“Lo stadio si farà, ci si metterà d’accordo e si troverà una soluzione“, ha affermato qualche giorno fa Alessandro Di Battista. “E’ un nostro obiettivo“, gli ha fatto eco domenica scorsa Luigi Di Maio ospite di Lucia Annunziata a In Mezz’ora. I due principali esponenti dei Cinquestelle, dunque, hanno detto sì al progetto di James Pallotta e Luca Parnasi. Due endorsement non in linea, però, con la posizione originaria del MoVimento 5 Stelle romano: ai tempi dell’opposizione a Ignazio Marino, i pentastellati si erano infatti più volte espressi contro il complesso che dovrebbe sorgere nell’area di Tor di Valle.
IL M5S NEI PRIMI ANNI IN CAMPIDOGLIO
Una contrarietà manifestata nell’unico atto formale finora adottato dal Campidoglio sul nuovo stadio della società giallorossa: il 22 dicembre 2014 l’Assemblea Capitolina a maggioranza Pd approvò la delibera che riconosceva la pubblica utilità del progetto targato Pallotta e Parnasi, ma i quattro consiglieri pentastellati dell’epoca – Virginia Raggi, Marcello De Vito, Daniele Frongia ed Enrico Stefàno – votarono contro. Una scelta che giustificarono sulla base di 10 ragioni (qui l’approfondimento di Formiche.net sul tema) che furono pubblicate sul blog di Grillo. Qualche giorno prima gli esponenti capitolini dei cinque stelle avevano anche presentato un esposto in procura nel quale definivano il progetto “una enorme speculazione“. Le stesse critiche erano state poi palesate anche nel corso di interviste o interventi in aula. “Si va a realizzare un intero business park che nulla ha a che vedere con lo stadio. Questo è il vero vulnus del progetto“, aveva ad esempio dichiarato De Vito in questa intervista. “Sì al nuovo stadio, ma no al resto dell’edificazione“, aveva invece affermato Frongia in Assemblea. E la stessa Raggi – all’epoca solo consigliera comunale – in un video citato oggi da Libero definiva il progetto “un’enorme e scellerata speculazione per far guadagnare i privati, e senza utilità“.
IL M5S IN CAMPAGNA ELETTORALE
Una posizione via via resa più morbida con l’approssimarsi delle ultime elezioni capitoline poi stravinte dai cinquestelle. In quei giorni di giugno il candidato Roberto Giachetti provò in più occasioni a incalzare sulla questione Raggi, il cui giudizio – a distanza di quasi due anni dalla delibera di Marino – si era fatto nel frattempo molto meno netto: “Siamo favorevoli allo stadio della Roma e faremo il possibile affinché sia realizzato nel rispetto della legge“. Anche nel programma urbanistica dell’attuale sindaco non era più ravvisabile la radicale contrarietà al progetto manifestata in passato: nessun riferimento specifico alla questione, ma l’indicazione di voler bloccare “le edificazioni su aree a rischio idrogeologico“, tra le quali – delibera di pubblica utilità alla mano – non rientra la zona di Tor di Valle.
LA POLITICA DEL “NON INTERVENTO”
Una voluta genericità – dopo gli strali iniziali – che la dice lunga sui reali obiettivi perseguiti dai pentastellati in campagna elettorale. La speranza che l’iter di realizzazione dell’opera fosse già così avanti da non poterlo bloccare, ma neppure da far sì che potesse essergliene intestata fino in fondo la paternità. Non a caso a giugno, dopo la vittoria al ballottaggio, De Vito, pur ricordando il voto contrario in Assemblea Capitolina nel 2014, sottolineava che “se l’iter è stato avviato allo stato attuale non c’è modo per il Comune di intervenire“. Quasi a dire: il M5S non ha mai cambiato linea e continua ad essere contrario, ma gli uffici sono favorevoli e quindi lo stadio si farà. Una posizione buona a salvare un po’ tutto: la coerenza, ma anche il progetto.
IL M5S ALLA PROVA DELL’AMMINISTRAZIONE
Una speranza che però si è rivelata vana: perché lo stadio con tutte le opere annesse veda la luce, l’amministrazione a cinquestelle non potrà rimanere inerte, ma dovrà assumere una chiara decisione. In un senso o nell’altro. “C’è la volontà politica di raggiungere un accordo e di far decollare il progetto. La difficoltà reale, però, è trasformarla in un atto amministrativo“, rivela una fonte del MoVimento 5 Stelle capitolino. Una frase che spiega lo stallo in corso: il Campidoglio – Raggi in testa – appare sempre più propenso a trovare una soluzione che non blocchi tutto, ma le incognite non mancano. La contrarietà manifestata in passato, ma soprattutto le pressioni che arrivano dalla base. Per rendersene conto basta consultare il profilo Facebook di Francesco Sanvitto – il coordinatore del tavolo urbanistica del movimento romano – sul quale compaiono quotidianamente post contrari alla realizzazione del nuovo stadio.
IL RUOLO DI GRILLO
Dubbi che però si scontrano con l’opinione prevalentemente diffusa tra i leader del movimento. Oltre a Di Maio e Di Battista, anche Beppe Grillo sarebbe favorevole ad un accordo che riduca le cubature ma che consenta lo stesso di realizzare lo stadio. Un orientamento emerso in più di un’occasione in questi mesi, confermato anche dall’assenza di sortite pubbliche contrarie, a differenza di quanto avvenuto con i Giochi Olimpici: in quel frangente era stato lo stesso Grillo a schierarsi apertamente per bloccare le Olimpiadi, a tal punto da imporre la sua posizione anche a Raggi. Che dopo l’iniziale contrarietà era apparsa, invece, maggiormente possibilista.
IL PROGETTO STADIO
Una linea che si può spiegare in virtù di almeno tre ragioni: la volontà di non essere percepiti come il partito del no a tutto, la consapevolezza di mettere a rischio una rilevante fetta di consensi (si consideri che in Italia i tifosi giallorossi sono, secondo la Lega Calcio 2 milioni e 800.000) e anche – soprattutto in una città economicamente al palo come Roma – la difficoltà di stoppare un progetto da 1,7 miliardi di euro finanziato interamente dai privati. Un progetto che prevede peraltro la realizzazione di infrastrutture pubbliche per 440 milioni di euro, alcune delle quali indipendenti dallo stadio come il raddoppio della via del Mare, la sistemazione del fosso del Vallerano e i nuovi treni della ferrovia Roma Lido. Senza contare l’impatto economico stimato dai ricercatori dell’Università La Sapienza per i quali l’investimento farà aumentare il Pil della provincia di Roma dell’1,5% in 10 anni e diminuire la disoccupazione dello 0,8%.
IL TEMPO STRINGE
Il tempo delle valutazioni, però sta per scadere. Il 3 marzo scadrà la conferenza dei servizi decisoria convocata dalla Regione Lazio per prendere una decisione definitiva sul progetto. Manca solo il parere del Campidoglio, che nel frattempo sta continuando a incontrare i proponenti per cercare di trovare una soluzione tecnica all’impasse. Quella politica, invece, il movimento 5 stelle dovrà comunque sceglierla da solo.
TUTTI I NUMERI (E LE INCOGNITE) DEL PROGETTO STADIO DELLA ROMA. IL FOTO-RACCONTO