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Forze armate e Polizia, ecco obiettivi ministeriali e discussioni sindacali sul riordino delle carriere

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Ci sono voluti vent’anni per una decisione del Consiglio dei ministri ma, nonostante si tratti oggettivamente di una novità rilevante, le polemiche continueranno almeno finché non si conosceranno i testi dei decreti legislativi in corso di definizione. Il riordino delle carriere per il personale delle forze armate, delle forze dell’ordine e dei vigili del fuoco che il governo ha approvato il 23 febbraio, modificherà percorsi di carriera, valorizzazione e retribuzioni per circa 500 mila persone impegnate ogni giorno per la sicurezza di tutti.

LE CIFRE DEL GOVERNO 

Il ministro dell’Interno, Marco Minniti, illustrando il provvedimento ha parlato di 621 milioni di euro per il 2017 e di 1 miliardo e 27 milioni per il 2018 “immediatamente operativi” sottolineando che si tratta di novità attese da tempo, addirittura dagli anni Novanta come ha rilevato la titolare della Difesa, Roberta Pinotti. Per quanto si sa finora, una parte importante delle risorse dovrebbe servire a rendere strutturale il bonus di 80 euro mentre circa 140 milioni saranno destinati alle assunzioni e altri fondi alla formazione del personale.

RIVOLUZIONE NORMATIVA

La revisione dei ruoli della Polizia, dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e della Polizia penitenziaria rientra nella riforma della Pubblica amministrazione (la cosiddetta riforma Madia) e, in attesa dei testi di legge, la sintesi è quella diffusa dal Governo dopo il Consiglio dei ministri o contenuta in bozze ufficiose: adeguamento e rimodulazione degli organici nei diversi ruoli; semplificazione dell’ordinamento e valorizzazione del percorso formativo; facilità di carriera in base al merito e alla professionalità e non solo in base all’anzianità di servizio; valorizzazione dei ruoli intermedi (cioè sovrintendenti o brigadieri, ispettori o marescialli a seconda dell’appartenenza) per i quali sarà prevista la laurea breve; ampliamento delle funzioni per chi ha gradi apicali sia nelle fasce intermedie che in quelle dirigenziali; possibilità di passare da una qualifica all’altra più velocemente.

Diversa la normativa che riguarda i Vigili del fuoco perché si modificheranno anche decreti legislativi sulle funzioni del Corpo e sull’ordinamento del personale. Sui Vigili si parla genericamente di “ottimizzare l’efficacia”, anche in seguito al trasferimento dallo scomparso Corpo forestale delle competenze sulla lotta agli incendi boschivi e allo spegnimento con mezzi aerei, di riassetto dell’organizzazione e di maggiore formazione.

LE POLEMICHE

Detto che nessuna riforma, in nessun settore, accontenta tutti, nei comparti difesa e sicurezza certi toni alti non sono una novità. Gianni Tonelli, segretario del sindacato di polizia Sap, istiga “alla rivolta contro questo non riordino delle carriere”, anche se “ovviamente una rivolta civile”, perché “questo riordino ha l’unico obiettivo di ammortizzare la perdita di acquisto del salario dovuto alla mancanza del bonus di 80 euro in busta paga il prossimo anno”. Dunque una “riparametrazione”, non un riordino, e secondo Tonelli i fondi stanziati saranno insufficienti. Contrario anche Luca Comellini, segretario del Partito per la tutela dei diritti di militari, per il quale il trattamento economico delle forze armate subirebbe “una illogica modifica” che amplia ancora di più le distanze tra truppa e generali. Quando si conosceranno i testi dei decreti e le tabelle con gli stipendi, sarà invece opportuno fare attenzione a quanto sostiene Antonio Brizzi, segretario generale del Conapo (il sindacato autonomo dei Vigili del fuoco), secondo il quale nel riordino non sarebbe eliminata la disparità di trattamento di 300 euro tra i vigili e le altre forze dell’ordine: se restasse una disparità così evidente, sarebbe difficile da giustificare dopo le tonnellate di encomi in seguito agli interventi nei recenti terremoti e nella tragedia abruzzese dell’hotel Rigopiano.

IL SOSTEGNO 

Subito dopo il varo del riordino alcune tra le principali sigle sindacali della Polizia (Siulp, Siap, Consap, Uil Ps e Anfp) l’hanno definita una scelta “importante e coraggiosa”, di cui “va dato atto al governo Renzi prima e Gentiloni dopo di aver lavorato in una materia complessa e difficile per qualsiasi esecutivo, rispettando gli impegni”, apprezzando “lo sforzo profuso anche sul fronte finanziario” e definendo “determinante” il lavoro di Minniti. Il segretario generale del Siulp, Felice Romano, in un lungo documento ha pubblicato tabelle parametriche da cui emergono aumenti retributivi, anche se sul fronte dei fondi calcola nel 2017 1 miliardo e 31 milioni e dal 2018, a regime, 977 milioni di euro, cifre leggermente diverse da quelle annunciate da Minniti. Sostegno alla riforma arriva anche dal Cocer Esercito e dal Cocer Carabinieri: quest’ultimo auspica l’introduzione di ulteriori correttivi nel corso dell’iter parlamentare. Prudente, infine, la posizione di Daniele Tissone, segretario di un altro sindacato di Polizia, il Silp-Cgil, che apprezza le risorse stanziate pur rimanendo “comunque mobilitati sull’utilizzo di queste risorse e sull’ultima bozza di riordino presentata ai sindacati che giudichiamo, allo stato, irricevibile. Attendiamo quindi il testo definitivo del decreto per esprimere un giudizio compiuto”.

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