Dopo anni di inerzia e ambiguità sul 5G cinese, l’Italia sembra finalmente orientarsi verso una chiara scelta euro-atlantica. Ma la vera partita si gioca ora sul Quantum Computing, dove l’Europa rischia di restare ancora una volta indietro se non cambierà approccio: meno burocrazia, più scienza e industria
Sono passati più di dodici anni dai primi alert sui rischi rappresentati dalla vasta presenza di imprese cinesi nel comparto digitale e delle comunicazioni ed in particolare delle nuove reti 5G. Tra i pochi studiosi che hanno affrontato questa materia ricordo i contributi del professor emerito Umberto Gori e del compianto generale Luigi Ramponi.
Anche il sottoscritto ha presentato un paper dettagliato alla conferenza della Società Italiana di Scienze Politiche tenutosi a Firenze nel 2013. Da allora i pericoli della penetrazione digitale cinese nel 5G sono stati oggetto di una ampia discussione pubblica, ma di nessun intervento pubblico veramente incisivo né in relazione all’esercizio del golden power né in materia di appalti e forniture.
Neppure l’utilissima indagine del Copasir promosso nel 2018 dal Presidente Lorenzo Guerini ha portato a cambiamenti veramente significativi. Perché si é verificato questo stallo? Al di là delle abili e specifiche iniziative di lobbying trasversale verso esponenti di tutto lo spettro politico le difficoltà sono state anche oggettive. Aziende come Zte, Huwaei, Hickvision, Windtre, Alibaba – solo per citarne alcune – erano già talmente radicate nel tessuto economico italiano per non parlare delle università che era oggettivamente difficile prendere iniziative efficaci.
All’epoca dell’avvio delle prime sperimentazioni del 5G neppure il Ministero dello Sviluppo Economico sotto la direzione di Carlo Calenda aveva la percezione dei pericoli che potevano affacciarsi all’orizzonte.
C’è stato anzi chi come per esempio l’allora ministro Patuanelli e la deputata del Pd Enza Bruno Bossio, ha difeso ha spada tratta Huwaei. Altri in nome di una fantomatica “sovranità digitale” (italiana e/o europea) hanno teorizzato una assai discutibile equidistanza dell’Italia e della Ue tra Stati Uniti e Cina.
Oggi finalmente dopo tanti anni finalmente qualcosa si è mosso e il sottosegretario Mantovano ha scelto di privilegiare la dimensione tecnologica euro atlantica. nella consapevolezza che nell’ambito del 5 G da un lato le imprese cinesi rappresentano un pericolo reale e dall’altro l’ Unione Europea non dispone delle tecnologie adeguate in materia di cybesecurity e che di conseguenza per far fronte alla minacce di Pechino occorrono partnership tra aziende europee e imprese statunitensi e/o di altri paesi democratici tecnologicamente avanzati, Uk, Canada, Giappone, ecc. Il rischio che l’Europa sta correndo é di ripetere il grande ritardo che purtroppo ha caratterizzato la Ue in materia di Cybersecurity e nella IA. È, infatti, iniziata la grande rivoluzione tecnologica del Quantum Computing and Communication. Si profila una nuova realtà sconvolgente ed il cambiamento in essere si profila assai più significativo della stessa Intelligenza Artificiale: La potenza e la velocità di calcolo aumenteranno in modo esponenziale raggiungendo vette inimmaginabili con effetti importanti soprattutto in campo medico, farmacologico e meteorologico. Ancora una volta in questo settore di alta tecnologia si sta configurando un duopolio Cina e Stati Uniti a livello mondiale. In Italia per fortuna qualcosa si sta muovendo sia in termini di ricerca che di sperimentazione industriale soprattutto a Milano e in Lombardia.
Tuttavia l’Italia da sola rischia di non farcela e almeno in teoria sarebbe davvero necessaria una nuova e ben calibrata iniziativa a livello dell’Unione Europea purché questa volta si parta con il piede giusto. Sono da evitare almeno nella prima fase intenti regolativi e si dovrebbe anche evitare procedure che producono una dispersione di risorse finanziarie come é accaduto per le ricerche in materia di Cybersecurity e per il Cloud Computing. L’Italia dovrebbe spingere la Commissione Europea a prendere un approccio diverso dal passato. Si dovrebbero individuare i dieci maggiori esperti di Quantum Computing e Communication al mondo e chiedere agli scienziati disponibili a collaborare con la Ue definire una precisa piattaforma strategica di ricerca e di conseguente politica industriale per mettere in grado l’Europa di competere a livello globale.