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Guerra delle grucce, la sfida all’industria clandestina cinese a Prato raccontata da Angioli

Di Matteo Angioli

A Prato c’è un’industria dell’abbigliamento di natura clandestina, che viola norme su ordine pubblico, lavoro, fiscalità, con negative conseguenze per occupazione, finanza pubblica e, sotto il profilo reputazionale, per il Made in Italy nel suo insieme. Un fenomeno di contraffazioni che fonti stampa descrivono come sempre più esteso e inquietante. L’intervento di Matteo Angioli, segretario del Global Committee for the Rule of Law

Acquisisce visibilità e rilevanza nella stampa, non solo italiana ma francese ed europea, la piaga di un sistema produttivo illegale che, dopo molti anni, ha trovato un forte radicamento in particolare a Prato. Si tratta di una industria dell’abbigliamento di natura clandestina, che viola norme su ordine pubblico, lavoro, fiscalità, con negative conseguenze per occupazione, finanza pubblica e, sotto il profilo reputazionale, per il Made in Italy nel suo insieme.

Un fenomeno di contraffazioni che fonti stampa descrivono come sempre più esteso e inquietante soprattutto a seguito di una serie di gravi episodi di violenza, accaduti nell’arco degli ultimi due anni prevalentemente nella città di Prato.

Corriere della Sera, Panorama, Il Tirreno e La Nazione hanno riportato assassinii, aggressioni e incendi dolosi (proprio la notte scorsa è scoppiato un nuovo rogo) legati alle attività illecite che coinvolgono imprenditori cinesi. Episodi talmente gravi e ricorrenti, avvenuti in particolare a febbraio, luglio e ottobre 2024, che non passano più inosservati nemmeno alla stampa internazionale.

Recentemente, Le Monde ha dedicato ampio spazio alla guerra in atto per il dominio del mondo del tessile basato sul contrabbando di prodotti che giungono in Italia senza pagare l’Iva solo per ricevere l’apposizione dell’etichetta “Made in Italy”. Una rete sempre più estesa che, secondo il quotidiano francese, coinvolge zone di smistamento come Roma, Milano, il porto di Gioia Tauro, Fuenlabrada in Spagna e Seine Saint-Denis in Francia.

Per descrivere il clima sempre più pesante che si respira a Prato, Le Monde evoca una “guerra delle grucce”. Nella città toscana è infatti presente da decenni una delle principali comunità cinesi; ben radicata nell’industria tessile, essa esercita un’influenza che, al Corriere della Sera, il Procuratore di Prato non esita a definire “rampante in tutta Italia e si avvale di una solida rete estera”.

Per poi aggiungere che la criminalità cinese “ha conquistato spazio significativo e ha rapporti con altre realtà criminali: con la ‘ndrangheta, la Camorra, la Sacra Corona Unita. Si relaziona anche con esponenti di gruppi criminali albanesi”. Un sistema che assomiglia sempre più a quello del commercio illegale di stupefacenti, ma senza la droga come prodotto in vendita.

Le Monde cita un’operazione della Guardia di Finanza condotta lo scorso giugno che ha portato alla scoperta di tre milioni di abiti contraffatti e macchine da cucire in grado di produrre 85.000 giacche in una sola giornata. Un traffico assai remunerativo dunque che si sorregge su un sistema di schiavitù.

Ci troviamo di fronte ad un cancro che attacca su due fronti. Il primo è quello di una ridotta sicurezza dei cittadini che vivono zone soggette a faide e regolamenti di conti in stile mafioso. Il secondo è quello del danno inflitto alla produzione manufatturiera e al tessuto economico italiano con la contraffazione e il contrabbando. È una sfida ardua da affrontare ma necessaria, per evitare di andare incontro a conseguenze sempre più negative e di correre il rischio di infrazione sul mantenimento degli impegni comunitari sul Made in Italy.

Nel 2023 infatti, la Commissione europea ha predisposto un nuovo strumento per contrastare le distorsioni che compromettono la parità di condizioni nel mercato interno. Si tratta del Foreign Subsidies Regulation che, per quanto miri ad eliminare le distorsioni dovute a sovvenzioni estere, conferisce all’Ue un margine di manovra per poter garantire parità di condizioni per tutte le imprese che operano nel mercato unico.

 


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