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La situazione in Ucraina è estremamente pericolosa. Questo non solo per le ovvie questioni di approvvigionamento energetico, ma per le conseguenze geopolitiche che una durata prolungata dell’instabilità può portare, anche sul fronte Sud del vicinato europeo. La crisi in Ucraina non è solo la Crimea, il territorio relativamente più facile da ‘stabilizzare’, ma è l’Ucraina stessa che è dilaniata da fazioni estremiste che promettono una vera guerra civile interna, e le sue conseguenze influenzano negativamente complessi accordi che riguardano l’Iran, la Siria, la Turchia, e l’Algeria. È evidente che la questione ucraina è principalmente un problema storico e contemporaneo europeo con effetti macro regionali, e forse mondiali.

Sin dalla sua indipendenza nel 1991, l’Ucraina è stata attraversata da caos politico e sociale, ma le vecchie strutture di governo, governance e sicurezza ereditate dall’Urss l’hanno fatta arrivare fino ai giorni nostri. L’Ue, e particolarmente la Germania, il Regno Unito e l’Olanda, hanno svolto nei passati 23 anni un ruolo fondamentale per stabilizzare il nuovo stato ucraino. Hanno tutti malamente fallito. Ma hanno lasciato una situazione ingestibile per la quale gli Usa e la Russia, con approcci diversi ma entrambi sbagliati, l’uno arrogantemente predatorio e l’altro anacronisticamente nazionalista, stanno nonostante tutto mantenendo aperto il canale del dialogo diplomatico. L’Ue ha dovuto imporre delle sanzioni farsa, ma rischia di compiere ulteriori passi falsi e nocivi nel prossimo Consiglio europeo del 20-21 marzo. Ciò deve essere assolutamente scongiurato.

Tentiamo di costruire un percorso pacificatore partendo da alcuni fatti che non sono stati disconosciuti dagli stati che li avevano promossi:

a) Budapest Memorandum on Security Assurances firmato nel 1994;
b) Accordo tra lo stato ucraino e i manifestanti del 21 febbraio 2014;
c) Discorso del presidente Putin alla Duma del 18 marzo 2014.

Su queste basi l’Italia può prendere l’iniziativa e imporre a livello europeo una strategia che finora non è mai esistita. Seguire la tattica americana non solo è controproducente ma va contro i nostri interessi nazionali ed europei.

Ecco alcuni punti di partenza per una strategia politica europea di iniziativa italiana:

a) Cogliendo l’occasione della visita di Obama a Bruxelles e a Roma il 26-27 marzo, l’Italia può convocare un tavolo negoziale invitando Putin e il primo ministro ad interim dell’Ucraina;

b) Obiettivo dell’incontro negoziale è di chiedere a tutte le parti una moratoria su tutti gli atti politici e strategici che minacciano la pace interna dell’Ucraina e la sua integrità;

c) Con l’assistenza tecnica di Ue, Osce e Fmi, si stabilisce una road map per la stabilizzazione, la demilitarizzazione e l’integrità dell’Ucraina;

d) L’Italia si fa promotrice di una risoluzione ad hoc da presentare con urgenza al Consiglio di Sicurezza dell’Onu;

e) Nel quadro dell’Osce si deve immediatamente dislocare in Ucraina una consistente forza di osservatori militari per tutelare il rispetto della pace interna, il disarmo di tutti i movimenti ucraini e il ritiro di tutte le forze armate straniere;

f) Nel quadro dell’Ue si deve immediatamente dislocare una forza civile di stabilizzazione democratica e mediazione dei conflitti, oltre ad una missione di assistenza tecnica per il ripristino della legalità e per avviare le riforme costituzionali ispirate alla costruzione di una nuova e indivisibile federazione ucraina, con ampie autonomie regionali, culturali e linguistiche.

Dopo il fallimento Ue, una strategia italiana per l’Ucraina

La situazione in Ucraina è estremamente pericolosa. Questo non solo per le ovvie questioni di approvvigionamento energetico, ma per le conseguenze geopolitiche che una durata prolungata dell’instabilità può portare, anche sul fronte Sud del vicinato europeo. La crisi in Ucraina non è solo la Crimea, il territorio relativamente più facile da ‘stabilizzare’, ma è l’Ucraina stessa che è dilaniata da…

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