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Putin, la strana idea dei mandanti dei terroristi e i problemi rimossi. La riflessione di Cristiano

Bisogna evitare errori che diventano boomerang seminando odio sullo strisciante modello “credenti buoni contro credenti cattivi” e soprattutto è necessario prosciugare il pantano della clandestinità criminale. La riflessione di Riccardo Cristiano

“Cosa fa la cantatrice calva?”. A questa domanda, che pone in una delle sue più note commedie, il testo di Eugène Ionesco offre questa risposta: “Si pettina”. Ritenuto il padre del teatro dell’assurdo, Ionesco per alcune pagine di questa guerra tremenda sembra abitare al Cremlino. Se così fosse la sua commedia dell’assurdo sarebbe cominciata con l’invasione dell’Ucraina da parte di Putin, l’ex agente dei servizi segreti che tramite i suoi servizi segreti si convinse che tutto sarebbe finito in poche ore: una passeggiata.

È stata la prima scena assurda di questa immane tragedia, che è stata seguita da quella della rivolta del cuoco, Evgeni Prigozhin, quel sorprendente Jago – pessima riproduzione del personaggio dell’Otello di Shakespeare- rivoltatosi contro di lui per fermarsi a pochi chilometri dal punto d’arrivo del suo tentativo di golpe, per poi essere ucciso.

Successivamente un gruppo di terroristi dello Stato Islamico del Khorasan ha pianificato e realizzato una strage a Mosca. I servizi segreti americani, non sappiamo come, però hanno captato notizie al riguardo e con giorni d’anticipo, informati i colleghi russi che hanno riferito al capo supremo. Lui è andato in televisione a parlare di intimidazione. Ma la strage poi è arrivata, annunciata.

I responsabili avrebbero poi tentato la curiosa via di fuga attraverso le linee del fronte, di solito ben presidiate dai militari. Anche ammesso che qualcuno li aspettasse, bisognava pur sempre arrivarci, e viaggiando con la stessa auto con cui si è andati a compiere la strage… Comunque subito è emerso che si trattava di tagicki, dai chiari tratti somatici, alcuni con passaporto.

I loro volti confermano le origini, ma ora Putin ammette quasi controvoglia che loro sono i responsabili, ma dice ai russi che a lui interessa trovare i mandanti. E dopo poche ore i suoi servizi segreti li trovano: l’Ucraina, con la complicità dei servizi di Stati Uniti e Gran Bretagna. Servirà a qualcosa ricordare che per tanti anni Putin ci ha raccontato, non certo da solo, che i terroristi sono un’emergenza globale, non sicari?

Non ha alcun valore la mia opinione su questo, non ho competenze al riguardo. Ma se Putin volesse davvero dare la caccia ai “mandanti” dovrebbe partire – come sempre – dai soldi: chi finanzia questi gruppi? E, chi lo fa, come riesce a riempirli di soldi? Attraverso quali canali? La sua creatura cui accennavamo, il Gruppo Wagner guidato nel mondo da Prigizhin, poteva dare molto risposte al riguardo. Ma non si può parlare di questo senza ricordarsi di bin Laden. Anche l’America fu colta impreparata dall’azione impensabile dell’11 settembre. Ma bin Laden, hanno sostenuto alcuni, era ben noto alla Cia: non so se via vero, ma visto quanto era accaduto in Afghanistan ai tempi dei mujaheddin chi può proprio escluderlo? Però Washington non cercò il burattinaio di bin Laden. Di più, il primo leader straniero a parlare con George W.Bush l’11 settembre 2001 fu Vladimir Putin, che doveva trovare conferma della sua linea sulla necessità della guerra al terrorismo, da lui avviata in Cecenia; solo la partnership russo-americana poteva sconfiggere quella minaccia globale. Nessun mandante veniva cercato al tempo.

I complotti molte volte esistono davvero, ma si possono anche inventare; quello da indagare con certezza e prosciugare sarebbe invece il pozzo della sfuggente clandestinità relazionale, vera bombola vitale per i terroristi. Questa strada ci porterebbe a prendere atto che esiste un’oscura cloaca nella quale pezzi d’intelligence, terrorismi, narcotrafficanti, trafficanti d’armi, trovano il modo di banchettare quotidianamente. C’è una letteratura al riguardo.

È stata la guerra al terrorismo il modo migliore per sconfiggerli? Scontato citare i casi afghano e iracheno per chi non la pensa cosi. In Afghanistan ci si è dovuti mettere d’accordo per il ritorno dei talebani, l’Iraq di fatto è scivolato nelle mani delle milizie filo iraniane. Ma è meglio fare l’esempio dell’oggi, neanche quello della Cecenia, finita in mano a Khadirov: Putin ne ha fatte diverse e gravissime nel Caucaso, ma ora l’azione terrorista non vien presentata come una risposta a quei massacri: questo lo scriviamo noi, i terroristi nella loro rivendicazione dicono di aver colpito “i cristiani”, la Russia cristiana. È evidente l’intento: attribuire ai cristiani le ritorsioni contro i tagiki e altri popoli centro asiatici a maggioranza musulmana, di cui le cronache ci parlano. È così che la loro ideologia si rafforza.

Per combattere il terrorismo dovremmo dunque evitare errori che diventano boomerang seminando odio sullo strisciante modello “credenti buoni contro credenti cattivi” e soprattutto prosciugare il pantano della clandestinità criminale, nel quale si vedono narcotrafficanti (alle volte vestiti da capi di Stato), veri responsabili della tratta di esseri umani, mercanti di armi, e pezzi – conformi o deviati – di questi famosi servizi d’intelligence o segreti.

La ricerca putiniana dei mandanti mi sembra avere altre finalità. Oggi invece sarebbe l’ora di negoziare la pace per tornare a capirsi e curare i guai del mondo, che non sono pochi e per liberarsi dai quali servirebbe anche la Russia.

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