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La Grande Coalizione della Cancelliera Angela Merkel e dei socialdemocratici presenta una riforma previdenziale destinata a far discutere, basata sull’incremento dei trattamenti a favore delle donne che hanno interrotto l’attività lavorativa per accudire i figli e su una finestra per anticipare a 63 anni l’uscita dal lavoro senza riduzioni dell’assegno. La Deutsche Bank la boccia in partenza e lancia l’allarme sulla tenuta del sistema.

IL PATTO DI GOVERNO
Le larghe intese alla tedesca tra la Cdu della Merkel e i socialdemocratici dell’Spd si apprestano a varare la riforma del sistema previdenziale con il progetto di legge presentato dal ministro del Lavoro e leader della sinistra interna, Andrea Nahles.
L’aggravio per lo Stato è stimato in 60 miliardi fino al 2020, un esborso considerato necessario per mantenere due promesse elettorali fatte in campagna elettorale.

LE CONQUISTE DEI PARTITI
Il partito della Cancelliera otterrà l’aumento della “pensione delle mamme”: chi ha avuto figli prima del 1992, e interrotto l’attività lavorativa per accudirli, riceverà un aumento del proprio assegno previdenziale di circa 30 euro al mese, una sorta di compensazione retroattiva per ogni futuro contributore allevato. Il partito socialdemocratico invece si assicura una finestra per anticipare l’uscita dal lavoro a 63 anni – scalino che si innalzerà gradualmente fino a due anni entro il 2030 – e con 45 anni di contributi, senza riduzione dell’assegno previdenziale.

LE OBIEZIONI DI DEUTSCHE BANK
In un dossier diffuso nei giorni scorsi, la Deutsche Bank definisce il contributo sulle “pensioni delle mamme” non giustificabile, né sostenibile dal punto di vista economico. Nel 1992, sostiene lo studio, la misura era legata a incentivi per l’aumento demografico. Oggi la compensazione retroattiva costituirà un aggravio di circa 6,6 miliardi all’anno per il sistema previdenziale, cifra che da sola eccede i 6 miliardi che i cittadini tedeschi pagheranno a partire da quest’anno con l’aumento dei contributi al 18,9%.

IL GIUDIZIO DELL’ISTITUTO
Il giudizio dell’istituto è ancora più severo sulla possibilità della pensione a 63 anni, definita controproducente per le politiche legate al mercato del lavoro e discutibile dal punto di vista di distribuzione del welfare. Di segno opposto alla riforma del 2006, quando la stessa Coalizione aveva innalzato la soglia di pensionamento a 67 anni per assicurare la sostenibilità del sistema, questa decisione rischia di annullarne gli effetti perché non tiene conto del fatto che la Germania è tra i Paesi più anziani d’Europa, e ha un profilo demografico sempre più sbilanciato nonostante l’apporto dell’immigrazione. Senza contare i disagi per le aziende, che vivranno l’incertezza della prematura fuoriuscita dal mondo del lavoro di molti dei propri lavoratori.
Secondo la Deutsche bank, il principio sembra minare le fondamenta del sistema pensionistico tedesco, rimettendo in discussione le riforme di decenni, studiate per andare incontro alle sfide demografiche del futuro e sostenere il patto generazionale.

UN SEGNALE NEGATIVO
Un cambiamento in tal senso rischia tra l’altro di compromettere la credibilità della Germania in Europa, dove la posizione della Cancelliera Merkel ha avuto un peso preponderante nell’imposizione ai Paesi sull’orlo della crisi – Italia compresa – di una riforma previdenziale in senso opposto. Va ricordato, infatti, che la riforma “lacrime e sangue” del governo Monti e del ministro Elsa Fornero, nel 2011, ha in gran parte mutuato quella che la Cancelliera aveva introdotto in Germania pochi anni prima, con l’innalzamento a 67 anni dell’età pensionabile per ridurre il gap esistente tra gli aventi diritto e la forza lavoro attiva che ne paga il costo.

SISTEMA A RISCHIO?
La riforma costituisce un azzardo per il sistema previdenziale tedesco: la Deutsche bank stima che le risorse a copertura siano assicurate solo fino al 2017. Dopo di che, toccherà a un nuovo governo ridiscutere la questione per assicurare che il patto generazionale non sia infranto. Inoltre, osserva, misure di questo tipo non risolvono affatto l’altro grande problema del sistema previdenziale, quello dei pensionati più poveri.
La Grande Coalizione oggi ritiene che il costo sia sostenibile per l’economia tedesca. Tuttavia, è il monito della’istituto di investimento, quest’aspettativa potrebbe essere presto delusa nel caso in cui la performance del Pil tedesco non rispettasse le previsioni del governo.

Ecco perché Deutsche Bank boccia la riforma delle pensioni alla tedesca

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