È nato un nuovo ordine mondiale e i registi sono tre Paesi che insieme compongono oltre un terzo della popolazione mondiale e circa il 25% del Pil nominale globale. L’analisi di Biagino Costanzo
È essenziale innanzitutto fare una premessa necessaria. Oggi nulla è piu come prima, non è una frase fatta, banale, forse oggi, dove tutto corre veloce, non si coglie ancora la portata delle conseguenze, ma fra qualche tempo saranno tremendamente evidenti.
Con tutti i suoi mali che comunque accompagnano ogni mutamento umano e rivoluzione antropologica, il modello di un ordine mondiale messo su 80 anni fa dopo ben due guerre mondiali esplose sempre in Europa, ha garantito pace, benessere, sviluppo a milioni e milioni di persone. Quelle certezze che i popoli comunque avevano anche attraversando, rivoluzioni industriali, quelle per i diritti e poi l’avvento dei terrorismi, le lotte sindacali, pian piano sono svanite e ancora non vi è pienamente contezza.
La logica che applicavamo, i nostri padri e poi anche noi della generazione X, oggi, non ha piu valore, e bisogna però capirlo bene per poi intravedere dove siamo destinati, soprattutto per chi verrà dopo di noi.
Prima del crollo del muro di Berlino, ma il processo era iniziato ben prima, il mondo era diviso in due blocchi, lo sappiamo e molti di noi avevano creduto che con la fine della cortina di ferro tutto sarebbe stato migliore, come logica dettava. Purtroppo, a una svolta epocale non è seguita una profonda revisione globale con le conseguenti riforme necessarie per amalgamare sentimenti, usi, costumi, tradizioni di due mondi davvero diversi. L’Europa è sempre stato il partner privilegiato degli Stati Uniti , alleati di ferro in questi 80 anni e allo stesso tempo pur garantendo, non smentibile, libertà, forse troppa, benessere e sviluppo generalizzato, a confronto innanzitutto dei paesi dell’est europeo vissuti sotto l’egemonia sovietica, hanno commesso immensi errori, prima di tutto , appunto, dare tutto per scontato e con classi dirigenti sparsi qui e li a rincorrere solo il facile consenso, insomma sono spariti gli statisti e sono arrivati i populisti, equamente divisi a sinistra, destra e centro.
Si sono tutti distratti mentre l’altra parte del mondo si organizzava.
A fine agosto, inizio settembre si sono svolti, nella città di Tianjin i lavori dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (Sco), l’altra Nato come, a mio avviso, sminuendolo un po’, viene definito da alcuni osservatori, lo Sco. Il padrone di casa, il cinese Xi Jinping (che sì ha fatto ancora piu grande e influente la Cina ma, ricordiamolo sempre, a scapito innanzitutto della democrazia, della libertà, dei diritti civili, umani e dei lavoratori, tutte “belle” cose che accomunano gli ospiti del Summit), ha criticato “l’egemonismo e la politica della forza” che segnano “il mondo attraversato da turbolenze e cambiamenti”. Aprendo i lavori, Xi ha invitato i leader presenti, tra cui il principale ospite Vladimir Putin e l’indiano Narendra Modi, ad “aderire all’equità e alla giustizia”, contro “la mentalità della Guerra fredda, il confronto tra fazioni e il comportamento prepotente” nell’ordine mondiale. “Noi siamo sempre stati per l’equità e la giustizia internazionale”, sostenendo “la tolleranza e l’apprendimento reciproco” (sic…)
Ancora, il leader cinese ha affermato che l’attuale situazione internazionale “sta diventando caotica e interconnessa”, rendendo “i compiti di sicurezza e sviluppo che gli Stati membri della Sco devono affrontare ancora più impegnativi. Il presidente cinese ha poi affermato che “guardando al futuro, dobbiamo rimanere con i piedi per terra, andare avanti e svolgere al meglio le funzioni dell’organizzazione”, rispettando “le differenze” e mantenendo “la comunicazione strategica per costruire il consenso e rafforzare la solidarietà”. L’auspicio è di “allineare meglio le strategie di sviluppo, di promuovere la Belt and Road Initiative (Bri) e di sfruttare la forza del mercato di grandi dimensioni”, ottimizzando poi “il commercio e gli investimenti”.
