È iniziata Talisman Sabre 2025, la più grande esercitazione mai svolta in Australia. Le manovre, guidate da Australia e Stati Uniti, mirano a rafforzare le capacità congiunte e a inviare un chiaro segnale di deterrenza nell’Indo-Pacifico. Proprio mentre Albanese vola in Cina
Nelle scorse ora ha ufficialmente avuto inizio l’edizione 2025 dell’annuale esercitazione “Talisman Sabre”, ad oggi la più grande esercitazione militare mai condotta in territorio australiano. Oltre 35.000 militari provenienti da diciannove diversi Paesi prenderanno parte alle esercitazioni, sotto la leadership di Australia e Stati Uniti, con l’intento di rafforzare le capacità di risposta rapida degli alleati e inviare un chiaro segnale di deterrenza nella regione dell’indo-pacifico.
L’esercitazione toccherà diverse regioni del territorio australiano (Queensland, Northern Territory, Western Australia, New South Wales e Christmas Island), e per la prima volta si estenderà anche in Papua Nuova Guinea. All’interno di questo vasto teatro operativo si muoveranno le forze congiunte di Canada, Regno Unito, Giappone, India, Germania, Francia, Nuova Zelanda, Corea del Sud, Paesi Bassi, Indonesia, Norvegia, Thailandia, Filippine, Singapore, Tonga, Fiji e Papua Nuova Guinea, con la presenza di osservatori provenienti da Malesia e Vietnam.
Le manovre includono esercitazioni anfibie, l’occupazione simulata di aeroporti strategici), l’installazione di basi avanzate e complesse operazioni di fuoco congiunte. Sul piano tecnologico e operativo, spicca anche il lancio in live-fire del sistema Himars da parte dell’Australian Army: si tratta della prima volta che Canberra utilizza in esercitazione reale questi sistemi di artiglieria a lungo raggio, recentemente acquisiti dagli Stati Uniti.
Sul versante logistico, è da notare il fatto che in questo contesto Stati Uniti, Giappone e Australia hanno firmato a bordo della Uss America un accordo trilaterale volto a migliorare l’interoperabilità nelle operazioni di rifornimento e riarmo, in particolare durante situazioni di crisi. Si tratta del primo accordo di questo tipo siglato tra le tre marine.
L’esercitazione non passerà certo inosservata. Ci si aspetta infatti che la Cina, come in tutte le edizioni dal 2017, mobiliti navi di sorveglianza (ma anche asset satellitari, come già avvenuto in passato) per monitorare le fasi marittime delle operazioni. “Sarebbe molto strano se non lo facessero anche quest’anno”, ha dichiarato il ministro australiano per l’industria della difesa, Pat Conroy. Al momento, secondo le autorità australiane, Pechino non ha ancora iniziato attività di osservazione, ma i preparativi sarebbero in corso.
Queste esercitazioni hanno luogo in concomitanza con il viaggio del primo ministro australiano Anthony Albanese in Cina, dove incontrerà il presidente Xi Jinping. Albanese ha precisato che il tema della sorveglianza cinese non sarà oggetto di discussione a Pechino: “Non sarebbe nulla di insolito. Continuerò a difendere gli interessi nazionali australiani, come ho sempre fatto”. Il viaggio del leader australiano è volta a portare avanti il processo di distensione tra Pechino e Canberra, dopo che negli anni scorsi le tensioni tra i due attori avevano raggiunto un picco negli ultimi dieci anni. “A prescindere dall’evoluzione del panorama internazionale, dovremmo mantenere questa direzione generale senza riserve”, ha detto Xi riguardo alla nuova direzione diplomatica perseguita dai due Paesi, riconoscendo che i legami Cina-Australia sono “risorti dalle battute d’arresto”.