Skip to main content

Dove soffia il vento della sostenibilità. Transizione ecologica e tutela del paesaggio

La produzione di energia elettrica dal vento nel nostro Paese è aumentata notevolmente nell’ultimo ventennio, in particolare dal 2007 in poi, grazie all’introduzione nel corso degli anni di incentivi economici e misure di semplificazione per la realizzazione di nuovi impianti. Per fare ancora di più occorre però snellire ulteriormente la burocrazia. La Puglia è la regione leader in Italia

La capacità di produzione di energia eolica dovrebbe aumentare in Italia del 46,2% entro il 2025 e del 77% entro il 2030. Un obiettivo già di per sé rilevante e reso ancora più ambizioso alla luce dell’ulteriore incremento dell’obbligo di riduzione delle emissioni dal -40% al -55 rispetto ai livelli del 1990 come previsto dal nuovo Green Deal europeo. La produzione di energia elettrica dal vento nel nostro Paese è aumentata notevolmente nell’ultimo ventennio, in particolare dal 2007 in poi, grazie all’introduzione nel corso degli anni di incentivi economici e misure di semplificazione per la realizzazione di nuovi impianti. L’ultima fotografia sulla capacità di produzione di energia eolica in Italia rileva la disponibilità di 10,9 GW di potenza al 2020, in aumento del 304% se guardiamo al 2007 ma soltanto del 2,1% rispetto all’anno precedente. Nonostante in poco più di un decennio la potenza di generazione eolica italiana sia più che triplicata, per centrare gli obiettivi europei di decarbonizzazione è necessario che nei prossimi anni la capacità di produzione elettrica dal vento cresca a un ritmo esponenziale, anche a causa del rallentamento degli ultimi anni.

Sono questi alcuni dei dati principali che emergono dal Policy Brief dal titoloDove soffia il vento della sostenibilità. Transizione ecologica e tutela del paesaggio in Italia” dell’Istituto per la Competitività (I-Com), il think tank presieduto dall’economista Stefano da Empoli. Secondo il documento, curato dal direttore dell’area energia Michele Masulli e dal team di ricerca dell’istituto, sebbene l’attenzione alle rinnovabili sia aumentata negli ultimi anni, il mix energetico italiano è ancora caratterizzato da una quota molto significativa di fonti termiche, che continuano a rappresentare il 53% del totale della capacità di produzione di elettricità. Quanto invece all’eolico, a dicembre 2020 contava solo per il 9% della potenza di generazione in Italia (comunque in crescita di 3,4 punti percentuali rispetto al 2011). In sintesi, nel 2020 il 67% dell’energia elettrica è stata prodotta da fonti termoelettriche, mentre l’eolico ha rappresentato una quota del 7% sul totale (mentre nel mix elettrico europeo ha raggiunto il 15%).

A proposito della distribuzione degli impianti di produzione di energia eolica sul territorio nazionale, va rilevato come la maggior parte si trovi nel Mezzogiorno, anche in virtù di condizioni del territorio favorevoli. La regione che traina la classifica è la Puglia, che con 1.176 impianti e 2.643 megawatt installati può vantare oltre il 24% della capacità di produzione totale italiana, seguita da Sicilia (1.925), Campania (1.743), Basilicata (1.293), Calabria (1.187) e Sardegna (1.087). Insieme detengono il 90,6% della potenza totale degli impianti del Paese.
Il Policy Brief, tuttavia, sottolinea il ritardo italiano nell’installazione di nuova capacità eolica, oltre che fotovoltaica. Un dato di fatto confermato pure dagli esiti (chiaramente deludenti) delle aste previste dal DM FER1 del 4 luglio 2019, che hanno mostrato una progressiva diminuzione sia della potenza assegnata che della riduzione percentuale sulla tariffa di riferimento, con conseguente aumento dei prezzi medi. Si tratta di una situazione a cui contribuiscono in misura significativa i ritardi nei procedimenti autorizzativi, che limitano fortemente l’installazione di nuovi impianti.

A tal proposito, dunque, andrebbero garantite tempistiche certe con l’allineamento alla normativa europea, per la durata massima di due anni nel caso di nuovi progetti e di uno per gli interventi di repowering. Inoltre, sarebbe opportuno uniformare le politiche di incentivo e rimuovere le penalizzazioni rispetto alle opere di repowering, così da consentire un level playing field. “Oggi più che mai è necessario mettere mano a un’importante opera di snellimento burocratico e di semplificazione procedurale, dando vita a un quadro regolatorio e normativo stabile, certo e coerente”, ha evidenziato  Masulli. Che ha poi continuato: “Solo in questo modo potremmo avere la possibilità effettiva di conseguire i traguardi della decarbonizzazione, che oggi sarebbero raggiunti con diversi decenni di ritardo, rispettando allo stesso tempo i principi della tutela ambientale”.

Ciò che occorre, in sintesi, concludono gli analisti I-Com, è fare uno scatto in avanti: per raggiungere i target fissati, bisognerà quadruplicare i volumi di nuove installazioni rispetto al trend degli ultimi anni e, al contempo, ridurre di almeno due terzi gli iter autorizzativi. Una mossa che richiede senza dubbio un cambio di passo.

L’Italia corre, ma bollette e Patto di Stabilità sono un rebus

 


×

Iscriviti alla newsletter