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Kirkenes, il laboratorio per lo spionaggio russo

Un’inchiesta del Wall Street Journal ha recentemente mostrato il paradosso della cittadina di Kirkenes, nell’estremo Nord della Norvegia, piccolo centro abitato eppure epicentro di operazioni ibride e di spionaggio da parte di Mosca. Nel mentre, l’intelligence della Repubblica Ceca lancia l’allarme sull’utilizzo dei migranti per fini di hybrid warfare da parte del Cremlino

A Kirkenes gli abitanti vengono regolarmente seguiti da sconosciuti, a piedi o con veicoli senza targa, vivendo così in un costante stato di sospetto, disagio e confusione senza però riuscire ad individuare il problema. Questo è quanto si apprende da un’inchiesta del Wall Street Journal, che riporta come nella cittadina norvegese sia ormai avviato, dall’invasione russa in Ucraina ad oggi, un vero e proprio laboratorio ground zero di spionaggio e guerra ibrida russa, facendo così breccia nelle zone di fallibilità cognitiva dei suoi abitanti ed impattando sulle loro percezioni quotidiane. La cittadina artica, al confine tra Norvegia e Russia, è così divenuta un vero e proprio epicentro per lo spionaggio russo, dall’osservazione delle difese di confini norvegesi al monitoraggio delle relative infrastrutture militari, fino ad operazioni di manipolazione delle percezioni della popolazione locale. Il particolare interesse per Kirkenes deriva dalla sua collocazione geografica e dalla sua vicinanza – ma non appartenenza – all’Unione europea. Ogni giorno, infatti, pescherecci e imbarcazioni russe attraccano a Kirkenes provenendo da Murmansk, attuale sede della flotta artica russa, nonché regione di ubicazione di molti degli armamenti nucleari strategici di Mosca, rendendo la cittadina norvegese punto di particolare rilevanza per gli interessi russi e le relative operazioni.

L’allarme sulle operazioni ibride di Mosca

Sull’utilizzo della Chiesa ortodossa come agente di influenza e sull’incremento delle attività ibride di Mosca e le loro traiettorie verso il Nord Europa ha lanciato l’allarme il rapporto annuale del Bri, il servizio di intelligence della Repubblica Ceca. Secondo il Bri, il Cremlino starebbe intensificando il reclutamento tramite canali Telegram di migranti provenienti da Stati extra Ue, con l’obiettivo di coinvolgerli in attività criminali, di sorveglianza a centri logistici strategici europei o con finalità di raccolta informazioni. Il reclutamento e l’utilizzo dei migranti rientrerebbe, secondo l’intelligence ceca, nelle logiche della guerra ibrida e asimmetrica di Mosca, volendo così causare danni alla coesione sociale e politica delle realtà occidentali, dai piccoli centri fino agli Stati, minando la fiducia dell’opinione pubblica nelle istituzioni e riducendo il sostegno di questa alla difesa dell’Ucraina. Oltre al riarmo tout court, l’Europa dovrà saper sviluppare meccanismi di difesa e contrasto alle incursioni delle operazioni ibride e di spionaggio russe, che è probabile andranno ad intensificarsi ulteriormente, puntando ad interferire con il programma di ricostruzione dell’Ucraina.

 


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