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Se è vero, come sembra, che a via XX Settembre stanno seriamente pensando a cedere il 10% di Eni e di Enel per fare cassa e ridurre il debito pubblico, si tratterebbe di una toppa peggiore del buco: un rimedio inutile rispetto alla dimensione del problema, perché i proventi sarebbero davvero ben poca cosa, ma soprattutto dannoso perché così facendo si perderebbe il controllo di due asset industriali, e quindi la quota residua varrebbe proporzionalmente molto di meno. Non solo, ma si pregiudicherebbe il conferimento di queste quote di controllo, insieme alle altre partecipazioni mobiliari ed immobiliari, in un unico Fondo patrimoniale di cui abbiamo più volte auspicato la costituzione al fine di swappare debito con titoli di proprietà indivisa.

TUTTI GLI ERRORI DI PREVISIONE DEL MEF

Al Ministero dell’economia stanno finalmente facendo i conti, purtroppo tardi, con gli errori di previsione a breve termine compiuti con i Documenti di economia e finanza: in quello approvato dal governo presieduto da Mario Monti nell’aprile 2012, dopo la tempesta di decreti che ci avrebbero allontanato dal baratro finanziario, dal Salva-Italia al Cresci-Italia, si indicava che il 2013 si sarebbe chiuso con un rapporto debito/pil del 121,5% mentre il 2014 si sarebbe stato ancora meglio, con il 118,2%. Mai previsioni furono meno azzeccate: a fine 2013 il rapporto debito pubblico pil è stato del 132,6% (con un errore di ben 11,1 punti) e se tutto va bene il 2014 dovrebbe segnare un altro record storico, con il 134,9% (con un errore di 16,7 punti). La divaricazione proseguirebbe ancora visto che, secondo il Def appena varato dal Governo Renzi, nel 2015 il rapporto debito/pil si assesterebbe al ribasso per toccare il 133,3% sul pil, un rapporto di 18,9 punti superiore rispetto a quello stimato dal Governo Monti, che nell’aprile 2013 prevedeva appena un 114,4%.

IL PEGGIO (NON) E’ PASSATO

Come nelle diete dei golosi, quelle che cominciano sempre dal giorno dopo, così accade per il rapporto debito/pil nei Documenti del Mef: la riduzione è sempre rinviata di un anno, quale che sia il Governo in carica. Così, per il Governo Monti, nel Def dell’aprile del 2012 si affermava che il peggio era ormai passato: nel 2013 le cose già sarebbero andate meglio, scendendo da 123,4% a 121,5%. Salvo a ricredersi a settembre successivo, visto che sempre per il Governo Monti il picco del rapporto debito/pil si sarebbe spostato al 2013 con il 127,1%, mentre dal 2014 in poi la strada sarebbe stata in discesa: 125,1%. Il Governo Renzi, almeno per il momento, non sembra aver cambiato verso rispetto al passato: il 2013 è stato peggiore rispetto alle previsioni varate a settembre passato dal Governo Letta, visto che invece del 129,3% sul pil siamo arrivati al 132,6%, ed anche stavolta l’anno in corso sarà peggiore del  precedente con il 134,9% (invece di ridursi al 129% netto) ma dal 2015 la strada è finalmente in discesa con il 133,3%.

SBAGLIO, DUNQUE SONO

Si va a tentoni: il ministro dell’Economia Vittorio Grilli aveva previsto dismissioni per un importo annuo dell’1%, e già sembrava una inezia. Poi il ministro Saccomanni ha dimezzato questo impegno. Sono anni che nel Def si sbagliano regolarmente le previsioni: l’economia reale è stata bastonata inutilmente, mentre il debito pubblico è cresciuto a dismisura.

IL COMMENTO AL PIANO ENI/ENEL

Ora si vorrebbe scendere sotto il 30% in Eni ed Enel: per fare cassa si perde più valore di quanto si introita, è una scemenza. Altro che “cambiare verso” sul debito pubblico: a via XX Settembre è tutto come prima. Anzi, molto peggio.

Eni ed Enel, perché il piano Padoan non convince

Se è vero, come sembra, che a via XX Settembre stanno seriamente pensando a cedere il 10% di Eni e di Enel per fare cassa e ridurre il debito pubblico, si tratterebbe di una toppa peggiore del buco: un rimedio inutile rispetto alla dimensione del problema, perché i proventi sarebbero davvero ben poca cosa, ma soprattutto dannoso perché così facendo…

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