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Enel, Telecom, Vodafone, Metroweb. Come si balla con la banda larga

Il braccio di ferro tra governo e Regioni per i fondi da destinare alla banda larga, le trattative intorno a Metroweb Sviluppo in primis da parte di Telecom, le mosse di Enel con Vodafone e Wind, la partita per le torri di trasmissione tv. Ecco cosa bolle in particolare nel settore delle telecomunicazioni tra banda larga e torri tv.

LA TRATTATIVA GOVERNO/REGIONI

Dato quasi per certo nella scorsa settimana, l’accordo Stato-Regioni sulla banda ultralarga, al primo punto degli ordini del giorno della Conferenza di giovedì 4 febbraio, è slittato alla prossima riunione in calendario l’11 febbraio per approfondire alcune questioni di carattere finanziario. In ballo ci sono 2,2 miliardi di euro messi a disposizione dal Cipe a cui si aggiungono altri 1,8 milioni di fondi europei per la rete pubblica di cui sono comproprietari Stato e Regioni. “C’è una condivisione sostanziale sul testo ma rimangono da definire alcune questioni in merito alla distribuzione delle risorse a livello nazionale”, ha commentato Paolo Panontin, che rappresenta il Friuli Venezia Giulia, Regione capofila della Commissione per l’agenda digitale. A non concordare con il governo sulla spartizione delle risorse necessarie alle infrastrutture della banda larga nelle aree a fallimento di mercato sono state in particolare la Regione Puglia e la Valle d’Aosta.

“Difficilmente le Regioni rinunceranno alla gestione dei fondi in questione, dirottandoli su altri territori, senza una contropartita soddisfacente”, ha scritto Mila Fiordalisi sul Corriere delle Comunicazioni. Ecco perché: “Nel Fondo coesione ci sono le risorse per i programmi di interesse strategico regionale e si potrebbe optare per uno “scambio” di risorse, magari “trasferendo” soldi per infrastrutture ancora da realizzare in cambio di quelle destinate alla banda ultralarga per ottimizzare quindi la gestione di tutti i fondi regionali disponibili”, ha scritto il Corriere delle Comunicazioni. “È allo studio un modello di comproprietà della rete fra Infratel e Regioni”, ha sottolineato il sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, in occasione della presentazione dell’intervento diretto di realizzazione di infrastrutture per la banda ultralarga nelle aree bianche della Regione Sardegna.

DOSSIER METROWEB

Intanto, nelle aree interessanti per il mercato, l’obiettivo, da parte pubblica, è creare uno strumento per realizzare la rete a banda ultra larga e, allo stesso tempo, garantire la parità di accesso agli operatori alternativi. La società prescelta per portare la fibra in 250 città con un investimento di 2,5 miliardi, è Metroweb Sviluppo, partecipata al 100% da Metroweb. La maggioranza delle quote dovrebbe andare a Telecom Italia, seppur con adeguate garanzie di governance per gli altri soci. F2i, socio maggioritario di Metroweb con il 53,8%, non ha necessità di disinvestire e resterà con tutta probabilità nel nuovo veicolo. Oltre ad F2i è presente in Metroweb con il 46,2% Fsi, controllata da Cdp. Nelle scorse settimane, Metroweb e Telecom Italia hanno presentato il progetto per la rete a banda larga all’Autorità per le telecomunicazioni. Ad annunciarlo era già stato, metà dicembre, l’ad di Telecom, Marco Patuano, rimandando a gennaio le verifiche del caso con le autorità su questioni regolatorie e di antitrust.