L’incontro ha avuto poi un altro significato importantissimo che riguarda l’India, erano ben sette anni che il presidente Modi non andava in Cina. Stavolta ci è arrivato sullo sfondo di un drastico peggioramento dei rapporti fra Delhi e gli Stati Uniti causa ultima i dazi imposti da Trump.
Diventa credibile che nel lungo termine due giganti come Cina e India siano “partner, non rivali”, di sicuro nel breve e medio termine, se gli Stati Uniti non cambiano atteggiamento, è certamente possibile e nell’interesse di entrambi.
Un summit che ha dato anche la ghiotta occasione al presidente russo Putin di uscire dall’isolamento internazionale, a Modi un’opportunità di partnership con la Cina dopo la sua irritazione nei confronti di Trump e a Xi Jinping una vetrina per affermarsi sempre di più come il leader del Sud Globale.
Vladimir Putin ha discusso con il presidente cinese Xi Jinping e gli altri leader anche dell’esito del vertice di Ferragosto in Alaska con Donald Trump. Il capo del Cremlino ha detto di “apprezzare gli sforzi” di Cina e India per risolvere la crisi Ucraina, “non scaturita dall’invasione” ma “dal colpo di Stato a Kyiv appoggiato dagli alleati occidentali dell’Ucraina” (sic) e dai tentativi dell’Occidente di trascinare Kyiv nella Nato. Per la soluzione, “occorre affrontate le cause e ristabilire l’equilibrio di sicurezza. La Russia aderisce al principio che nessun Paese può garantire la sua sicurezza a spese di altri”. In poche parole, la guerra finisce solo se sparisce Volodymyr Zelensky e l’Ucraina passa definitivamente sotto il controllo russo, quindi abbiamo scherzato, con migliaia e migliaia di morti e un Paese distrutto, in questi ultimi 3 anni.
Dai primi giorni del summit è emerso che la Cina aumenterà investimenti e prestiti ai partner dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai allo scopo di rafforzare il “più grande blocco sulla sicurezza regionale” e di avviare “una nuova fase di sviluppo e cooperazione di alta qualità”. Il presidente Xi Jinping ha parlato di 2 miliardi di yuan (275 milioni di dollari) in sovvenzioni per il 2025 e altri 1,3 miliardi di dollari in prestiti a un consorzio interbancario nel triennio. La Cina “ha investito 84 miliardi di dollari nei Paesi della Sco e sosterrà la partecipazione di 10.000 studenti” al piano di formazione professionale ‘Luban’ di Pechino.
La Cina, quindi, non è rimasta quella che sa “copiare”, ha investito, ha sviluppato e molto ed è diventata leader anche nel settore tecnologico superando l’occidente.
E al summit si sono raggiunti molti accordi segnalo ad esempio l’allineamento sul commercio, o l’impegno per la rapida apertura di una banca di sviluppo Sco, un modo per mettere in sicurezza l’interscambio, schermarsi dalle sanzioni secondarie occidentali e promuovere l’utilizzo delle monete nazionali al posto del dollaro statunitense e porte aperte anche al sistema satellitare Beidou, l’anti-Gps, e alla costruzione congiunta della stazione lunare cinese
È stata inoltre annunciata l’istituzione di tre piattaforme di cooperazione su energia, economia digitale e industria verde. Il presidente cinese ha anche proposto un centro di sviluppo congiunto dell’intelligenza artificiale, in contrasto all’approccio «sregolato» e «unilaterale» della Casa Bianca, e annunciato circa un miliardo e mezzo di dollari di sovvenzioni e prestiti.
Insomma, in poche parole è nato un nuovo ordine mondiale e i registi sono tre paesi che insieme compongono oltre un terzo della popolazione mondiale e circa il 25% del Pil nominale globale.
La popolazione totale di Cina, India e Russia è approssimativamente di quasi 3,3 miliardi di persone, con l’India che conta circa 1,46 miliardi, la Cina 1,41 miliardi e la Russia circa 147 milioni.
Gli unici a perderci sono l’America e l’Europa, anche se quest’ultima, facendo la mossa giusta, potrebbe cercare di riempire almeno in parte il vuoto lasciato da Washington nelle relazioni fra Occidente e India ma comunque anche in questo caso parliamo solo di interessi puramente economici e di corto respiro che contribuirebbero ulteriormente al logoramento in atto.
