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Israele come l’Ucraina? Cosa divide la Commissione europea

Da una parte c’è la presidente von der Leyen, che mette il sostegno a Kyiv sullo stesso piano del diritto all’autodifesa per lo Stato ebraico. Dall’altra, l’Alto rappresentante Borrell che accusa il governo Netanyahu

Ue-Usa, dazi su acciaio e alluminio rimandati al 2025. C’entra Trump?

Sembrava che una serie di nuovi accordi su acciaio, alluminio e materie prime avrebbero sotterrato definitivamente la questione delle tariffe. Ma gli accordi non sono (ancora) stati raggiunti, e l’entrata in vigore dei dazi è stata rimandata fino a dopo le elezioni Usa del 2024. Ecco perché è questione di prospettiva strategica

Ue-Cina, verso il summit delle differenze. Le previsioni di Ecfr

Difficile che escano risultati dal faccia a faccia tra i leader europei e cinesi. Sicurezza, commercio e clima sono sempre più intrecciati, Bruxelles e Pechino sempre più consapevoli delle differenze e pronte a consolidare le rispettive posizioni, ossia de-risking e assertività. Le scosse di assestamento viste dagli esperti dell’European Council on Foreign Relations

Ue-Cina, il de-risking va di traverso a Xi. Rischio flop al vertice

Potrebbe non esserci una dichiarazione congiunta da siglare alla fine del prossimo summit tra europei e cinesi. Pechino sta reagendo con stizza alla spinta verso la sicurezza economica di Bruxelles. Gli elementi irritanti sul tavolo prendono il nome di de-risking, e la soluzione cinese passa dall’avversare l’unità europea

Perché l’Occidente non può permettersi un flop del summit Ue-Usa

Von der Leyen e Michel incontrano Biden. Sul tavolo ci sono un club per acciaio e alluminio e un accordo sui materiali critici per far accedere gli europei ai sussidi dell’Inflation Reduction Act, con un contorno di allineamento contro la Cina. Ma le differenze e le resistenze di alcune cancellerie del Vecchio continente stanno ostacolando la creazione di un fronte comune

Un club globale per l’acciaio verde. Ecco il piano Ue-Usa in chiave Cina

Bruxelles e Washington sono quasi pronte a creare un consorzio aperto per acciaio e alluminio sostenibili. Il “club” serve a superare la guerra dei dazi, favorire produzione e commercio green e svantaggiare chi produce inquinando e non gioca secondo le regole di mercato. Sullo sfondo la Cina, in parallelo un’indagine Ue sull’acciaio cinese, in sottotraccia il fronte comune dei Paesi like-minded

China EV

La Cina attacca l’Ue per il faro sull’auto elettrica

Pechino ha reiterato la sua irritazione per l’indagine dell’Ue sugli aiuti statali, quelli che hanno permesso di costruire un vantaggio inarrivabile lungo l’intera filiera dei veicoli elettrici. E promette ritorsioni se l’Ue dovesse imporre dazi per livellare il terreno di gioco. Si delinea un dilemma per Bruxelles: transizione Made in China o guerra commerciale?

Ue, Usa, Cina. Così la geopolitica rimodella l’industria dell’auto elettrica

Sale la tensione tra Bruxelles e Pechino in seguito all’annuncio dell’indagine europea sulle distorsioni di mercato. La svolta assertiva dell’Ue porta verso un cambio di passo nella relazione commerciale e politica con la Cina. E mentre le due potenze cercano di bilanciare rischi e aperture, Ford congela la costruzione della maxi-fabbrica per batterie con tecnologia cinese

Sicurezza economica, faro sulle auto cinesi. La svolta di von der Leyen

Sicurezza economica, ecco il faro dell’Ue sulle auto elettriche cinesi

Von der Leyen ha annunciato l’avvio di un’indagine sull’“inondazione” di veicoli elettrici cinesi a basso costo che minacciano di “distorcere” il mercato europeo. Una presa di posizione netta che risponde alle preoccupazioni degli automaker europei – e segna un passo geopolitico verso il de-risking (con forte valenza per le europee del 2024)

Dal de-risking ai toni morbidi. La parabola dell’Ue sulla Cina

Negli ultimi giorni i rappresentanti di alcuni Paesi Ue avrebbero lavorato per diluire il comunicato finale del Consiglio europeo per quanto riguarda Pechino, abbandonando il principio del de-risking in favore di apertura e attenzione all’economia. E guardando agli ultimi mesi, non è difficile indovinare chi ci sia dietro

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