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L’anno 2013 è il primo in cui in Italia le rinnovabili hanno superato la barriera dei 100 TWh: l’attenzione nei confronti della crescita di produzione da queste fonti appare quindi in diminuzione dal momento che gli obiettivi europei del 2020 non sono lontani dal raggiungimento. Infatti, l’Italia deve coprire con le fonti pulite il 17% dell’energia rinnovabile primaria prodotta (termico + elettrico + trasporti) sui consumi finali primari e stime preliminari elaborate da eLeMeNS mostrano che il 2013 si è chiuso con una quota totale di circa 14,5% di consumi primari coperti dalle rinnovabili.

Questo è forse un indizio del fatto che non vi saranno nuovi strumenti di incentivazione in futuro?

I RISCHI

In termini di budget sono rimasti fondi a sufficienza affinché, nell’ambito del DM 6 Luglio 2012, anche dopo il 2015 si istituiscano nuove aste e registri per incentivare le rinnovabili elettriche diverse dal fotovoltaico. Il Ministro dello Sviluppo Economico, in base alle nostre informazioni, non ha posto il veto a tale intervento, le cui bozze preliminari potrebbero cominciare ad essere preparate nella prima metà del 2014, anche se è molto difficile prevedere che cosa potrebbero contenere. Tuttavia, il rischio è in agguato ed è nostra opinione che l’overcapacity del mercato elettrico e la pressione nei confronti della riduzione delle oneri di sistema possano rappresentare un serio ostacolo all’approvazione di nuovi incentivi.

L’INTERVENTO DEL GOVERNO

Per quanto riguarda i temi di stretta attualità, il Governo ha approvato il decreto “Destinazione Italia” che rappresenta l’intervento più rilevante degli ultimi mesi per il settore delle rinnovabili, poiché prevede l’abolizione dei Prezzi Minimi Garantiti per gli impianti FER incentivati (si veda l’intervento di Giovanni Simoni pubblicato oggi, ndr) e introduce un meccanismo di estensione volontaria del periodo di incentivazione, il cosiddetto “spalma incentivi”. Tale meccanismo stabilisce che a tutti gli impianti a rinnovabili in esercizio (ad esclusione dei CIP6 e di quelli che hanno ottenuto il diritto all’incentivo attraverso Aste e Registri) venga offerta la possibilità di estendere per 7 anni, a partire dal 2014, il periodo residuo di incentivazione, a fronte di una riduzione proporzionale del valore dell’incentivo.

L’opzione è volontaria. Tuttavia, per gli impianti che decidono di non “spalmare” l’incentivazione non sarà possibile, per dieci anni a partire dall’anno di conclusione del diritto all’incentivazione, accedere ad altre agevolazioni come Repowering, Rifacimento, Ritiro Dedicato e Scambio sul Posto. eLeMeNS dubita fortemente che molti operatori opteranno per la rimodulazione volontaria, dal momento che l’estensione verrà accettata solo nel caso in cui le nuove tariffe non riducano l’aspettativa di remunerazione complessiva per il singolo impianto e che chi eventualmente richiederà l’estensione dell’incentivazione sarà soggetto ad un maggiore rischio regolatorio, per effetto di una maggiore durata dell’incentivazione.

OPERATORI VS GOVERNO

Le nostre analisi sugli scenari di eventuale rimodulazione del valore dell’incentivo e dei relativi effetti sul costo di sistema suggeriscono che difficilmente le scelte degli operatori convergeranno con le aspettative del Governo, che si è posto l’obiettivo di ottenere un risparmio annuale di 700 milioni di euro. La nostra opinione è che tale intervento non avrà successo, di fatto producendo come unico effetto l’abolizione del supporto al rifacimento e al repowering degli impianti (si veda quanto spiegato da eLeMeNS in un altro intervento, ndr). Rilevata l’inefficacia del provvedimento, il Governo potrebbe intervenire rendendo la rimodulazione obbligatoria anziché volontaria? In molti operatori c’è questo timore, benché non ci siano attualmente indicazioni reali sul fatto che ciò possa effettivamente accadere.

Insomma, in termini di rischi legati ad eventuale change-in-law e modifiche regolatorie, l’attenzione sul settore delle fonti rinnovabili rimane elevata – in particolare se si considera l’attività di pressione sui policy maker esercitata dal settore della generazione termoelettrica, che richiede di coprire i costi del capacity payment attraverso nuovi oneri alle fonti rinnovabili.

LE OPPORTUNITA’

D’altra parte, alcune opportunità potrebbero comunque emergere.  Ad esempio, a partire dai controversi esiti dell’ultima asta dell’eolico on-shore – che ha visto una partecipazione elevatissima di soggetti con business plan che spesso lasciavano dubbiosi sulla loro sostenibilità economica – il Ministro dello Sviluppo Economico ha recentemente dichiarato che le attuali regole del sistema d’asta potrebbero essere presto modificate, principalmente nel senso di rendere più restrittivo il sistema di garanzia richiesto per partecipare alla procedura competitiva.

Ciò può rappresentare un’opportunità per i grandi operatori, dal momento che un rafforzamento delle barriere all’ingresso può ridurre la pressione competitiva, e un ostacolo per i piccoli operatori, dei quali sarà necessario verificare la bontà dei requisiti per la partecipazione.

Leggi l’analisi completa su Qual Energia

rinnovabili

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