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Perché la Russia fa uscire tutti i sottomarini della Flotta del Mar Nero?

Non era mai successo che contemporaneamente tutti i sottomarini della Flotta del Mar Nero prendessero il largo. Mosca manda un messaggio, soprattutto a uso interno: accerchiata dalla Nato, davanti alle pressioni di Washington, Putin ricorre a un giorno simbolico per mostrare i muscoli

Per la prima volta tutti i sottomarini russi della Flotta del Mar Nero sono stati fatti uscire dalle loro basi e messi in mare aperto: un evento “senza precedenti” dice il comandante Anatoly Varochkin (capo della flotta con cui la Russia nei teatri di Caucaso, Mediterraneo Balcani e Medio Oriente). Impossibile non inserire quanto accaduto all’interno di un contesto complesso che si muove attorno alla Russia in questi giorni.

Innanzitutto c’è il Killer-affaire: Mosca ha reagito all’intervista in cui Joe Biden ha annuito mentre il giornalista George Stephanopoulos definiva Vladimir Putinun killer”. Risposta diplomatica (ritiro dell’ambasciatore a Washington) e narrativa, con il capo del Cremlino che augura “buona salute” all’americano. Nella realtà è molto probabile che “Putin è meno arrabbiato dei suoi fan italiani”, come ha scritto su queste colonne Gregory Alegi, e soprattutto a considerato quanto aggiunto da Giampiero Massolo sempre su Formiche.net: “La Russia non è più una potenza sistemica, anche se qualcuno dalle nostre parti non vuole capirlo”.

Biden ne è invece consapevole. Tuttavia il Cremlino ha usato la questione per cercare di rafforzare la presa interna (da un po’ meno vigorosa, e le parole di Biden si insinuano in quelle faglie interne alla Russia) usando il classico proxy del nemico esterno.

Poi c’è stata la linea dura calcata nuovamente a riguardo del gasdotto Nord Stream 2: “Questa pipeline è un progetto geopolitico russo che vuole divider l’Europa e indebolire la sicurezza energetica europea”, ha scritto in una nota il Dipartimento di Stato, andando contro il progetto, ormai praticamente ultimato, con cui Mosca si collegherà alla Germania usando la rotta settentrionale – e dunque tagliando i passaggi ucraini.

Da tenere in considerazione che (come qui analizzato da Gabriele Carrer) queste prese di posizioni contro la Russia possano essere state usate dagli Stati Uniti per deviare l’attenzione da quanto accadeva a Anchorage, dove i funzionari Usa vedevano i cinesi per la prima volta nell’era Biden (e le cose non sono andate benissimo).

Se questo è comunque il contesto per così dire più politico, non può essere sottovalutato quello militare – altrettanto strategico. Mentre i sottomarini russi vengono messi in acqua, 18 navi da guerra della Nato, dieci aerei e 2400 truppe, si esercitano davanti alla Romania, usando come porti-scalo sia quelli turchi che georgiani nel Mar Nero. L’esercitazione si chiama “Sea Shield” ed è una manovra annuale: solitamente riceve attenzioni meno spettacolarizzate da parte di Mosca, ma stavolta il contesto era ottimale per lanciare una missione di propaganda fuori dalla quota periscopio.

L’affondo di Biden, le pressioni sul Nord Stream 2 e quelle attorno al vaccino Sputnik V (da aggiungere, chiaramente). I caccia che dalla “USS Eisenhower”, che attualmente si trova nel Mediterraneo, hanno sorvolato il Mar Nero (dove si trova a transitare dalla mattina di oggi, sabato 20 marzo, anche il cacciatorpediniere “USS Thomas Hudner” del gruppo da battaglia dell’Eisenhower). Per Mosca certe presenze sul fianco orientale della Nato rimarcano un problema strategico, una sindrome di accerchiamento (per molti aspetti legittimabile).

Da non farsi sfuggire altri due dettagli: il primo, il “Rostov sul Don”, un Classe Kilo russo è da giorni in giro per il Mediterraneo, dove ha approfittato di un viaggio di ritorno da un cantiere nel Baltico (dove si trovava per ragioni di routine) per sbirciare tra le esercitazioni Nato. L’uscita in mare si potrebbe collegare a una contromossa davanti al dispositivo (anche questo abbastanza routinario, ma stavolta più spinto sui media) che l’alleanza ha messo in atto per tracciarlo.

Secondo dettaglio non da poco: ieri la Russia celebrava la “Giornata del sottomarino”, ricordando quando 115 anni fa, per decreto dell’imperatore russo Nikolay II, la flotta dei sommergibili entrò a far parte della marina russa. Altra occasione perfetta per spingere la narrazione patriottica a uso interno: i nostri sottomarini escono in mare nella festa e davanti alla presenza dei nemici, è il messaggio evidente.


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