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Non è solo di matrice energetica l’accordo tra una serie di primari player mondiali e Israele per l’esplorazione dei fondali mediterranei nei pressi di Karish e Leviatano. Il “rischio” positivo è che possa essere comune denominatore per appianare vecchie ruggini, come quelle tra Azerbaigian e Armenia. Infatti oltre all’Eni, anche la compagnia petrolifera statale dell’Azerbaigian inizierà l’esplorazione offshore in Israele. Di contro l’Armenia è pronta ad acquistare gas naturale dall’Azerbaijan una volta risolte le differenze politiche tra i due Paesi. Secondo quanto riportato da EurAsia Daily, questa dichiarazione è stata fatta da Hakob Vardanyan, viceministro dell’amministrazione territoriale.

A caccia di gas

Nello specifico le gare per il blocco I sono state vinte da un consorzio formato da Delek Group Ltd. controllata da Yitzhak Tshuva, unità NewMed Energy, British Petroleum e State Oil Company of Azerbaigian Republic. La regione I è a ovest del giacimento petrolifero di Karish di Energean. Mentre le gare per il blocco G sono state vinte da un consorzio formato da Ratio Energies Ltd, Dana Petroleum che opera nel Mare del Nord e la major petrolifera italiana Eni. Eni sarà l’operatore. La regione G è a sud-ovest del campo Leviatano. Secondo il ministro israeliano dell’Energia, Israel Katz, in tutto sono state concesse a sei società 12 licenze per esplorare le riserve di gas naturale lungo la costa mediterranea con l’obiettivo di stimolare la concorrenza da un lato e diversificare i fornitori dall’altro.

In concreto Tel Aviv si aspetta cospicui investimenti nei prossimi tre anni, anche se la licenza in questione ha la possibilità di proroga di sette anni sulla base dei risultati che saranno stati raggiunti. Il governo isareliano incasserà 15 milioni di dollari come sovvenzione, mentre non si sa ancora chi vincerà le gare per gli altri due blocchi, tra Energean e Tamar Petroleum.

Il caso Socar

La compagnia petrolifera statale dell’Azerbaigian Socar, in collaborazione con un consorzio che comprende Bp e NewMed, ha ottenuto una licenza per l’esplorazione di gas naturale in Israele. Un elemento che si lega a doppia mandata allo status quo dei rapporti fra i due paesi, nel bel mezzo della crisi in Nagorno Karabah e del tentativo occidentale di “sminare” questo campo (come quello serbo-kosovaro) da ulteriori tensioni mentre già sono in corso due guerre come quelle in Ucraina e a Gaza.

Secondo il vice ministro dell’Amministrazione territoriale e delle infrastrutture dell’Armenia, Hakob Vardanyan, Yerevan sarebbe pronta ad acquistare gas naturale dall’Azerbaijan una volta risolte le differenze politiche tra i due paesi. Le parole del ministro, pronunciate durante la conferenza internazionale “Via della seta”, si inseriscono in un contesto delicato per via delle contrapposizioni tra i due Paesi. “A causa del conflitto – ha spiegato Vardanyan – l’interruzione delle forniture di gas ed elettricità dall’Azerbaigian all’Armenia è stato un evento scioccante per il sistema energetico armeno perché, in quel momento, ricevevamo gas naturale dall’Azerbaigian. A quel tempo abbiamo iniziato la costruzione di un nuovo gasdotto sul territorio della Georgia per trasportare il gas naturale nel nostro Paese. Spero che nella nostra regione si stabilisca la pace e che si possa cooperare e diversificare i nostri sistemi energetici, come abbiamo fatto allora”.

Il tema energetico è particolarmente sentito in questo frangente, dal momento che l’Armenia sta ricevendo gas dalla Russia e dall’Iran, mentre a Teheran offre elettricità in cambio di gas.

Azerbaigian-Armenia, sarà il gas israeliano il ramoscello di ulivo?

La compagnia petrolifera statale dell’Azerbaigian Socar inizia l’esplorazione offshore in Israele, in collaborazione con un consorzio che comprende Bp e NewMed. Presente anche Eni. Di contro l’Armenia è pronta ad acquistare gas naturale dall’Azerbaijan una volta risolte le differenze politiche tra i due Paesi

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