenta anch’essa degli aspetti negativi che possono essere ridotti soltanto dalla forza di un sentimento o di una idea capace di stimolare la coscienza e la volontà. Questo sentimento, quest’idea, appartengono al patrimonio culturale e spirituale della civiltà comune. Se con Toynbee io affermo che all’origine di questa civiltà europea si trova il cristianesimo, non intendo con ciò introdurre alcun criterio confessionale esclusivo nell’apprezzamento della nostra storia. Soltanto voglio parlare del retaggio europeo comune, di quella morale unitaria che salda la figura e la responsabilità della persona umana col suo fermento di fraternità evangelica, col suo culto ereditato dagli antichi, col suo culto della bellezza affinatosi attraverso i secoli, con la sua volontà di verità e di giustizia acuita da un’esperienza millenaria”.
A quasi settant’anni da quei giorni è auspicabile che le forze politiche di scaturigine cattolica e “popolare”, in occasione delle libere elezioni europee del 25 maggio prossimo, riscoprano la lezione dei padri fondatori, dando nuovo respiro e slancio all’Unione Europea, recuperando quel sentimento di solidarietà da troppi anni smarrito, per cui l’UE è diventata un ammasso indistinto di interessi, di particolarismi, di burocrazie. La campagna elettorale che si inaugurerà tra qualche settimana ponga al centro del dibattito, con un manifesto elettorale del PPE, le parole pronunciate da De Gasperi, e richiamate poco prima, per spiegare che l’Europa Unita non deve essere un problema per i popoli del Vecchio Continente, ma un’opportunità da cogliere nel suo significato originario.

Elezioni europee: la lezione di Adenauer, De Gasperi, Schuman

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