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Italia. Il tasso di disoccupazione è tornato ad aumentare a gennaio, a 12,9% dopo l’inatteso calo a 12,7% di dicembre. Si tratta di un nuovo massimo storico. Il dato è risultato di un decimo superiore alla nostra previsione, già la più alta tra quelle di consenso (che in media si aspettava una stabilità nel mese).

A gennaio, gli occupati sono scesi di “appena” 8 mila unità, ma l’aumento consistente della forza-lavoro (+52 mila unità) ha fatto sì che il numero dei disoccupati salisse in misura significativa (+60 mila unità). In totale, i senza lavoro sono 3 milioni 293 mila.

NUOVO MASSIMO STORICO

Altri segnali negativi vengono dal fatto che il tasso di occupazione (rapporto tra occupati e popolazione) è rimasto fermo al 55,3%, che rappresenta un minimo della serie storica, e soprattutto che il tasso di disoccupazione giovanile (nella fascia di età 15-24 anni) ha toccato un nuovo massimo storico a 42,4% (nell’eurozona, solo in Grecia e Spagna si registra una disoccupazione giovanile più elevata).

L’INDAGINE

L’indagine sulle forze di lavoro ha mostrato che nel 4° trimestre 2013 il tasso di disoccupazione è salito di tre decimi rispetto al trimestre precedente, al 12,6% (in linea con le attese). Si conferma che il calo tendenziale dell’occupazione è più marcato per gli uomini (-2,2%) che per le donne (-1,1%), e per la popolazione italiana rispetto a quella straniera, ed è particolarmente accentuato nel Mezzogiorno (-4,7% a/a). Continua anche la divergenza tra occupati in calo al di sotto dei 50 anni e viceversa in aumento al di sopra di tale età, e tra occupati a tempo pieno in flessione a fronte di un aumento (involontario) del parttime.
Negativo il saldo tendenziale non soltanto per i lavoratori flessibili (occupati a termine e collaboratori) ma anche per i dipendenti a tempo indeterminato (-2,5% a/a, pari a -305 mila unità). Il dettaglio settoriale mostra che va diventando meno negativa la tendenza dell’occupazione nell’industria (-0,7% a/a), mentre il comparto più colpito restano le costruzioni (-5,6% a/a). Infine, da notare che: è in aumento, per il terzo trimestre consecutivo, il numero degli inattivi (soprattutto di chi cerca lavoro ma non attivamente, in particolare donne nel Mezzogiorno); la disoccupazione, in quasi il 60% dei casi, è di lunga durata (riguarda chi cerca lavoro da un anno o più).

IN SINTESI
La risalita del tasso di disoccupazione a gennaio non stupisce e conferma la nostra idea che il calo di dicembre (anche perché dovuto non a una ripresa degli occupati ma a un aumento degli inattivi) non rappresentasse un’inversione di tendenza all’interno di un trend in salita. I dettagli riguardo all’andamento del mercato del lavoro nel 4° trimestre 2013 inoltre confermano che va deteriorandosi non soltanto la quantità ma anche la “qualità” dell’occupazione. In prospettiva, è ancora presto, visto l’usuale ritardo tra ciclo economico e tasso dei senza-lavoro, per vedere un miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro. Nella migliore delle ipotesi, visto che una ripresa del PIL è iniziata solo a partire dal 4° trimestre del 2013, si potrebbe avere una marginale discesa della disoccupazione solo nella seconda metà dell’anno.

Ecco come e quanto la disoccupazione lievita

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