Stefano Parisi prova a sbarcare in Parlamento, anzi – per meglio dire – sembra aver già sfondato. In attesa delle prossime elezioni politiche – alle quali non è ancora chiaro come si presenterà il centrodestra – l’ex candidato sindaco di Milano ha ottenuto che 24 deputati presentassero a Montecitorio la sua proposta di riforma dell’articolo 88 della Costituzione. L’iniziativa è stata annunciata oggi alla Camera nel corso di un conferenza a cui hanno preso parte – oltre al leader di Energie per l’Italia – anche Gian Luigi Gigli di Democrazia Solidale-Centro democratico (il gruppo che fa capo a Lorenzo Dellai e Bruno Tabacci), Giovanni Monchiero (il capogruppo dei Civici innovatori, ossia l’ala di Scelta Civica che non ha seguito Enrico Zanetti nell’alleanza con Denis Verdini) e il deputato del gruppo misto, eletto nel 2013 nelle fila del Pd, Guglielmo Vaccaro.
UNA PATTUGLIA VARIEGATA
24 deputati appartenenti a 8 diverse formazioni politiche: una pattuglia variegata che non può essere ricompresa interamente nell’alveo del centrodestra, nonostante la maggior parte dei firmatari militi in gruppi che sono all’opposizione del governo a guida Pd. Salvo alcune eccezioni, dunque, gli esponenti politici che hanno presentato la proposta parisiana di modifica della Costituzione potrebbero – al momento delle urne, al più tardi nel febbraio 2018 – abbracciare il progetto dell’ex fondatore di Fastweb o, comunque, guardarlo come un possibile alleato. In Parlamento e non solo.
PARISIANI SI’, VERDINIANI NO
Il gruppo più numeroso è formato dagli aderenti al movimento dei Civici innovatori. Oltre al capogruppo Monchiero, la proposta di legge costituzionale è stata firmata dagli ex cinquestelle Ivan Catalano e Mara Mucci, dal questore della Camera Stefano Dambruoso, dall’ex confindustria Adriana Galgano, dall’ex Italia Futura (l’ex think tank di Luca Cordero di Montezemolo guidato all’epoca da Carlo Calenda) Salvatore Matarrese, dal componente del Consiglio nazionale del Coni Bruno Molea, da Domenico Menorello (entrato nel 2016 alla Camera dopo le dimissioni della virologa Ilaria Capua), dall’imprenditrice Roberta Oliaro, dall’esperto d’innovazione tecnologica Stefano Quintarelli e dall’ex montiano Pierpaolo Vargiu. Nel complesso 11 deputati (sui 17 che conta il gruppo di cui fanno parte, tra gli altri, anche il sottosegretario alla Cultura Antimo Cesaro e l’imprenditore Alberto Bombassei), apparsi orientati a sposare la causa di Parisi con cui condividono anche la proposta di riforma della legge elettorale: un proporzionale secco con clausola di sbarramento al 4%. Per raggiungere il quale – è evidente – dovranno necessariamente raggiungere un’alleanza con una o più forze politiche.
I FITTIANI PER PARISI
Tra i firmatari della proposta compaiono anche i nomi di tre deputati di Direzione Italiana, la formazione politica che fa a capo all’ex berlusconiano e attuale eurodeputato Raffaele Fitto. Si tratta di Francesco Fucci, Cosimo Latronico e Rocco Palese, vicepresidente della Commissione Bilancio di Montecitorio e già assessore in Puglia con Fitto. La forza politica di cui fanno parte in questa fase sembrerebbe schierata su una posizione politica molto più sensibile ai richiami di Matteo Salvini e Giorgia Meloni che non a quelli che provengono dall’area popolar-liberale di cui Parisi aspira a diventare il leader (per credere basta leggere questa intervista rilasciata alcuni mesi fa da Fitto a Formiche.net). Eppure loro – Fucci, Latronico e Palese – hanno messo la loro firma sotto una proposta che rappresenta un autentico cavallo di battaglia dell’ex candidato sindaco di Milano. Delle due dunque l’una: o si preparano al salto oppure – come appare più probabile in un momento di studio come l’attuale – sono in corso contatti, ancorché sotterranei, tra Fitto e Parisi. In attesa di capire quando si andrà al voto e soprattutto con quale legge elettorale.
