L’obiettivo del Pentagono non è più solo l’analisi o la generazione di contenuti, ma l’azione automatizzata: l’IA agentica sarà testata in numerosi ambiti operativi, ma restano vincoli sull’uso autonomo della forza. Il piano del DoD prevede meno appaltatori tradizionali e più innovazione off-the-shelf
Il Pentagono ha deciso di scommettere in grande sull’intelligenza artificiale commerciale di frontiera. La mattina del 14 luglio il chief digital and artificial intelligence office (Cdao) del Dipartimento della Difesa ha annunciato l’assegnazione di 600 milioni di dollari in contratti equamente distribuiti tra Anthropic, Google e xAI, dopo una precedente assegnazione da 200 milioni a OpenAI avvenuta il mese scorso.
Qualora tutte le opzioni contrattuali venissero esercitate l’investimento complessivo da parte del Cdao raggiungerebbe gli 800 milioni di dollari. Una cifra significativa, non tanto rispetto al budget totale del Pentagono (che si aggira attorno ai mille miliardi annui), ma per il segnale politico e strategico che lancia: una crescente apertura verso tecnologie commerciali già esistenti, piuttosto che verso soluzioni su misura sviluppate dai tradizionali appaltatori della difesa.
L’iniziativa rappresenta un’evoluzione dell’approccio avviato con l’esplosione dell’intelligenza artificiale generativa, partita nel novembre 2022 con il lancio di ChatGpt. Da allora, il Pentagono ha istituito la Task Force Lima per studiare il fenomeno, culminata in una raccomandazione formale a investire nell’ambito GenAI. Ciò ha portato alla collaborazione tra Cdao e l’Esercito attraverso il cosiddetto “Enterprise Llm Workspace”, un toolkit che combina diversi modelli GenAi per supportare una vasta gamma di uffici militari.
Ora però si guarda oltre. L’obiettivo è infatti l’IA “agentica”, ovvero sistemi capaci non solo di generare piani, ma anche di eseguirli in modo autonomo. Il Pentagono sta già testando agenti AI-based per automatizzare compiti di staff, pur mantenendo forti restrizioni sull’uso della forza letale da parte di software senza autorizzazione umana.
L’annuncio dei contratti ha spinto xAI e OpenAI a lanciare divisioni dedicate ai progetti governativi, nel caso di xAI integrando la piattaforma Grok. L’intento del Cdao è chiaro: applicare l’IA sia alle funzioni operative strettamente militari, sia a quelle amministrative, simili a quelle di una grande azienda privata.
Sebbene gli 800 milioni rappresentino solo una frazione delle risorse disponibili per i giganti dell’IA (OpenAI ha appena raccolto 40 miliardi in investimenti e genera 10 miliardi l’anno), il messaggio è forte: il Dipartimento della Difesa vuole integrarsi sempre più con l’ecosistema tech commerciale. Un indirizzo già tracciato in passato con la creazione della Defense Innovation Unit (Diu) sotto l’amministrazione Obama, e oggi rilanciato dal nuovo Segretario alla Difesa nominato da Trump, Pete Hegseth, promotore di un’espansione massiccia degli acquisti di tecnologie off-the-shelf, dai software ai droni.
In un’epoca in cui la supremazia tecnologica è diventata un pilastro della competizione geopolitica, il Pentagono sceglie di correre con i campioni privati dell’innovazione, anziché inseguirli con progetti lenti e costosi.