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“Fare la cerimonia di canonizzazione tutti e due insieme credo sia un messaggio alla Chiesa: questi due sono bravi, sono due bravi”. Così ha dichiarato Papa Francesco spiegando ai giornalisti la decisione di procedere alla canonizzazione di Giovanni Paolo II e di Giovanni XXIII. Una canonizzazione, quella dei due Papi, che è stata “velocizzata”.

L’ACCELERAZIONE DI BERGOGLIO

Se, da un lato, Papa Francesco ha deciso di non aspettare il secondo miracolo attribuibile a Giovanni XXIII, dall’altro lato l’allora pontefice Benedetto XVI autorizzò a derogare dall’attesa dei cinque anni dalla morte di Papa Wojtyla. Sono rimaste scolpite, infatti, le parole che si levarono dalla folla il giorno del funerale di Giovanni Paolo II: “Santo subito”. Un “odore” di santità, quello del Papa polacco, che sembra essersi rafforzato nel tempo ma che, con l’avvicinarsi del 27 aprile, data della canonizzazione, viene messo in dubbio da più parti.

I DUBBI DI MARTINI SECONDO RICCARDI

“La santità di Papa Wojtila” è un libro uscito recentemente e scritto dall’ex ministro, e fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi. Secondo l’autore del volume, che ricostruisce le vicende che hanno portato alla santificazione del papa polacco, il cardinale gesuita Carlo Maria Martini, nel corso della sua deposizione del 2007, avrebbe espresso alcune riserve sulla opportunità di procedere alla canonizzazione di Giovanni Paolo II. “Era un uomo di Dio ma non è necessario farlo santo”, avrebbe dichiarato colui che per molti anni è stato alla guida della diocesi di Milano.

LA RICOSTRUZIONE DEL VATICANISTA ACCATTOLI

La segnalazione di Riccardi è stata poi approfondita dal vaticanista del Corriere della Sera Luigi Accattoli che ha avuto accesso alle testimonianze, ancora riservate, relative al processo di beatificazione e canonizzazione di Giovanni Paolo II. Accattoli ha quindi evidenziato come le azioni e le decisioni di Papa Giovanni Paolo II presentino, secondo il cardinale Martini, alcuni limiti, quali nomine e scelte dei collaboratori non sempre “felici”, soprattutto “negli ultimi tempi”, un eccessivo appoggio ai movimenti “trascurando di fatto le Chiese locali”, il mettersi sempre “al centro dell’attenzione” nel corso dei suoi numerosi viaggi, con la conseguenza che la gente lo “percepiva un po’ come il vescovo del mondo” oscurando “il ruolo della Chiesa locale e del vescovo”. Ma è forse il passaggio relativo alla sua perseveranza nel pontificato a portare molti a concludere che il cardinale Martini possa essere annoverato tra i “detrattori” della santità di Papa Wojtila: “Non saprei dire se abbia perseverato in questo compito anche più del dovuto, tenuto conto della sua salute. Personalmente riterrei che aveva motivi per ritirarsi un po’ prima”.

L’OSTILITA’ DI MARTINI SECONDO ALDO MARIA VALLI

Aldo Maria Valli, vaticanista del Tg1, è un grande conoscitore del cardinale Martini, al quale è stato legato da una profonda amicizia. In un recente articolo Valli ha riconosciuto ed evidenziato alcune posizioni critiche di Martini nei confronti di Wojtyla, che in realtà non si discostano molto da quelle sopra elencate: un eccessivo appoggio ai movimenti postconciliari che rischiava di condurre a forme di settarismo molto pericolose, nomine di vescovi e collaboratori che lo stesso vaticanista del Tg1 non esita a definire come “talvolta sconcertanti”, la tendenza ad occuparsi molto dell’immagine della Chiesa, soprattutto tramite i viaggi internazionali e le grandi celebrazioni, tanto che lo stesso Martini espresse numerosi dubbi sulla celebrazione del Giubileo del 2000. Valli, però, cerca di “sgombrare subito il campo dagli equivoci” evidenziando, in apertura del proprio articolo, come “Carlo Maria Martini stimava sinceramente Karol Wojtyla”. Se è vero che Martini e Giovanni Paolo II erano molto diversi l’uno dall’altro, i due però, secondo Valli, “non erano opposti, come troppo semplicisticamente hanno sostenuto tanti commentatori, ma piuttosto complementari. E loro erano i primi a saperlo”.

