Skip to main content

La morte di Alexey Navalny è un crimine terribile che, come detto dal presidente americano Joe Biden, sciocca ma non stupisce. In molti lo temevano da tempo. Il destino del coraggioso oppositore russo, che scelse di rientrare in Russia nel gennaio 2021 ben sapendo i rischi a cui andava incontro, è ora accomunato quello di altri avversari di Vladimir Putin che hanno trovato la morte nel regime russo di Putin: la giornalista Anna Politkovskaya, il leader politico Boris Nemtsov e l’avvocato Sergei Magnitsky, solo per citarne alcuni.

È una Russia dove la negazione del diritto si traduce spesso in negazione della vita. Arrestato poco dopo il suo atterraggio a Mosca dalle autorità del dal Cremlino, Navalny ha subito un processo farsa e speso gli ultimi tre anni ai lavori forzati, spesso costretto all’isolamento in carcere.

Siamo di fronte all’ennesimo crimine che avviene a poche settimane dall’imbroglio elettorale che si terrà in Russia dal 15 al 17 marzo e dal quale è stato escluso Boris Nadezhdin, il candidato più noto che si era schierato contro Putin e la guerra in Ucraina.

Intanto, la moglie di Navalny, intervenendo alla Conferenza di Monaco sulla sicurezza, ha detto: “Voglio che Putin, il suo entourage, i suoi amici e il suo governo sappiano che saranno ritenuti responsabili di ciò che hanno fatto al nostro Paese, alla mia famiglia e a mio marito. E quel giorno arriverà molto presto”.

Siamo in molti a sperare che quel giorno, il giorno della fine del regime putiniano, venga e apra a un periodo di transizione verso una Russia democratica. Quel giorno sarà la fine di una cleptocrazia che ha costantemente mietuto vittime tra oppositori politici, giornalisti, attivisti per i diritti umani, avvocati, ammorbando il mondo con l’ennesimo atto criminale e genocidario compiuto quasi due anni fa con l’attacco militare all’Ucraina.

Nel 2006, Marco Pannella fu l’unico politico italiano a recarsi a Mosca al funerale di Politkovskaya, uccisa il 7 ottobre di quell’anno da alcuni sicari. Le inchieste che la giornalista aveva condotto con la testata per cui lavorava, Novaya Gazeta, sui crimini commessi in Cecenia dall’esercito russo le erano valse già numerose minacce. Pannella dichiarò che ancora una volta “dove c’è strage di diritto c’è strage di popoli”. Dopo 18 anni quella strage è continua, portando via con sé Navalny.

Il pensiero allora non può che andare a tutti quegli attivisti per i diritti umani in questo crescendo di violenza del regime putiniano, sia a livello nazionale che globale. Sono persone che, benché detenute, continuano a mobilitare le coscienze e perciò devono essere protette. Come il giornalista Vladimir Kara-Murza, anch’egli incarcerato per aver criticato la guerra contro l’Ucraina, condannato a 25 anni di reclusione con un processo privo delle più elementari garanzie previste dalla legge.

In un video registrato in previsione del suo eventuale assassinio e postato poche ore dopo la notizia della sua morte, Navalny dice: “Non siete autorizzati ad arrendervi. Se decidono di uccidermi, significa che siamo incredibilmente forti. L’unica cosa necessaria al trionfo del male è che le persone buone non facciano niente. Quindi, non siate inerti”.

Non lo saremo, Alexei.

Caro Navalny, non resteremo inerti. L’intervento di Angioli

Di Matteo Angioli

“L’unica cosa necessaria al trionfo del male è che le persone buone non facciano niente”, diceva l’oppositore del regime di Putin. Non sarà così, scrive Matteo Angioli, segretario generale del Comitato globale per lo stato di diritto “Marco Pannella”

Cosa c'è dietro la tentazione dell’Italia di proiettarsi in Oriente

Di Gabriele Natalizia e Matteo Mazziotti di Celso

Procedere verso un’ulteriore proiezione fuori dal Mediterraneo allargato, o circoscrivere il ruolo dell’Italia a politiche di contenimento delle potenze revisioniste a un raggio d’azione più coerente con la condizione di media potenza? L’intervento di Gabriele Natalizia (Sapienza Università di Roma)  e Matteo Mazziotti di Celso (Università di Genova) del Centro Studi Geopolitica.info

Cosa dice la scienza su Covid e lockdown. Lo studio Centai

Di Yamir Moreno e Marco Pangallo

A quattro anni dal lockdown si discute ancora degli effetti delle restrizioni sull’economia. Ma come sarebbe andata senza? L’intervento di Yamir Moreno, research director Centai institute e Marco Pangallo, research Centai institute

Gli alleati americani in Medio Oriente cercano equilibrio con l’Iran

Due scoop dei media americani spiegano perché gli alleati mediorientali degli Stati Uniti sono in difficoltà nel gestire la situazione nella regione, con la necessità (strategica) di evitare escalation e tensioni ulteriori

L'utopia della democrazia è il terrore delle dittature. Bentivogli su Navalny

Quella di Navalny è una morte politica, e la responsabilità è tutta del Cremlino. A ulteriore riprova di quanto anti-democratico e anti-liberale sia il regime guidato da Vladimir Putin. Sperando di rendercene conto una volta per tutte. L’intervento di Marco Bentivogli

Il tour europeo di Zelensky parte da Monaco, tra Blinken e Wang Yi

Si è aperta in Baviera la tre-giorni di lavori incentrati sulla sicurezza, a cui prenderanno parte ospiti d’eccezione provenienti dal mondo della policy globale. Motivo per cui, a margine del summit, si prevedono incontri bilaterali di spessore

La guerra e il crollo dei prezzi non fermano Eni

Il Cane a sei zampe chiude il 2023 con un utile netto a 4,7 miliardi, influenzato dal calo dei prezzi nella seconda metà dell’anno. Ma la produzione di idrocarburi macina ricavi

La carica di De Luca, gli sguardi di Giambruno, lo spavento di Meloni. Queste le avete viste?

Si può andare a ritroso, partendo dagli sguardi infuocati di Vincenzo De Luca che oggi marcia su Roma contro l’autonomia, passando per il San Valentino di Andrea Giambruno a metà settimana e arrivando, poi, a uno spavento non meglio specificato di Giorgia Meloni a inizio settimana. Senza dimenticare gli arrosticini addentati da Lollobrigida… Ecco le foto politiche degli ultimi sette giorni

Retroporto, Zes e Gateway ferroviario. Così il porto di Gioia Tauro cambia pelle

Si offre a un porto, che fino a ieri era dedicato solo al transhipment anche se con volumi importanti, la possibilità di trasferire le merci anche su ferro. Ciò lo renderà competitivo, per il mezzogiorno e, in prospettiva, per le merci su rotaia verso la dorsale adriatica

Perché la pax fra Egitto e Turchia conviene all'Italia

Dopo 12 anni si incontrano Erdogan e Al Sisi, occasione non solo per spargere saggezza diplomatica in un fazzoletto di Mediterraneo reso incandescente dalla guerra a Gaza, ma per cooperare anche sul fronte energetico. Roma e le sue iniziative (come il Piano Mattei e la presidenza del G7) sono interconnesse con questa nuova era diplomatica in due Paesi chiave

×

Iscriviti alla newsletter