Conversazione con l’ex deputata e sottosegretaria alla Cultura, Lorenza Bonaccorsi, che si candida a guidare il municipio del centro storico: “Il Partito democratico ha candidato il ministro uscente dell’Economia, altro che scelta difensiva. Non saremo solo il partito della Ztl, i nostri candidati lo dimostrano”. Il decentramento amministrativo e la riforma di Roma Capitale tra le priorità
La prossima tornata di elezioni amministrative in programma il 3 e il 4 ottobre, la corsa per il Campidoglio che si preannuncia all’ultimo voto, la sfida nella sfida che si giocherà nei municipi della capitale e che la vede schierata nel primo. A poco più di 20 giorni dall’appuntamento con le urne, Formiche.net ha intervistato Lorenza Bonaccorsi, l’esponente dem che si candida a guidare il territorio del centro di Roma.
“Mettersi al servizio di questa, che è la mia città, è sempre stato il mio sogno”, ha commentato l’ex deputata e sottosegretaria alla Cultura del secondo governo guidato da Giuseppe Conte. “È qui che siamo nate io e mia figlia, è qui che ho lavorato fin dall’inizio della mia carriera”, ha raccontato ancora Bonaccorsi. Che poi ha spiegato: “Lo stato di degrado causato dall’amministrazione Cinquestelle ha fatto il resto: mi ha convinto della necessità di impegnarmi in prima persona per provare a migliorare le cose e far tornare Roma la città più bella del mondo”.
Bonaccorsi, nel primo municipio, però, il Pd ha continuato a governare anche negli anni dei pentastellati in Campidoglio. Se dovesse vincere, governerà in continuità con l’amministrazione municipale uscente?
Negli ultimi cinque anni – con la presidente uscente Sabrina Alfonsi, che alle comunali del 3 e 4 ottobre guiderà la lista Pd a Roma – questo municipio è stato costretto a difendersi dalle politiche varate a livello centrale e a contenere l’impatto delle decisioni assunte dalla giunta comunale, i cui effetti si sono inevitabilmente sentiti in tutta la città. E ha fatto un grandissimo lavoro. Anche per questo sono convinta che si debba garantire molta più autonomia ai municipi: per limitare le ingerenze del Campidoglio e accrescere il potere dei mini-sindaci e delle loro squadre.
Se dovesse vincere, si batterà per avere più decentramento amministrativo?
Si tratta di un punto fondamentale, come afferma anche il nostro candidato Roberto Gualtieri – con il quale ho condiviso l’impegno al governo e pure gli anni di liceo al Visconti – che ha promesso di dedicare al tema la sua eventuale prima delibera da sindaco di Roma. Badate bene, non è solo un questione di potere ma anche di risorse e di personale.
Altro personale?
Certamente, a livello municipale ce n’è assoluto bisogno per migliorare il funzionamento degli uffici amministrativi.
Lo stesso tema, quello dei poteri e delle risorse, che si pone pure a Roma?
Argomento assolutamente cruciale, di cui in questa fase si discutendo in Parlamento: posso assicurare che sul punto ci faremo fortemente sentire, tutti e con convinzione. È tempo che la questione romana venga affrontata e risolta. Semplicemente, Roma deve essere messa nelle stesse condizioni delle altre più importanti capitali europee e mondiali.
La riforma di Roma Capitale e quella sull’autonomia dei municipi vanno di pari passo? Non ci può essere la seconda senza la prima?
La riforma dello status giuridico di Roma Capitale non potrebbe non impattare sul ruolo dei municipi ma, aggiungerei, anche della città metropolitana e della regione. Pensi solo che il primo municipio di Roma è grande come la città di Trieste. Come si può pensare che i presidenti riescano davvero a incidere su un territorio così vasto senza avere gli strumenti necessari? Serve un’autentica rivoluzione amministrativa.
Il primo municipio, visto il patrimonio culturale che ospita, contribuisce a rappresentare Roma all’estero. Su questo le chiedo: c’è stato un cambio di marcia a livello capitolino? Dal no alle Olimpiadi siamo arrivati alla candidatura a Expo 2030.
Sinceramente credo che questo presunto risveglio internazionale da parte dell’attuale amministrazione sia fuori tempo massimo. Sui Giochi Olimpici del 2024 abbiamo fatto una figuraccia mondiale. Qualche giorno fa è venuta a salutarci la sindaca di Barcellona, Ada Colau, che ci ha raccontato come in questi anni, in tutti i tavoli e in tutte le reti internazionali in cui siedono le grandi città, Roma non ci sia mai stata. Da questo punto di vista stendiamo un velo pietoso su quanto è accaduto nell’ultimo quinquennio e voltiamo pagina.