LA TENTAZIONE DELL’UDC
Già un po’ più definito appare, invece, l’orientamento dell’Udc o, almeno, di ciò che ne rimane dopo la sofferta divisione con i centristi guidati da Pierferdinando Casini. La proposta di Parisi è stata, infatti, firmata da due storici esponenti scudo-crociati che hanno deciso di rimanere al fianco del segretario Lorenzo Cesa: Paola Binetti e Rocco Buttiglione. Posizione più delineata nel senso che è già stata manifestata un’esplicita convergenza sul nome dell’ex direttore generale di Confindustria. Dice Buttiglione a Formiche.net: “Quello di Parisi mi pare il primo tentativo di guidare in modo ordinato il ritorno al proporzionale“. E poi, ancora, il secco sì con cui ha risposto alla domanda se l’area politica centrista possa coagularsi intorno alla figura dell’ex candidato sindaco di Milano.
GLI ALTRI FIRMATARI
Gli altri esponenti politici che hanno sottoscritto il progetto di riforma costituzionale – oltre ai citati Gigli e Vaccaro – appartengono, invece, ad altri 4 gruppi parlamentari. Mario Borghese e Ricardo Merlo che hanno seguito Zanetti nell’avventura con Verdini, Fucsia Fitzgerald e Mario Sberna di Democrazia Solidale-Centro Democratico, Maurizio Bernardo di Area Popolare ed Emanuele Prataviera di Fare, il movimento fondato dal sindaco di Verona Flavio Tosi. Cosa voglia dire il loro sostegno alla proposta parisiana, al momento non è ancora chiaro. Ma conferma che nella variegata galassia centrista – che comprende pure Angelino Alfano – sia in atto un riposizionamento generale all’esito del quale non è da escludere una convergenza più o meno ampia sul progetto di Parisi.
LA PROPOSTA DI RIFORMA
Ma cosa prevede la proposta di legge presentata alla Camera? L’introduzione di un comma aggiuntivo all’articolo 88 della Costituzione il quale introduca una sorta di sfiducia costruttiva, il meccanismo costituzionale esistente, ad esempio, in Germania che prevede non si possa votare la sfiducia a un governo in assenza di un altro che lo possa sostituire. Una regola volta a garantire governabilità al sistema cui si ispira evidentemente il progetto di riforma parisiano. In questo caso, si prevede che il presidente della Repubblica sciolga le Camere “allorché il Parlamento non esprima la fiducia a un nuovo Governo entro dieci giorni dalla presentazione delle dimissioni del precedente ovvero dal voto con il quale una camera non accordi o revochi la fiducia a quest’ultimo“.
LE PAROLE DI PARISI
Un passaggio accolto con soddisfazione da Parisi che ha lanciato anche qualche messaggio sulla sua strategia politica dei prossimo mesi. “Con Berlusconi va bene“, ha risposto a una domanda, prima di aggiungere di essere contrario alla proposta di Giovanni Toti di un partito unico del centrodestra di cui facciano parte anche Salvini e Meloni. L’ex candidato sindaco di Milano ha poi confermato di immaginare una coalizione unita ma la cui leadership sia saldamente in mano a un rappresentate dell’area popolar-liberale: “Una centrodestra a guida Salvini non ha, a mio avviso, la possibilità di ottenere il consenso della maggioranza degli italiani“. E Alfano? “Dobbiamo mettere in campo” – ha risposto Parisi – “politiche opposte a quelle di Renzi“. Un po’ difficile per un partito come Ncd reduce da quattro anni di governo con tre diversi presidenti del Consiglio, tutti espressione del Partito Democratico.