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Sinergia tra Italia e Serbia, ma l’obiettivo resta l’eurointegrazione

In occasione del business forum tra i due Paesi organizzato al Generali Convention Center è stata ribadita, da un lato, la volontà italiana di contribuire al percorso serbo di “euro-integrazione” e, dall’altro, l’esigenza di avvicinare ulteriormente i due Paesi: per questa ragione il primo ministro Vucevic ha invitato Meloni ad una sessione congiunta tra governo italiano e governo serbo da organizzare a Belgrado

Il finanziamento da 100 milioni di euro erogato da Cassa depositi e prestiti alla principale utility serba Elektroprivreda Srbije Beograd non solo rappresenta una delle numerose iniziative imprenditoriali e politiche che Roma ha inteso programmare a favore di Belgrado, ma al contempo rivela il peso specifico che il governo italiano riserva all’intero costone balcanico. Il business forum promosso oggi tra i due Paesi al Generali Convention Center è servito anche per ribadire a volontà italiana di contribuire al percorso serbo di “euro-integrazione” e, nell’occasione, è servita al primo ministro serbo Milos Vucevic per invitare Giorgia Meloni ad una sessione congiunta tra governo italiano e governo serbo da organizzare a Belgrado.

Il tutto mentre Usa e Ue lanciano un meccanismo di coordinamento congiunto sui Balcani occidentali, incentrato esclusivamente sulla manipolazione e l’interferenza delle informazioni straniere.

Energia

A Trieste Vucevic ha incontrato il vicepremier Antonio Tajani a cui ha ribadito che per Belgrado è importante sentire le opinioni dell’Italia, sottolineando che “fonti rinnovabili e utilizzo delle tecnologie innovative” possono rappresentare importanti potenzialità economiche tra i due vicini. Perché l’energia è il principale fronte di intesa? La sicurezza energetica serba da sola non ha la stessa capacità “politica” di un più vasto processo di decarbonizzazione del settore elettrico, per cui la transizione verde dei Balcani Occidentali potrà essere garantita solo dal combinato disposto tra strumenti finanziari tarati su obiettivi di sostenibilità precisi e strategie comuni di medio-lungo periodo.

Da queste premesse Cdp è partita per concedere un finanziamento da 100 milioni alla serba Elektroprivreda Srbije Beograd (EPS), la principale impresa del settore elettrico della Serbia che si somma ad 300 milioni concessi dalla Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS) e ad altri 100 milioni dall’Istituto di Promozione Nazionale tedesco KfW.

Serbia e Ue

Passaggio propedeutico ad ogni altro ragionamento è il tema europeo: secondo Tajani Roma sostiene l’ingresso della repubblica Serbia a pieno titolo nell’Unione europea. “Faremo di tutto perché i tempi siano più rapidi possibili. Crediamo fortemente nella riunificazione dell’Europa, dei Paesi che non hanno potuto fare parte dell’Unione europea a causa della situazione storica, della dittatura comunista che esisteva ad Oriente. Mi auguro che si possa anticipare il termine fissato dal presidente Michel al 2030″.

Di pari passo va il rapporto italo-serbo, costruito attorno alle opportunità che in quella regione possono aprirsi per le imprese italiane, anche se non mancano punti di disaccordo come la risoluzione nell’Assemblea generale dell’Onu sul genocidio di Srebrenica, per la quale l’Italia ha votato a favore. “La posizione dell’Italia è chiara – ha spigato il titolare della Farnesina – quello che è accaduto a Srebrenica non è responsabilità di uno Stato, è responsabilità individuale, per noi questo riguarda il passato. Abbiamo votato anche gli emendamenti che puntavano ad eliminare qualsiasi linguaggio anti-serbo dal documento, che deve essere una condanna storica e non un attacco a un Paese libero da responsabilità”.

Vucevic ha annunciato che la discussione con l’Italia (“un colloquio non facile”) è stata comunque utile perché soprattutto per quanto riguarda il processo di adesione dei Balcani occidentali all’Ue , c’è l’intenzione serba nel proseguire in questo percorso. “Ci auguriamo che l’Italia sia una delle voci più forti a sostegno dell’integrazione”.

Il caso kosovaro

I militari italiani continueranno a proteggere anche i monasteri serbi perché sono cristiani, e non possono essere attaccati o profanati: questa la precisazione di Tajani che ha di fatto aperto il controverso caso del Kosovo. La posizione di Roma è che Pristina deve rispettare gli impegni che ha preso con l’Europa, soprattutto per quanto riguarda le comunità che vivono nel nord del Kosovo, che sono comunità serbe.

Vucevic ha osservato che Belgrado non considera Kosovo e Metochia come parte inalienabile della Serbia. “Noi riteniamo – come oggi si sente ad alta voce, e la Serbia lo evidenzia – che esista il diritto di ogni Stato all’integrità territoriale e sovranità, un diritto che riguarda anche la Serbia, e nessuno ci potrà convincere che Kosovo e Metochia possono essere un caso ‘sui generis’ e vedrà, qualcun altro prenderà questo caso come esempio, e farà delle cose che oggi voi denunciate”. E ha ribadito la presa di distanza italiana dalla recente risoluzione dell’Assemblea Onu sul genocidio di Srebrenica: “Se non c’è una questione di responsabilità collettiva, per quale motivo serve una risoluzione?”, si chiede il premier , riferito all’osservazione di Tajani che si tratta di ‘responsabilità individuale’.

Qui Friuli

Al fine di rafforzare i legami tra la Serbia a una Regione di confine come il Friuli Venezia-Giulia, Tajani ha nominato un Consigliere diplomatico per il presidente della Regione Massimiliano Fedriga, proprio in virtù della sua proiezione internazionale. Secondo Fedriga la decisione di Tajani è un riconoscimento di valore strategico del territorio e in questo modo “si conferma cosi’ la straordinaria importanza della regione come porta d’ingresso del centro est Europa, crocevia nel medio e nel lungo raggio di reti internazionali”.

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