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Il Financial Times non può essere certo annoverato tra i giornali esteri teneri con il nostro Paese, né tanto meno può essere tacciato di non promuovere politiche di libero mercato. È per questo che desta doppio stupore un articolo con il quale il quotidiano della City londinese si è detto a favore di un aumento della tassazione ai big della Rete. Un appello che segue la proposta italiana di alcuni deputati del Partito Democratico.

REGOLE GLOBALI
Per perorare la causa della cosiddetta Web tax, il FT mette in evidenza come “nel 2012 sette giganti della tecnologia degli Stati Uniti, tra cui Apple e eBay, abbiano versato al fisco del Regno Unito “solo” 54 milioni di sterline, a fronte di guadagni per oltre 15 miliardi di dollari“. Dati che per il giornale inglese manifestano “l’urgenza di un ripensamento previsto delle norme fiscali globali“. Norme che lo stesso primo ministro David Cameron ha prima promesso e poi provato a imporre senza molta fortuna in UK, dove anche la maggioranza è divisa sul da farsi.

GLI ALTRI PAESI
Il quotidiano finanziario illustra poi le altre proposte in campo in Europa e non solo. Da quella italiana (“che potrebbe però scontrarsi con le regole comunitarie sul mercato unico europeo“) a quella francese (“che vuole estendere i poteri fiscali del governo sulle aziende che operano su Internet e che medita di estendere gli incentivi culturali a quelle realtà che producano contenuti originali in lingua francese“). Il problema, aggiunge il FT, rimane però mondiale. “Proposte internazionali su come tassare l’economia digitale sarebbero dovute essere rese note a settembre, ma questo si sta dimostrando uno dei problemi più difficili in un progetto globale di ripensamento delle regole dell’economia lanciato durante il G20 tenuto la scorsa estate“.

LA SITUAZIONE ITALIANA
Anche in Italia il tema della tassazione ai giganti del web è lungi dall’essere definito e divide il mondo politico, economico e degli addetti ai lavori. A favore della norma si sono espressi senza mezzi termini Francesco Boccia, deputato democratico e presidente della Commissione Bilancio, vicino a Letta e Carlo De Benedetti, presidente del Gruppo editoriale L’Espresso. Con un cinguettio su Twitter, invece, il segretario del Pd Matteo Renzi ha chiesto al governo Letta e in prima persona al presidente del Consiglio “di eliminare ogni riferimento alla web tax e porre il tema dopo una riflessione sistematica nel semestre europeo“, rafforzando le perplessità già espresse nei giorni scorsi. Una tesi che si è sommata alle critiche degli ambienti americani (Camera di Commercio americana in Italia, la rivista Forbes), da quelli liberisti (Istituto Bruno Leoni) e da Beppe Grillo, convinti che sia illegale, che vada in contrasto che le norme europee, aumenti il gap tecnologico nei confronti delle altre economie avanzate e allontani ulteriori investimenti dal Paese.

Il liberista Financial Times loda la poco liberista Web tax

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