LE MOSSE DI ENEL

La società capitanata dall’ad, Francesco Starace, e la squadra allestita da Tommaso Pompei, stanno lavorando per presentare un primo piano di posa della fibra ottica su 250 città delle aree A e B, le più redditizie, entro la fine del mese o a inizio marzo.. Il piano – ha scritto ieri il quotidiano Il Sole 24 Ore – sarà un progetto condiviso e comune con Vodafone e Wind. Il progetto – secondo Laura Serafini del quotidiano confindustriale – “fa perno sul vantaggio competitivo fornito dall’operatore elettrico il quale, potendo utilizzare le linee elettriche aeree o la rete a terra per inserire accanto ai cavi elettrici quelli in fibra, può ridurre in modo consistente gli oneri evitando di fare gli scavi”. Le tre aziende, secondo il Sole, sono “in grado di cominciare a digitalizzare il paese senza aver bisogno di Metroweb”. Anzi, secondo la ricostruzione del quotidiano economico e finanziario, “Enel sarebbe stata sollecitata da alcuni ambienti politici a rilevare a sua volta il controllo di Metroweb per mettersi in concorrenza con la strategia dell’incumbent. Ma questo è esattamente ciò che l’ad Starace non ha alcun interesse a fare”. Comunque “il progetto alternativo di Enel&C. resta aperto a chiunque voglia partecipare, anche alla stessa Telecom Italia”.

LA PARTITA DELLE TORRI

Ma il governo è impegnato a far sentire la propria voce anche nella partita delle torri tv. L’auspicio per la creazione di un campione nazionale, meglio con controllo pubblico, è giunto dalle parole del sottosegretario Giacomelli. Il messaggio è arrivato a ridosso della fase finale della vendita del 45% di Inwit, la società che riunisce le torri di trasmissione di Telecom Italia e di cui l’ex monopolista detiene ancora, dopo l’Ipo di giugno, il 60 per cento.

Ray Way, controllata dalla Rai al 65%, ed Ei Towers, la società di cui Mediaset possiede il 40%, potrebbero trovare un interesse comune nel dar vita al campione nazionale delle torri broadcast. “La scelta di Telecom Italia di mettere in vendita la quota di controllo di Inwit, apre nuovi scenari nel risiko di consolidamento del settore riaprendo i giochi anche tra gli operatori italiani che potrebbero aggregarsi con la benedizione e moral suasion del governo”, ha scritto Sara Bennewitz su La Repubblica, riportando che “fonti finanziarie riferiscono infatti che sia Ray Way, sia Ei Towers, avrebbero già avuto contatti informali tra loro e con alcuni operatori istituzionali e di mercato, in cui si sarebbero detti aperti al dialogo”.

Dal 15 marzo in poi, giorno in cui è fissato il termine per le offerte vincolanti, Telecom dovrà decidere con chi affrontare le trattative in esclusiva. Tra i contendenti c’è Ei Towers, la società delle torri di Mediaset, e gli spagnoli di Cellnex, che si sono già aggiudicati le torri di Wind. Ecco alcune differenze tra le due parti in un articolo di Antonella Olivieri sul Sole 24 ore: “Con Cellnex-F2i Telecom incasserebbe 1,2 miliardi e resterebbe in minoranza con il 15%; con EiTowers incasserebbe 1 miliardo, ma resterebbe al controllo col 30%. L’offerta di Cellnex per Inwit è ancora migliorabile, quella di EiTowers difficilmente, dato che arriva già a 1 miliardo, con un meccanismo in differita che mette sul piatto altri 100 milioni in aggiunta ai 900 milioni per la quota del 29,9% valorizzata a 5 euro per azione”, ha spiegato Olivieri.

Ma il gruppo iberico dovrà probabilmente rivedere la sua offerta, ritenuta insoddisfacente da Telecom: “Nella fase preliminare Cellnex ha offerto meno di 4,5 euro per azione, meno cioè del prezzo di Borsa (4,65 euro ieri), per rilevare l’intero capitale di Inwit, tranne quel 15% che resterebbe a Telecom, promuovendo anche un’Opa”. Ecco invece le differenze sotto il profilo industriale. “Con gli 11.500 siti di Inwit, Cellnex potrebbe sfruttare le sinergie con le circa 8mila torri rilevate in Italia da Wind. EiTowers, che è sbilanciata sul broadcast, potrebbe invece portare in dote un migliaio di torri tlc. Se prevalesse questa seconda offerta, ci sarebbe spazio per lo shopping “compensativo” ipotizzato dall’ad Oscar Cicchetti in un’intervista a Il Sole-24Ore“, ha spiegato Olivieri.

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