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I Cinque stelle? Non hanno ancora fatto default, ma restano le contraddizioni interne. L’esperto grillino Federico Mello, giornalista dell’ Huffington Post Italia e autore di “Il lato oscuro delle stelle commenta così il caos del Movimento di Grillo, nella consapevolezza che per l’impostazione aziendale che ha della politica, preferirebbe un partito anche al 15% che si comporta in un solo modo, piuttosto che uno al 25% ma dove il confronto poi si fa inevitabile.

Il M5S ha fatto default?
Non ancora. Certamente le sue contraddizioni emergono in modo lampante, e covano fin dall’inizio essendo strutturali al movimento stesso secondo il mio punto di osservazione. Bisognerà vedere quali conseguenze ci saranno.

Si va infrangendo il sogno pentastellato?
Per scoprirlo sarà necessario attendere le elezioni europee, anche perché il caos di questi giorni è frutto di fattori esterni al movimento come la centralità di Matteo Renzi nel suo tentativo di rialimentare la fiducia nei confronti della democrazia parlamentare e delle forme classicamente rappresentate.

Grillo dice: “In meno ma più forti”. A quale prezzo?
Come si è notato ieri, era anche una frase di Stalin, è chiaro che nella purezza si scontra sicuramente con un consenso più largo. Per cui quell’assunto vale sia all’interno che all’esterno del M5S. Tutto ciò non deve stupire, non dimentichiamoci che Grillo fondamentalmente e dichiaratamente guida un movimento di opposizione e non di governo. Quindi tutto sommato assieme a Casaleggio per l’impostazione aziendale che hanno della politica, preferiscono un partito anche al 15% che si comporta in un solo modo, piuttosto che uno al 25% ma dove il confronto poi si fa inevitabile.

La pratica delle espulsioni rischia di ridurre questo esperimento parlamentare ad una mera parentesi?
Secondo me il rischio esiste, ma non è dovuto alle espulsioni: esse sono una conseguenza non una causa. Come tutto il resto, dimostrano in modo lampante le contraddizioni del movimento che, a differenza di un partito, fa della partecipazione un suo punto di riferimento irrinunciabile. Mi riferisco alla collegialità e alla mancanza di intermediazioni. In questo caso invece Grillo e Casaleggio intendono il movimento come un’azienda privata. Non a caso lo statuto, uno dei pochi documenti ufficiali, recita che il M5S è uno spazio fondamentalmente di rilancio e discussione delle battaglie di Beppe Grillo.

Siamo in presenza di eletti che gravitano attorno ad un blog?
Se dovessimo parlare delle battaglie interne aziendali, lo statuto stesso prevede che gli eletti siano una sorta di rappresentanti, degli agenti di commercio del verbo del blog. Ciò si scontra con l’impostazione data inizialmente al movimento, inteso come spazio di orizzontalità assente negli altri partiti. Quindi chi ha creduto in Grillo come mazziere e architetto di uno spazio pubblico, pensa che sia giusto confrontarsi. Chi invece pensa che Grillo abbia costruito uno spazio privato in cui far confluire le proprie battaglie, allora si schiera per quello che considera il vero grillismo.

Verosimile una nuova maggioranza con gli esuli grillini, così come auspicato da Pippo Civati?
Non la vedo come ipotesi, quantomeno molto difficile prima delle europee. Ma se il caos dei Cinque stelle dovesse aumentare con una performance da 10% alle europee e Renzi dovesse uscire rafforzato perché magari riesce a portare a casa alcune riforme, allora le cose cambierebbero sensibilmente. Se invece il Premier dovesse impantanarsi, e Grillo dovesse individuare una chiave per ottenere consenso, beh la considero una strada poco credibile.

twitter@FDepalo

 

Attento Grillo, il default del M5S è vicino. I consigli di Mello

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