Skip to main content

Il ponte sullo Stretto (di Akashi). La visita in Giappone di Salvini lega Roma e Tokyo

La visita di Salvini in Giappone rilancia la partnership strategica tra Roma e Tokyo. In un contesto di tensioni tra Giappone e Stati Uniti, l’Italia si propone come partner industriale e politico alternativo, rafforzando la cooperazione su infrastrutture, difesa e Indo-Pacifico. Dallo Stretto di Akashi, Roma lavora per essere ponte geopolitico verso Ovest per l’Arcipelago

Il ponte sullo Stretto di Akashi è il più lungo del mondo nella sua categoria. Lo ha visitato in questi giorni il vicepremier Matteo Salvini, durante una missione in Giappone che ha incluso la firma di un memorandum per la cooperazione infrastrutturale. Un gesto simbolico, certo, ma non solo. Perché quel ponte collega idealmente non due sponde del Giappone, ma anche due visioni del mondo: quella italiana e quella nipponica, entrambe alle prese con un sistema internazionale frammentato e con la necessità di costruire alleanze nuove, flessibili, resilienti. Se ne parla nell’edizione di questa settimana di “Indo-Pacific Salad” (per iscriversi alla newsletter basta seguire questo link).

Per il Giappone il rafforzamento del rapporto con l’Italia rappresenta oggi una concreta possibilità di diversificazione strategica, proprio mentre si acuiscono tensioni sia con la Cina sia con gli Stati Uniti. Per Roma, invece, è l’occasione per consolidare la propria presenza industriale e diplomatica in uno degli snodi chiave della geoeconomia mondiale: l’Indo-Pacifico.

Il viaggio di Salvini è stato anche un’occasione per rinsaldare i rapporti con due giganti industriali, Toyota e Honda, entrambe con una forte presenza in Italia e interessate ad ampliarla. Gli investimenti, tuttavia, sono condizionati al quadro normativo europeo. Salvini ha colto l’occasione per rilanciare un approccio meno ideologico alla transizione ecologica. Ha sostenuto con forza tecnologie ibride e biocarburanti, considerate da Roma come più realistiche rispetto all’elettrico integrale. In quest’ottica, ha rivendicato la centralità delle “strade intelligenti”, infrastrutture che hanno un valore duale: abilitano la guida autonoma e contribuiscono alla sicurezza nazionale, in linea con il concetto di “resilience through civilian infrastructure” sviluppato dalla Nato — un principio condiviso anche da Tokyo.

La relazione tra Italia e Giappone, tuttavia, non si gioca soltanto sull’asse industriale. C’è una dimensione strategica più ampia. Nel 2023 i due Paesi hanno elevato le relazioni bilaterali al rango di partnership strategica, con un dialogo strutturato in materia di difesa, tecnologia e industria. Il progetto Gcap (Global Combat Air Programme), nato dalla collaborazione tra Italia, Regno Unito e Giappone per la produzione di un caccia di sesta generazione, ne è il simbolo più evidente. Si tratta di un’iniziativa che non ha solo valore militare, ma che definisce una nuova architettura politico-industriale tra democrazie avanzate.

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, in primavera, ha già fatto tappa a Tokyo per rafforzare la cooperazione economica. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha annunciato una missione diplomatica nell’Indo-Pacifico, che potrebbe includere una visita in Giappone, a conferma di un’attenzione crescente verso quella parte del mondo.

Tutto ciò avviene in un momento in cui il rapporto tra Giappone e Stati Uniti attraversa una fase complicata. L’amministrazione Trump ha annunciato l’introduzione di dazi del 25% sulle esportazioni giapponesi di auto e acciaio, in vigore dal 1° agosto. Si tratta di misure che colpiscono al cuore l’economia nipponica. A queste si aggiunge la richiesta americana — finora respinta da Tokyo — di aumentare la spesa militare fino al 5% del Pil. Una pressione che ha spinto il primo ministro Shigeru Ishiba a cancellare il vertice “2+2” con gli Stati Uniti e a rinunciare alla partecipazione al summit Nato di giugno.

In questo scenario, l’Europa torna a essere per il Giappone un’area di riferimento. L’Italia, in particolare, può offrire a Tokyo una relazione bilanciata, priva delle imposizioni unilaterali che spesso accompagnano i rapporti con Washington. Una partnership fatta di complementarità industriale, affinità strategiche e cooperazione tecnologica. Occhi puntati sul voto del 20 luglio e sui successivi equilibri politici interni che potrebbero riflettersi sulle attività dell’esecutivo corrente.


×

Iscriviti alla newsletter