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Sorrentino suggerisce (forse) una grazia in più. Scrive Nicotri

La storia del “Presidente verosimile ma rigorosamente inventato” da Paolo Sorrentino potrebbe rappresentare anche per qualcun altro “il pretesto per abbandonarsi a fuggevoli associazioni di idee” (W. Szymborska) attorno al concetto teologico di “grazia di Stato”, che merita ulteriori, ben più qualificati, approfondimenti. Il commento di Francesco Nicotri

Le recensioni, come le interviste, successive alla presentazione in anteprima mondiale de La Grazia, in concorso a Venezia 82, sembrano indicare la messa in scena, quasi certamente non voluta, da parte del regista premio Oscar, anche di una “grazia speciale”, la cui esistenza è stata testimoniata, tra gli altri, dall’“anti-divo” Giulio Andreotti. Si tratta della “grazia di Stato” (il Catechismo della Chiesa Cattolica utilizza il plurale, “grazie di stato”, richiamando la Sacra Scrittura, in particolare Rm 12, 6-8), ossia quel dono divino che accompagna “l’esercizio delle responsabilità della vita cristiana e dei ministeri in seno alla Chiesa” (CCC 2004). Nell’ottica cristiana, vuol dire che il Signore Dio quando chiama ad assumere un dato compito o un determinato servizio dà anche la grazia necessaria, le forze umane e spirituali particolari, per assolverlo.

Ora, se è evidente il ruolo dei “consiglieri” (la figlia su tutti), nelle anticipazioni giornalistiche non c’è alcun elemento che faccia pensare che l’immaginario Presidente della Repubblica del film, Mariano De Santis, sia stato sostenuto dalla “grazia di Stato” nell’affrontare i veri e propri dilemmi morali al centro della trama. Mentre, l’esperienza istituzionale di molti nostri capi dello Stato si è nutrita di essa, ha potuto fare affidamento – secondo una ricostruzione offerta da un articolo, di qualche anno fa, di Marco Follini – su tale “capacità di prendersi sulle spalle il carico di un Paese che non sempre è quello che corrisponde alla propria visione (e tantomeno ai propri difetti), ma che sempre merita di essere rispettato per la grande varietà di opinioni, interessi, sensibilità che un Presidente della Repubblica non deve mai cercare di comprimere, uniformare, ricondurre a sé e alla propria storia di parte”.

Insomma, la storia del “Presidente verosimile ma rigorosamente inventato” da Paolo Sorrentino, per il momento apprezzata soltanto attraverso il racconto della stampa, potrebbe rappresentare anche per qualcun altro “il pretesto per abbandonarsi a fuggevoli associazioni di idee” (W. Szymborska) attorno al concetto teologico di “grazia di Stato”, che merita ulteriori, ben più qualificati, approfondimenti, a partire dagli esempi di quei cattolici impegnati in politica che, come il Presidente Andreotti, hanno creduto in questa “grazia a caro prezzo” (D. Bonhoeffer).


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