Ora, ritornando all’inizio di questa mia riflessione, tutto è il contrario di tutto, davanti a questi scenari uno si attende uno scatto di reni da parte degli Usa per rimettere insieme l’occidente come lo abbiamo sempre conosciuto, sarebbe nel suo interesse giusto? Visto che per gli States l’avversario principale è la Cina. E invece? Invece no, Trump è quasi attratto da questi leader è come se fosse a capo di una forza dei Brics e non alla guida della, ancora per poco, piu potente e ricca nazione del mondo che dovrebbe servire, come afferma negli slogan. Ha voluto l’incontro di Ferragosto con Putin in Alaska, lo ha di nuovo sdoganato davanti al mondo e questi dopo solo 15 giorni va ad abbracciare Xi Jinping e spinge per il nuovo ordine mondiale? Ora, io non cado nel gioco facile e banale di definire Trump semplicemente un pazzo volgare, un orco, né definirlo un genio, un immenso politico, resta, al netto di giudizi personali su alcuni, tanti, suoi comportamenti e atti, un personaggio che è stato eletto per ben due volte e non consecutivamente, Presidente degli Stati Uniti d’America e cerco di capire quale sia davvero il suo progetto, oltre agli affari visto che nemmeno quelli a ben vedere, se continua così, andranno piu così bene come ora.
Per non farci mancare nulla spirano venti di possibile conflitto nel nostro continente e non è facile allarmismo, il rischio escalation è dietro l’angolo, anche in questo caso la storia non ha insegnato. Questi ultimi giorni sono interessati da continue provocazioni della Russia che con i suoi Jet e a segnali sonori muti, sconfinano nei cieli di pertinenza Nato. È stupefacente poi come contemporaneamente la macchina russa della manipolazione falsa dei fatti si muove, smentendo quello che non è smentibile ovvero la verifica dei Mig che vengono intercettati oppure la constatazione dei droni caduti in polonia di chiara matrice russa. Ma, lo diciamo da anni, è stata sottovalutata la capacità di penetrazione mentale, amplificata dai social, su tanti menti fragili o anche su menti fini pronti a strumentalizzare la verità per biechi interessi interni, è immensa con un analfabetismo funzionale dilagante.
Quindi, prima di giudicare gli altri dovremmo vedere in casa nostra, nel nostro continente.
Si vive alla giornata senza una visione, tutto cambia in poche ore. Allo stesso tempo quello che oggi può sembrare superato, può mutare ulteriormente in pochi giorni. Un frullatore pazzesco di contraddizioni. L’Europa è assente sul tavolo di pace che dovrebbe costituirsi sulla base del piano messo in campo da Trump per il cessate il fuoco e la istituzionalizzazione futura della striscia di Gaza, ed è superata da un ex leader europeo a riposo (si fa per dire) come Tony Blair. Così come è marginale nel futuro piano di conclusione della guerra e ricostruzione reale dell’Ucraina. Infine, ma non per ultima manca una visione e una attenta programmazione per quel che accadrà nei prossimi anni, ovvero una delle piu immense migrazioni di massa dai paesi piu poveri subsahariani, basta pensare che solo la Nigeria ad oggi fa 230 milioni di abitanti, precisamente la metà di tutta l’Europa ed entro il 2050 diventerà il terzo Paese più popoloso del mondo, con oltre 400 milioni di abitanti.
Ma così è e se non si capisce questo allora i Paesi europei, se continueranno a non credere davvero ad una vera Europa unita e forte in tutti i sensi, a non fare riforme vere, a togliere il cancro dell’unanimità sulle decisioni da prendere e quindi a restare fermi e divisi su tutto, dalle decisioni finanziarie, al green deal, alle auto elettriche, (per altro prodotte dal Paese piu inquinante del mondo , la Cina appunto che sta inondando il mercato mondiale), dalla misura delle vongole, ai tappi di bottiglia, dai ridicoli e davvero improponibili kit di sopravvivenza in caso di guerra e si continuerà a vivere nella pia illusione che tutto alla fine resterà come prima.
Ma come affermava Demostene: “Nulla è piu facile che illudersi, perché ciò che ogni uomo desidera, crede anche che sia vero”.