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Cosa succede (e cosa non succede) tra Alfano, Casini, Fitto e Parisi

Di Michele Arnese e Andrea Picardi
Stefano Parisi

Cosa succede tra moderati e centristi in vista delle prossime politiche? Due gli orientamenti principali che si stanno facendo largo. Da un lato c’è chi sta tentando di costruire un’aggregazione “terza”, dunque non filo-Pd, almeno in partenza, e distante dalla destra lepenista di Salvini e Meloni. Dall’altro, invece, c’è chi si riconosce nel centrodestra ed esclude future collaborazioni governative con il Partito democratico ma non vuole partecipare a un listone unitario con Lega e Fratelli d’Italia.

Nella prima impostazione si riconoscono i movimenti capeggiati da Angelino Alfano, Pier Ferdinando Casini, Enrico Zanetti e, pare, anche quello dell’ex leghista Flavio Tosi: non a caso i quattro, un paio di settimane fa, si sono ritrovati al Tempio di Adriano a Roma per lanciare il progetto “Insieme per le primarie” (qui le foto e qui l’articolo sull’evento). Ma chi parteciperà a questa consultazione? A guardare queste foto di Pizzi, ieri su Facebook alcuni osservatori hanno pensato che vi possa prendere parte anche l’attuale ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, da settimane bersaglio di sbuffi e rimbrotti inusitati e poco giustificati da parte di Matteo Renzi e dei renziani.

Nei giorni scorsi – secondo alcune indiscrezioni raccolte da Formiche.net – ci sono stati contatti e incontri di Alfano e Casini anche con Stefano Parisi. Non se ne conosce l’esito, ma di certo Parisi non ha mostrato interesse a partecipare alle primarie lanciate da Alternativa popolare e Centristi per l’Europa. A chi gli ha chiesto di questa prospettiva, il manager e imprenditore ha tagliato corto: “Ho lanciato la Costituente per l’Italia per un’alternativa a Renzi e al Pd, ma dentro il centrodestra”. Un centrodestra – rimarca però da tempo il leader di Energie per l’Italia sia nei dibattiti tv che nelle interviste ai giornali – che non può avere una linea lepenista, anti-euro e a tratti anti-capitalistica come quella di Salvini e Meloni.

La discriminante, per ora, sembra rappresentata soprattutto dai rapporti da intrattenere con i dem. Pur ragionando sulla necessità di costruire una forza politica distinta e autonoma dal Pd, Alfano, Casini e Zanetti fanno ancora parte attivamente parte della maggioranza di governo, di cui il leader dell’ormai dissolto Nuovo Centrodestra ricopre il ruolo di ministro degli Esteri. Anche per questo non hanno neppure escluso future, nuove, alleanze con i democratici, magari da siglare dopo il voto con maggioranze in Parlamento tutte da costruire in caso di stallo post elettorale.

Una prospettiva sempre esclusa da Parisi, che però non è detto sia così ingombrante da rendere impossibile un’intesa sul filo di lana con i centristi Alfano, Casini e Zanetti. D’altronde, in prossimità del voto, il loro posizionamento anche rispetto al governo potrebbe cambiare e, inoltre, bisogna pur sempre ricordare che tra i sostenitori di Mr Chili – questi sì riconosciuti da lui in modo praticamente esplicito – compaiono altri gruppi in maggioranza con il Pd, a partire dai Civici e Innovatori di Alberto Bombassei e Giovanni Monchiero. Senza contare che tra i grandi sponsor di Parisi – presenza fissa ai suoi eventi (qui e qui le ultime gallery) – compare, ad esempio, anche Gabriele Albertini, senatore di Alternativa popolare ed esponente, dunque, della maggioranza di governo.

Più chiaramente distanti dal Pd sono invece altri tre alleati, almeno potenziali, di Parisi: l’Udc di Lorenzo Cesa che con il No al referendum dello scorso dicembre ha consumato lo strappo definitivo con Renzi (e pure con Casini), Direzione Italia di Raffaele Fitto, sempre all’opposizione del governo guidato dall’ex sindaco di Firenze, anche quando le sue riforme venivano votate in Parlamento da Forza Italia e il movimento IDEA di Gaetano Quagliariello.

La situazione, dunque, è fluida: i popolar-liberali, intesi nella loro accezione più ampia, potrebbero correre in due liste tra loro separate e rivali oppure – a seconda delle circostanze, dei programmi e anche della legge elettorale – ritrovarsi in una stessa forza politica. Mentre non è ancora chiaro cosa farà Denis Verdini, dopo la fine del governo Renzi il movimento Ala non gode di una salute politica formidabile.

E Silvio Berlusconi? Il Cavaliere sembra godersi la ritrovata centralità politica – merito anche di bizzarre sortite come quella pre-pasquale a favore degli agnellini – e giocare, come ha fatto spesso negli ultimi anni, su un doppio binario: da una parte il dialogo mai interrotto con Meloni e Salvini – che potrebbe persino portare a una lista unica a tre alle prossime elezioni politiche – e dall’altro il confronto con le anime più moderate del centrodestra con cui condivide l’appartenenza al Ppe, come lui stesso ha voluto sottolineare con la sua partecipazione al vertice di Malta di fine marzo. Con Parisi sembra non si parlino da novembre scorso, ma nei pour parler di alcuni berlusconiani che nutrono stima per l’ex direttore generale di Confindustria non si esclude che possano incontrarsi di nuovo a ridosso delle politiche.


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