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Ecco le staffilate di Stefano Parisi contro Forza Italia di Silvio Berlusconi

Stefano Parisi e Gabriele Albertini

Forza Italia “a livello locale” ha “l’encefalogramma piatto”. “A Roma dov’è l’opposizione di centrodestra a Virginia Raggi? Dove sono le proposte?”. Sono alcune delle stilettate lanciate ieri sera a Roma da Stefano Parisi all’indirizzo del movimento fondato da Silvio Berlusconi, mai nominato da Parisi ma definito “proprietario di un partito centrodestra”.

Più di trecento persone tra convinti sostenitori, simpatizzanti e semplici curiosi: riparte da Roma il progetto politico di Stefano Parisi. Per l’ex candidato sindaco di Milano si tratta di una sorta di fase due, che arriva dopo il tour nazionale promosso in questi mesi con il suo movimento Energie per l’Italia e soprattutto dopo la rottura delle ultime settimane con Silvio Berlusconi. Il Cavaliere – come aveva già fatto in passato con altri aspiranti eredi – nei mesi scorsi lo aveva investito del ruolo di delfino, salvo poi sfilarsi quando Parisi ha rifiutato di entrare in Forza Italia e dimostrato, così, di non essere controllabile da Arcore.

I prossimi mesi diranno se l’allontanamento tra i due sia momentaneo oppure definitivo: nel frattempo Mr Chili – dal nome della piattaforma di video on demand che ha fondato nel 2012 – andrà avanti da solo, con l’obiettivo di strutturare e organizzare il suo movimento. Una corsa, almeno per ora, in solitaria che lo espone di più al rischio di un insuccesso ma che, d’altro canto, dal punto di vista politico gli lascia un margine di manovra maggiore: d’altronde, stava diventando quasi impossibile per lui svolgere il ruolo di rinnovatore del centrodestra senza poter muovere neppure una critica ai partiti e agli esponenti politici che hanno dominato quest’area negli ultimi 20 anni.

In fondo Parisi stesso lo ha riconosciuto ieri, di fronte agli oltre trecento romani che hanno partecipato alla sua iniziativa: “Spesso mi dicevano stai facendo arrabbiare questo, stai facendo arrabbiare ques’altro. Ma non possiamo mediare troppo a lungo con l’establishment politico: ora che mi sono svincolato da questo problema mi sento più libero“. E’ il segnale che la strategia è cambiata: con il centrodestra non è escluso che possa configurarsi un’alleanza al momento del voto – con la Lega di Matteo Salvini, per la verità, le chance in tal senso non sembrano molte -, ma in questa fase gli spunti polemici, anche duri, non mancheranno. Anche per dare alla sua forza politica una connotazione chiara.

Berlusconi non lo ho mai nominato apertamente, ma i riferimenti al fondatore di Forza Italia sono stati numerosi: “Quando il proprietario di un partito centrodestra mi ha chiesto di occuparmene, ho scoperto che la sua creatura politica a livello locale aveva l’encefalogramma piatto“. La platea ride e Parisi affonda ancora il colpo: “A Roma dov’è l’opposizione di centrodestra a Virginia Raggi? Dove sono le proposte? Non si può andare avanti solo con lo scandalismo“.

Critiche altrettanto chiare l’ex direttore generale di Confindustria le ha mosse sui temi economici a cui ha dedicato buona parte del suo intervento: “Le politiche degli ultimi 20 anni sono state connotate da un’evidente continuità tra centrodestra e centrosinistra. Oggi, al contrario, c’è bisogno di discontinuità, altrimenti a Palazzo Chigi ci ritroveremo Grillo o Di Maio“.

Il suo giudizio sui cinquestelle è stato durissimo: li ha definiti “senza cultura politica e senza visione per il futuro del Paese” e ha sottolineato i rischi che comporterebbe un eventuale governo pentastellato. Alcuni dei messaggi che ha lanciato non sono apparsi, in definitiva, così lontani dalle tipiche argomentazioni grilline: la critica feroce alla partitocrazia, la richiesta di misure economiche radicali, il proposito di creare un soggetto politico leggero – quasi orizzontale nell’organizzazione – e fortemente strutturato sul web. “Anche Parisi vuole costruire un movimento, che si fondi, però, sulle competenze e non sull’improvvisazione“, è il commento che un parisiano ha rilasciato a Formiche.net. E Parisi dal palco è parso confermare, quando ha spiegato che la cultura liberale negli anni ha politicamente fallito “perché non è mai stata popolare“. E poi, ancora, quando ha parlato delle ragioni del suo impegno diretto in politica: “Non sono un leader carismatico, ma solo una persona che vuole mettere insieme una serie di energie per portare avanti questo progetto di rigenerazione del Paese“.

Un percorso che – secondo la sua visione – implica la necessità di superare  Renzi e il renzismo. Dall’economia alla pubblica amministrazione, dall’immigrazione alla politica estera Parisi non ha salvato quasi nulla di quanto fatto dal precedente governo. E ha sonoramente bocciato il nuovo di Paolo Gentiloni: “E’ una sberla agli italiani e al voto del 4 dicembre. I partiti devono tornare ad ascoltare le persone. Questo governo non andrà da nessuna parte perché non ne avrà la forza: la spina ce l’ha Renzi e prima o poi la staccherà“. All’elettorato Pd, però, ha aperto senza se e senza ma: “Anche chi ha votato Sì al referendum ha rappresentato la voglia di cambiamento che esiste in questo Paese“.

Se questo sentimento Parisi sia in grado di incarnarlo, rappresentarlo e poi trasformalo in consenso, solo il tempo lo dirà. Il velleitarismo è un pericolo che l’ex candidato sindaco di Milano non può permettersi di sottovalutare. Soprattutto alla luce di alcune esperienze degli ultimi anni. “Il fallimento di Corrado Passera e di Alfio Marchini deve essergli di lezione“, ha raccontato a Formiche.net una delle tante persone che ha partecipato all’iniziativa di ieri. Anche se il caso di Parisi è già in parte diverso visto che la sua carriera politica ha comunque preso il via dalla legittimazione elettorale ottenuta a Milano. E considerato pure che può contare sul sostegno, o comunque l’interesse, di un bel pezzo della classe imprenditoriale, manageriale e politica dell’Italia di oggi e di ieri.

Una dimostrazione in tal senso sono i tanti nomi che hanno fatto capolino al lancio romano di Energie Per l’Italia. Sparsi in platea si sono visti ex esponenti del governo Monti come l’economista Gianfranco Polillo, l’ex repubblicano e oggi senatore dei Conservatori e Riformisti di Raffaele Fitto, Luigi Compagna, l’ex radicale Marco Taradash, l’ex segretario della Cisl Raffaele Bonanni, il vicedirettore del Corriere della Sera Pierluigi Battista, il presidente di Simest Salvatore Rebecchini, il vicepresidente di Ance Edoardo Bianchi e l’ex numero di Federcostruzioni Rudy Girardi. E poi, ovviamente, anche l’ex sindaco berlusconiano di Milano Gabriele Albertini, attuale senatore di Ncd e grande sostenitore di Parisi fin dai suoi primissimi esordi politici. Tra i presenti anche una discreta pattuglia di esponenti politici romani e laziali, come il socialista ed ex consigliere regionale del Lazio Donato Robilotta e l’ex Forza Italia – di estrazione democristiana – Stefano De Lillo. Pezzi di quello che fu il centrodestra unito di Berlusconi, oggi alla ricerca di una nuova casa politica.



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