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L’Italia sarà all’altezza della sfida spaziale. Mascaretti spiega come

La nuova legge sullo spazio deve essere accolta con grande entusiamo, dal momento che rappresenta l’inizio di una nuova avventura, dove l’Italia sarà protagonista degna della sua storia. Intervista ad Andrea Mascaretti, presidente dell’Intergruppo Parlamentare per la Space economy

Il Consiglio dei ministri del 20 giugno, su proposta del presidente Giorgia Meloni e del ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, ha approvato un disegno di legge che introduce disposizioni in materia di economia dello spazio. Il testo regolamenta le attività spaziali italiane, intese come svolte a partire da suolo italiano e svolta da organizzazioni italiane. Questa legge, internazionalmente all’avanguardia, ha l’ambizione di lanciare il Paese nell’economia spaziale. Come registrato dall’onorevole Andrea Mascaretti, presidente dell’Intergruppo parlamentare per la Space economy “grazie al lavoro del ministro Urso, l’Italia ha la sua prima legge quadro sulla Space economy. Oggi il Consiglio dei Ministri ha approvato la prima legge quadro italiana sullo Spazio e sulla Space Economy che la pone all’avanguardia tra i grandi competitors internazionali e in anticipo sulla stessa Unione Europea. Si tratta di una legge che si applica alle attività spaziali condotte da operatori di qualsiasi nazionalità, nel territorio italiano, ma anche a quelle condotte da operatori italiani al di fuori del territorio nazionale. Con questa legge l’Italia sostiene la propria industria nella nuova sfida per lo sfruttamento commerciale dell’orbita bassa. È infatti prevista l’elaborazione di un Piano Nazionale pluriennale per l’economia dello spazio, l’istituzione del Fondo per l’economia dello spazio, con una dotazione iniziale di quasi 300 milioni di euro per il periodo 2024-2026, vengono favorite le soluzioni di partenariato pubblico privato e la partecipazione delle start up. È una fase entusiasmante e l’Italia è pronta per essere nuovamente una grande protagonista nelle imprese spaziali”. Intervistato da Airpress, il presidente Mascaretti  ha sottolineato ulteriormente gli effetti della legge.

Come dobbiamo leggere il disegno di legge quadro sullo spazio?

Dobbiamo leggerlo, con grande entusiasmo, come l’inizio di una nuova avventura, dove l’Italia sarà sicuramente protagonista degna della sua storia.

Grande attenzione è data alle misure per l’economia dello spazio. Su cosa ci si deve focalizzare?

Prima di tutto viene creato un fondo per la space economy che ha, come in dotazione per il primo triennio 2024-26, un totale di circa 300 milioni di euro. Questo fondo verrà integrato con tutte le entrate previste –per la concessione delle autorizzazioni alle imprese, per le varie attività che fanno allo spazio – e con le eventuali penali che dovessero essere pagate per mancato rispetto delle autorizzazioni.

Trecento milioni, più entrate, bastano?

Lo consideriamo un punto di partenza. Si tratta di risorse che comunque vanno a sommarsi a tutti gli altri finanziamenti che già previsti, sia quelli del Pnrr, che altri tipi di finanziamenti europei, oltre a quelli provenienti da Esa – l’Agenzia Spaziale Europea – a seguito, ovviamente, dei grandi contributi che l’Italia ha versato all’Esa. Contrariamente a queste risorse che presentano dei vincoli e sono in gran parte già indirizzate, questo fondo è fatto di risorse nuove, che possono essere utilizzate per dare impulso alla nuova economia spaziale italiana.

Su quali altri aspetti salienti si concentrerebbe nell’ambito dell’impulso da dare alla space economy?

S’incoraggiano le partnership pubblico-privato, che per la new space economy sono essenziali, come pure si favorisce la partecipazione delle start-up. Nello specifico, poiché queste ultime hanno spesso una dimensione economica troppo piccola per partecipare direttamente ai bandi, con questa legge s’individua una modalità per garantire anche la loro partecipazione.

Allarghiamo lo sguardo: cosa significa questa legge nel contesto internazionale?

Questa legge non solo è fondamentale, ma precede quelle di molti paesi – che hanno la capacità di mettere in orbita satelliti e di utilizzare lanciatori – e anticipa la stessa Unione europea, che dovrà adottare una legge in tal senso. Pertanto, siamo assolutamente in anticipo rispetto a gran parte dei nostri competitor, ma anche dei nostri partner.

 Capacità di mettere in orbita satelliti ed utilizzare lanciatori…

Precisamente, questa è la sfida, in particolare per le orbite basse. La legge individua una prima tappa molto importante per lo sfruttamento commerciale di quest’ultime. È l’orizzonte su cui stanno muovendo da tempo gli imprenditori americani come Elon Musk e Jeff Bezos, che in pochi anni hanno creato questo nuovo mercato aperto ai privati. Per ora restano gli unici protagonisti, diciamo di una certa dimensione, ma lì sull’angolo ci sono anche operatori privati cinesi, russi, indiani che dispongono di enormi risorse.  Ed è per questo che puntiamo ad accelerare, affinché anche le aziende italiane siano al più presto competitive in questo mercato.

Si tratta di competere con giganti continentali. Come deve giocare questa partita l’Italia?

Come sta già facendo, sia proseguendo nel contesto dell’Unione europea, sia impegnandosi a sviluppare le relazioni, già molto forti e consolidate, costruite con gli Usa. La partecipazione alle missioni con l’Esa e con la Nasa, sono le due strade che vanno entrambe percorse. Stiamo lavorando in maniera assolutamente soddisfacente sia in ambito Esa – dove collaborazione è ormai collaudata – sia, grazie all’Aeronautica Militare Italiana, con le aziende private americane come Axiom o SpaceX. Tuttavia, se vogliamo parlare di New space economy e guardiamo allo sfruttamento commerciale delle orbite basse, non c’è dubbio: in questa fase, sono sicuramente gli americani ad essere protagonisti indiscussi.

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