LE CRITICHE DI DANNEELS E FELLAY

Ma non è solo il cardinale Martini ad avere espresso dubbi sulla santità di Papa Giovanni Paolo II. Il cardinale belga Godfried Danneels ha espresso i propri dubbi con particolare riferimento alla rapidità della causa di santificazione, affermando che “questo processo sta procedendo troppo in fretta. La santità non ha bisogno di corsie preferenziali”. Negativo è anche il giudizio del vescovo tradizionalista Bernard Fellay, per il quale la canonizzazione di Giovanni Paolo II “avrà come effetto immediato di consacrare l’insieme del suo pontificato e tutte le sue imprese, anche le più scandalose”. Sulla stessa linea anche l’ex abate di San Paolo Fuori le Mura, Giovanni Franzoni, ridotto allo stato laicale da Paolo VI nel 1976, il quale ha richiamato alcune pagine “oscure” del pontificato di Papa Giovanni Paolo II quali “l’ombra nera” della gestione dello Ior, l’ostilità all’arcivescovo Romero, la beatificazione di Pio IX, gli ostacoli posti ai preti che chiedevano la dispensa dal celibato concludendo che “era meglio lasciare Wojtila nella sua complessità e come tale affidarlo al giudizio della storia”.

LA DIFESA DEL POSTULATORE ODER

Le ricostruzioni relative alla posizione del cardinale Martini non sono passate inosservate in Vaticano, tanto che qualche giorno fa il postulatore che ha seguito la causa di santificazione di Giovanni Paolo II è intervenuto in difesa del papa polacco. Secondo monsignor Slawomir Oder, infatti, “gli stralci della testimonianza del cardinale Carlo Maria Martini, interpretati in chiave di una sua opposizione alla santità di Giovanni Paolo II, conducono ad una conclusione che non è né giusta né vera”. Il postulatore ha poi aggiunto che “dobbiamo semplicemente essere tutti consapevoli che esistono modi di pensare diversi sulla opportunità di canonizzare i Papi. Ma questo è un ragionamento più generale”. Anche padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, è intervenuto sulla questione precisando che “Martini ricordava che esiste una discussione più ampia sul fatto della canonizzazione dei papi e dunque sulla opportunità di proclamare santo un papa. Ma questa non era una sua presa di posizione”.

L’ATTACCO DEL NEW YORK TIMES

Ma è dal quotidiano newyorkese che arriva il più recente attacco alla santità di Giovanni Paolo II. La giornalista Maureen Dowd, vincitrice di un Premio Pulitzer, ha pubblicato un articolo dal titolo eloquente: “Non era un santo”. Secondo la Dowd, infatti, il pontificato di Papa Wojtyla sarebbe macchiato indelebilmente dalla sua scarsa lotta contro lo scandalo dei preti pedofili. Quella della pedofilia è, ancora oggi, una ferita molto aperta nella Chiesa americana. Significative, e forti, le parole usate dalla giornalista americana: “Giovanni Paolo II aveva molto carisma ma dal momento che ha guidato la Chiesa per quasi tre decenni mentre era in corso un vasto scandalo di pedofilia ed una mostruosa operazione per coprirlo, non può essere considerato un santo”. Ed ancora: “Uno degli atti più vergognosi è stato quello di dare rifugio al cardinale Bernard Francis Law. Un’altra terribile scelta fu la sua ostinata difesa del fondatore dei Legionari di Cristo, un pedofilo, donnaiolo, malversatore e drogato”. Ma è anche una certa dose di ipocrisia che il New York Times rinfaccia a Giovanni Paolo II. Secondo la Dowd, infatti, “stupisce che abbia detto ad altre società, comunismo e capitalismo, di pentirsi dei loro misfatti. La tragedia è che lui non ha mai corretto i mali della sua società, che lui governava in maniera assoluta”.

Chi plaude e chi mugugna per la canonizzazione di Giovanni Paolo II

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