Ritiene che questo aspetto, appunto collegato a quello archeologico e culturale, possa rappresentare una delle sue principali sfide nel caso dovesse avere la meglio alle elezioni?
Il ruolo del primo municipio, ovviamente, sarà molto importante sotto questo profilo. Anche perché ritengo che pure da questo punto di vista l’amministrazione uscente abbia fatto troppo poco: la cultura deve tornare al centro delle politiche del Campidoglio, che dovrà coordinarsi molto di più con il municipio e con il ministero della Cultura guidato da Dario Franceschini.
Bonaccorsi, come sa in molti accusano il Pd di essere diventato il partito delle Ztl. Da candidata presidente del municipio del centro storico di Roma, la Ztl per eccezione potremmo dire, cosa ne pensa?
Vedo tanti municipi diversi dal centro storico con candidati molto preparati e competenti. Il lavoro che abbiamo fatto in questi anni sono convinta si vedrà anche fuori dalla Ztl.
Confida, dunque, in un’inversione di marcia dopo le ultime comunali del 2016 che hanno rappresentato un po’ l’annus horribilis del centrosinistra a Roma?
Ne sono convinta. Da allora di cose ne sono successe: c’è stata la segreteria di Nicola Zingaretti che ha contribuito a rimettere in carreggiata il partito e a Roma c’è stato un percorso politico, anche faticoso, di opposizione a questa amministrazione che gli elettori romani sapranno apprezzare alle urne.
Lei ha condiviso un pezzo di strada con esponenti politici come Roberto Giachetti e Luciano Nobili poi passati in Italia Viva e ora al fianco di Carlo Calenda. A questo proposito le chiedo: sostiene Gualtieri e non Calenda solo perché è stata questa la scelta del Pd?
No, ma perché mi riconosco pienamente nella candidatura di Gualtieri. Gli esponenti politici a cui si riferisce hanno fatto ben prima scelte diverse: hanno lasciato il Partito democratico e adesso, in fondo anche coerentemente con quella decisione, hanno deciso di sostenere Carlo Calenda. Non giudico la loro decisione, che ovviamente non posso condividere, ma rivendico fortemente la mia.
Ma perché, Bonaccorsi, un riformista dovrebbe votare Gualtieri e non Calenda?
Semplice, perché Roberto è il miglior candidato in campo: ha tutte le carte in regola, la capacità amministrativa e la solidità per svolgere questo ruolo nel migliore dei modi. Sono sicura che rappresenti il meglio del riformismo del Pd.
Sta dicendo che a suo avviso, soprattutto all’inizio, la candidatura di Gualtieri è stata in qualche modo sottovalutata dagli esperti e dai media?
Direi di sì. Il Partito democratico ha candidato il ministro uscente dell’Economia. Voglio dire, più di così cosa doveva fare? Di sicuro non una scelta difensiva come alcuni hanno commentato.
A quel tempo, ricordiamolo, c’era la concreta possibilità di candidare Nicola Zingaretti. Non sarebbe stato meglio a suo avviso?
Zingaretti stava facendo e sta continuando a fare benissimo il presidente della Regione. Un ruolo importantissimo evidentemente, a maggiore ragione in un momento così difficile, nel pieno della campagna vaccinale. La sua è stata un’enorme assunzione di responsabilità.
Senta ma all’indomani dell’ufficializzazione della candidatura di Gualtieri lei fu protagonista di un tweet che molti interpretarono di critica verso l’ex ministro dell’Economia. Non era così allora?
Io contestavo la tempistica, ovvero che le nostre scelte fossero state ufficializzate solo dopo la presa di distanza e il no da parte dei Cinquestelle. Il tema di Gualtieri era già in campo, secondo me avremmo dovuto sostenerlo da subito con più convinzione invece di aspettare. In quell’occasione siamo stati troppo prudenti, ma l’importante è che ora Roberto sia il nostro candidato.
Per come si è messa la situazione, il centrosinistra potrebbe uscire vincitore dalle prossime amministrative, almeno in quelle che si terranno nelle città più importanti. Come se lo spiega?
Io dico solo una cosa: che in un momento nel quale tutti i sondaggi e i commentatori parlano di un centrodestra fortissimo e quasi imbattibile, il centrosinistra potrebbe addirittura vincere in tutte o quasi le maggiori città al voto. Mi pare una notizia clamorosa. La conferma, a mio avviso, che il Pd è in grado di schierare la migliore classe dirigente, a livello locale e non solo. E la qualità in politica alla fine paga sempre.
Bonaccorsi, è davvero così ottimista in vista delle prossime comunali di inizio ottobre?
Direi più semplicemente realista.