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Ieri, 6 marzo 2014, il Consiglio d’Europa ha redatto un comunicato ufficiale di tutti i capi di Stato e di Governo sul caso dell’Ucraina che è, sotto molti punti di vista, molto deludente e preoccupante.

L’Unione Europea si schiera apertamente dalla parte dell’Ucraina (we applaud the courage and resilience shown by the Ukrainian people these last months and weeks), condannando l’intervento russo – su cui siamo tutti d’accordo, ma delegittimando la richiesta di autoderterminazione di un popolo, quello della Repubblica Autonoma di Crimea, che ha indetto un referendum da tempo per decidere se restare o meno sotto l’autorità di Kiev, tacciandolo di “incostituzionalità” e “illegalità” – “…is contrary to the Ukrainian Constitution and therefore illegal“.

L’attacco che viene fatto alla Russia è una presa di posizione chiara: uno scontro frontale con una potenza come quella di Putin, questo non è diplomatico né auspicabile. Gli interessi politici ed economici dell’UE nell’est Europa sono di vario tipo e credo, lo dico francamente, che questa decisione sia controproducente, anche per noi europei.

Un altro passaggio del comunicato mi lascia perplesso: “the solution of the crisis should be found through negotiations between the Governements of Ukraine and the Russian Federation, including through potential multilateral mechanisms“. In sostanza, dopo aver preso una posizione chiara e netta a favore dell’Ucraina e condannando la Russia, la UE “se ne lava le mani” e dice che le soluzioni devono essere trovate tra i soli due contendenti, ma la posizione precedente ha viziato già l’idea di obiettività che la UE avrebbe dovuto mantenere fin dal principio.

L’UE non doveva entrare nel merito della “giustezza” o meno della rivolta, non doveva prendere una posizione di parte per poi dire: la soluzione trovatevela da voi. Credo che questo sia stato un gravissimo errore diplomatico e politico, e le conseguenze le patiremo tutti perchè Putin non è uno scolaretto e la Russia è una potenza mondiale, specialmente dal punto di vista militare. L’ideologia è ancora forte, come il nazionalismo. La contrapposizione tra occidente e oriente è così di nuovo ristabilita, rafforzata e alimentata dal pregiudizio (sembra concretamente comprovato) che l’occidente voglia danneggiare il popolo russo e/o russofono.

Lo scontro sarà a partire da oggi più duro, e la propaganda di Putin alimenterà ora un vento di nazionalismo così forte che anche in altre parti dell’Ucraina i russofoni, si sentiranno minacciati e non accetteranno più l’autorità di Kiev.

La delusione che provo è grande, perché nel progetto europeo abbiamo versato tutti speranze e aspettative e questo è passo falso nel processo di integrazione e di affermazione di una Unione Europea che voglia davvero la pace.

Con il PD Germania mi sono fatto promotore di un documento indirizzato al ministro degli esteri Federica Mogherini e al Presidente Martin Schulz per chiedere che l’Unione Europea si faccia garante dello svolgimento trasparente e sicuro del referendum in Crimea e che partecipi attivamente, come osservatore, alle elezioni del 25 maggio. Non è sufficiente, come è scritto nel documento dei Capi di Stato e di Governo, “incoraggiare” a garantire la trasparenza e la correttezza delle elezioni, la UE doveva esigere questo e doveva chiedere di essere presente con i suoi rappresentanti.

Le domande che mi sto ponendo in queste ore sono tante. Mi chiedo 1) in che modo l’UE intende “vietare” la realizzazione di un referendum in Crimea, zona militarmente controllata ormai da Putin (che, diciamolo, è legittimato da un accordo con l’Ucraina ad avere basi militari in quell’area)? 2) Oppure, come reagiranno USA ed UE quando questo referendum sarà fatto? 3) Cosa pensano farà Putin ora, dopo questo comunicato con cui riceve un pugno e una carezza? 4) Pensano serimente che la Russia si lasci intimorire dalla sospensione dei visti o dal rifiuto di andare a Sochi al G8? Infine, 5) hanno valutato gli effetti economici e sociali che subiremo, noi, in Europa, da qui ai prossimi anni, con le forniture di energia?

La diplomazia era la sola strada percorribile, con un tavolo di discussione che includesse UE, Russia e Ucraina, per poter arrivare assieme ad una soluzione pacifica e concordata di questa crisi che ha, di fatto, già destabilizzato l’Europa dell’est e porterà enormi e gravi conseguenze sull’Europa occidentale. I primi a farne le spese saranno la Germania e l’Italia, che dalle forniture energetiche soffrono una diretta dipendenza dall’Est.

Spero che i termini di collaborazione e di intervento “pacifico” e “diplomatico” da parte dell’UE non siano scaduti. Oggi, la sifda essenziale, è dimostrare che l’Unione Europea è capace di un’azione politica estera comune, ferma e convincente, ma che rifiuti lo scontro ideologico e che non prenda posizioni in merito alle scelte di un popolo sul proprio diritto di determinarsi. Questo a prescindere dal fatto che uno sia o meno russofono.

Devo anche dire che fare analisi di questo tipo è semplice, perché non siamo coinvolti e non abbiamo il peso delle responsabilità che ci schiaccia, però ho la sensazione che il comunicato sia uno scontro e non un tentativo di incontrarsi, fermo restando che condanno l’uso della forza militare da parte della Russia e ogni forma di intimidazione o violenza verso l’Ucraina.

Stiamo a guardare, con il fiato sospeso.

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