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Così Biden e Meloni connettono al G7 il Piano Mattei

Connettività, sviluppo, crescita e implicitamente de-risking: al G7 i leader di Italia e Usa collegano il Piano Mattei al Partenariato per le infrastrutture e gli investimenti globali. E Biden rinnova l’apprezzamento per la strategia in Africa del governo Meloni

Come anticipato da Formiche.net in occasione della visita della presidente del Consiglio Giorgia Meloni alla Casa Bianca, a marzo, e confermato successivamente da Lyndsey Merrill, (che alla Casa Bianca ricopre il ruolo di assistente speciale del presidente degli Stati Uniti e senior director per l’energia e gli investimenti), durante il G7 è stato “accolto con favore” il collegamento del Piano Mattei per l’Africa (claim della strategia italiana per il continente) con il Partenariato per le infrastrutture e gli investimenti globali (Pgii, il grande progetto a targa statunitense pensato dal gruppo per lo sviluppo e la crescita di regioni del mondo come quelle del continente africano).

Nel pomeriggio di giovedì, prima del bilaterale odierno, Meloni e lo statunitense, Joe Biden, hanno presieduto la sezione dedicata alla connettività del vertice tra leader di Borgo Egnazia e ricordato che il G7 si impegna a “sostenere i progetti faro per lo sviluppo di corridoi economici trasformativi per infrastrutture e investimenti di qualità, come l’approfondimento del coordinamento e dei finanziamenti per il Corridoio di Lobito, il Corridoio di Luzon, il Corridoio di Mezzo e il Corridoio economico India-Medio Oriente-Europa (Imec), anche sulla base del Global Gateway dell’Ue e di altre iniziative pertinenti”.

In un momento in cui la sfera economico-commerciale e quella delle relazioni internazionali sono sempre più interconnesse, tanto che la sicurezza geoeconomica del G7 passa anche dalla gestione dell’allineamento Russia-Cina, tali progetti diventano prioritari. E esserne parte per il gruppo è fondamentale per produrvi un imprinting amichevole, che in parole più nette vale a dire farle essere parte dei progetti di de-risking e firendshoring del Group of Seven e di coloro che gravitano nell’orbita like-minded.

A sostegno dell’obiettivo principale del Pgii – che intende mobilitare 600 miliardi di dollari in investimenti infrastrutturali nelle economie emergenti – una coalizione di investitori statunitensi presenti all’interno del summit pugliese ha evidenziato le opportunità e preso impegno per implementarle. Ci sono in preparazione progetti infrastrutturali classici (ferrovie, strade, porti), ma anche digitali (tra questi, la costruzione di data center e tech-hub di vario genere).

Durante la riunione, anche il settore privato italiano ha evidenziato i suoi investimenti e volontà nel quadro del Pgii e del Piano Mattei. E nel contesto di questo impegno, l’Italia ha lanciato nuovi strumenti finanziari in collaborazione con l’African Development Bank, aperti ai contributi dei partner internazionali. Quindi grazie alla sovrapposizione con i piani del G7, anche la strategia italiana con l’Africa prende maggiore forma.

C’è una competizione importante da affrontare, innanzitutto contro l’espansione armata russa, e poi nei confronti di rivali sistemici come la Cina (che sta costruendo una narrazione forte attorno al suo modello anti-occidentale). E mentre realtà come l’Iran approfondiscono i loro piani africani – ostili ai progetti del G7 – altre come gli Emirati Arabi Uniti diventano un potenziale vettore propulsivo. Abu Dhabi è molto ben piazzata nel continente e può diventare moltiplicatore sia per le strategie italiane che più in ampio per quelle del G7 – non a caso gli Emirati sono tra gli invitati al forum di questi giorni scelti da Roma anche perché attivi su certe discussioni. Lo ricordava su queste colonne l’ambasciatore Lorenzo Fanara.

L’incontro guidato da Meloni e Biden ha confermato l’impegno a lanciare gli investimenti intorno ai corridoi economici a livello globale, compresi i corridoi in Asia, Africa, Medio Oriente ed Europa (dove è il Mediterraneo a giocare un ruolo determinante come collettore di certe iniziative), sottolineando l’apprezzamento per l’ampia gamma di investimenti attuali e futuri da parte di aziende private in settori strategici, come la finanza per l’energia verde e la digitalizzazione.

A margine della riunione di ieri, l’Italia si è anche unita agli sforzi degli Stati Uniti e dell’Unione Europea per promuovere lo sviluppo sostenibile lungo il Corridoio di Lobito, impegnandosi a rafforzare la collaborazione e a mobilitare un ulteriore contributo aggregato fino a 320 milioni di dollari in investimenti a sostegno dell’infrastruttura ferroviaria principale e dei relativi progetti collaterali. L’obiettivo è anche creare sinergie con l’Agia (Alliance for Green Infrastructure in Africa).

In generale, dalla riunione emerge ciò su cui ragionava il prorettore della Luiss Raffaele Marchetti, che individuava nell’Africa un’area di leadership italiana, riconosciuta nei fatti anche dagli Stati Uniti, che adesso chiedono esplicitamente che il Piano Mattei si faccia vettore operativo dei programmi del Pgii e del Global Gateway. Tra questi, il Kenya (invitato al vertice pugliese) è stato individuato come uno dei primi target per certi piani (attorno a Nairobi i piani italiani e americani in effetti si incrociano).

Ci sono in ballo diversi progetti, come per esempio l’Africa Green Industrialization Initiative (Agii), vista come piattaforma chiave per la collaborazione sugli investimenti infrastrutturali in Africa e dove diverse aziende italiane possono portare il loro know-how; o la Global Energy Alliance for People and Planet (Geapp) per cui sono stati stanziati fino a 100 milioni di dollari in capitale d’investimento filantropico (considerato “catalitico” per sbloccare un ulteriore miliardo di dollari in finanziamenti privati”.



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