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Salvini e lo sgambetto alla Meloni su Bertolaso

Bertolaso

Dopo Forza Italia che ha proposto il suo nome, anche Matteo Salvini ha annunciato la sua preferenza per l’ex capo della Protezione civile in vista delle prossime elezioni romane. Rimangono, però, da convincere Fratelli d’Italia e Giorgia Meloni che nella capitale si gioca un pezzo non irrilevante della sua partita nazionale per la leadership

Da oggi Guido Bertolaso è un po’ più vicino alla candidatura a sindaco di Roma per il centrodestra. Il suo nome – sul quale nelle ultime settimane c’era stato un brusco rallentamento – è stato rilanciato con forza, ieri sera, da Matteo Salvini. “Mi piace molto il suo approccio pragmatico e concreto, ne parleremo con gli alleati”, ha affermato il leader della Lega ospite di Mario Giordano a Fuori dal coro, su Rete 4. Una presa di posizione netta che non lascia troppo spazio ai dubbi: anche Salvini si è iscritto ufficialmente alla lista dei sostenitori dell’ex capo della Protezione civile che comprende già, com’è noto, Silvio Berlusconi e Forza Italia tutta.

“Avere uno che risolve emergenze come Bertolaso, che ripulisce e riordina Roma, a me darebbe garanzie”, ha aggiunto ancora il segretario leghista per non correre il rischio di essere frainteso. Parole arrivate poche ore dopo quelle, altrettanto chiare, pronunciate da un altro esponente della coalizione di centrodestra, l’azzurro Maurizio Gasparri che tradizionalmente, anche per ragioni di provenienza geografica, si occupa della capitale per il partito guidato dal Cavaliere. “Mi auguro che il candidato civico del centrodestra sia Bertolaso”, ha sottolineato – intervistato da Claudio Brachino per l’agenzia di stampa Italpress – il senatore ed ex ministro delle Comunicazioni. Che sibillino ha anche aggiunto: “Poi c’è anche il nome di Giorgia Meloni come candidato politico”.

Eccola, la questione politica che sta bloccando per ora nel centrodestra la scelta del candidato sindaco a Roma è tutta in queste due dichiarazioni di Salvini e Gasparri, dalle quali emergono i due aspetti principali della vicenda. Il primo è la freddezza di Fratelli d’Italia sul nome di Bertolaso (qui la nostra recente intervista a Chiara Colosimo). I dubbi di Meloni sono noti: a suo avviso, l’ex capo della protezione civile sarebbe un ottimo sindaco ma non necessariamente un candidato vincente. Ergo, c’è il rischio che perda.

La questione, però, è un po’ più complessa e chiama in causa anche i rapporti di forza all’interno del centrodestra nel quale da un anno il partito di Meloni continua a macinare consensi a discapito della Lega. Le due forze politiche sono ancora lontane – secondo Swg il Carroccio si attesta, al momento, al 23,2% delle preferenze mentre Fratelli d’Italia, in crescita, al 17,2 – ma la distanza si sta via via assottigliando sempre di più.

In questo contesto la scelta del candidato sindaco di Roma serve in parte anche a misurare l’assetto più generale della coalizione, tanto più nella capitale dove la tradizione politica di destra, fin dai tempi del Movimento sociale italiano e poi di Alleanza Nazionale, è ben radicata.

Meloni e i suoi, in qualche modo, rivendicano dunque il diritto di avere l’ultima parola a Roma, anche eventualmente a costo di proporre un candidato politico – nonostante l’indicazione civica emersa dal tavolo di coalizione convocato in pianta stabile dopo la sconfitta del centrodestra alle ultime regionali – per dimostrare agli alleati che Fratelli d’Italia ha una classe dirigente radicata sul territorio, a partire dalla città eterna, e pronta a governare.

Un proposito che però si scontra con il secondo aspetto della faccenda, sollevato da Gasparri. Ovvero, Forza Italia e Lega sarebbero anche disposte a riconoscere a Fratelli d’Italia una sorta di priorità su Roma, a una condizione però: che a candidarsi a sindaco sia la stessa Meloni.

Appunto, l’opzione politica alternativa alla scelta civica. Solo che la presidente di Fdi non ci pensa minimamente a candidarsi nella capitale, convinta – forse a ragion veduta – di potersi giocare rilevanti chance di leadership della coalizione in vista delle prossime elezioni politiche nel caso in cui alle urne si materializzasse il sorpasso ai danni della Lega.

Visto che ha rifiutato di correre – è il ragionamento degli alleati – ha perso anche il diritto di influenzare più degli altri la scelta. Dunque, secondo questo schema, nessuna candidatura politica, in linea con quanto avverrà nelle altre quattro principali città che teoricamente andranno al voto la prossima primavera: ossia Torino, Milano, Bologna e Napoli.

Da qui ecco di nuovo fare capolino il nome di Bertolaso, che tra i civici di area sondati nella città eterna, secondo Forza Italia che lo ha proposto e Salvini che ora si è definitivamente convinto, sarebbe il migliore.

Resta però da convincere Meloni, i cui dubbi derivano anche da quanto successe nel 2016 quando l’ex capo della protezione civile si candidò a sindaco di Roma per il centrodestra, salvo poi ritirarsi perché di fatto mollato da tutte le forze politiche (Lega e Fratelli d’Italia sostennero la candidatura proprio di Meloni, mentre Berlusconi tentò la carta Alfio Marchini).

Di certo, comunque, sembra si possa dire che ogni giorno che passa senza che vi sia un’apprezzabile novità avvicini un po’ di più Bertolaso alla candidatura. Le lancette che corrono sono un suo alleato, così come l’apparente assenza di candidati alternativi altrettanto autorevoli. E poi, appunto, due partiti su tre della coalizione hanno già scelto lui.

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