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Tunisi, Tripoli e Misurata. Il valzer delle grandi potenze si balla in Nordafrica

La riattivazione della diplomazia cinese a Tripoli, il riposizionamento militare russo dal teatro siriano alla Cirenaica, l’approfondirsi della cooperazione economica tunisina con Tripoli e la crescente assertività della società libica su temi di sovranità e immigrazione compongono un quadro nuovo. E la Libia torna al centro della contesa internazionale nel Mediterraneo allargato

Le mosse dei giganti 

La Cina ha scelto di riaprire il suo presidio politico a Tripoli. L’arrivo del chargé d’affaires Liu Jian entro metà novembre riflette la volontà di consolidare rapporti economici, infrastrutturali e logistici. Durante un incontro tenuto in Tunisia, Pechino ha concordato con la parte libica di lavorare all’apertura di collegamenti cargo diretti verso Tripoli e Misurata, alla rimozione di ostacoli doganali, alla facilitazione dei visti e alla convocazione di un forum economico bilaterale entro la fine dell’anno. 

La firma di Pechino è ancora una volta riconoscibile: costruire dipendenze economiche per rafforzare la propria influenza. Appaltare le ristrutturazioni o lavori di costruzione di infrastrutture portuali e logistiche per ricavarne l’utilizzo parziale – o totale – o per avvicinarsi a nodi strategici come, ad esempio, la combinazione di presenza cinese e di cavi sottomarini vicini al porto di Biserta. 

Sul versante opposto ma complementare, la Russia ricalibra la sua postura militare e logistica. La ripresa dei voli tra la base siriana di Hmeimim e la base di Al Khadim in Cirenaica segnala il trasferimento graduale del baricentro operativo verso la Libia orientale. Mosca utilizza, probabilmente, Al Khadim come centro logistico per le forze del generale Haftar, mentre nella zona di Al-Jufra si assiste a un progressivo rafforzamento di strutture essenziali per la proiezione verso il Mediterraneo e il Sahel. Di fronte all’indebolimento del controllo russo sulla Siria del post-Assad, la Libia assume il ruolo di un retroporto strategico che consente al Cremlino di mantenere comunque un piede nel cuore del Mediterraneo centrale e di posizionarsi lungo le rotte che collegano l’Europa al continente africano. Rotte commerciali, rotte diplomatiche, energetiche ma, soprattutto, migratorie. 

L’asse con Tunisi

Il tassello regionale tunisino, spesso trascurato nelle analisi eurocentriche, mostra invece la portata transfrontaliera della mosse diplomatiche ufficiali e ufficiose di Kais Saied, in realtà centrali e assolutamente rilevanti per gli equilibri regionali ed euromediterranei. La premier tunisina Sara Zenzeri ha affermato in modo netto che la sicurezza nazionale della Tunisia coincide con quella della Libia. Per Tunisi, la stabilità di Tripoli non è un’aspirazione idealistica, ma una necessità concreta che riguarda commercio, controllo delle frontiere (aperte tra i due partner), flussi migratori, capacità delle istituzioni di garantire ordine. L’aumento del 37% in quattro anni delle esportazioni tunisine verso la Libia testimonia il ruolo di questa come il mercato naturale dell’economia tunisina. E la Tunisia ne è divenuta partner strutturale, con l’obiettivo comune di guardare ai mercati africani come spazio di espansione.

Moti identitari, l’asse con Roma e la questione migratoria

L’emergere del “Movimento di Misurata contro gli insediamenti e l’immigrazione illegale” ha ufficializzato il proprio sostegno alla richiesta avanzata da diversi attivisti per cancellare l’intesa siglata nel 2017 tra Roma e il governo di Faiez Serraj.

Secondo quanto riportato dall’agenzia libica Lana, il Movimento ha chiesto che le autorità informino l’Italia del mancato rinnovo entro il 2 novembre e ha sollecitato una revisione complessiva di tutti gli accordi ritenuti dannosi per la sovranità nazionale o in conflitto con la legge libica.

La presa di posizione è arrivata durante una manifestazione organizzata il 24 ottobre a Misurata, in occasione del Giorno della Liberazione. I promotori hanno richiamato la memoria delle battaglie di Al-Hani e Al-Margab del 1911 contro l’occupazione coloniale italiana, rivendicando la difesa della terra e dell’identità nazionale come valori ancora centrali.

Il Movimento ha rivolto un appello alle istituzioni affinché si proceda con l’attuazione rigorosa delle normative che regolano la presenza degli stranieri nel Paese, incluse la legge n. 6 del 1987 e la più recente legge n. 24 del 2023 sul contrasto al reinsediamento. Nella dichiarazione si sollecita l’espulsione rapida di migranti irregolari in coordinamento con i Paesi d’origine e le organizzazioni internazionali, nel rispetto del diritto internazionale. Si chiede inoltre il ripristino delle norme sulla cittadinanza del 1954 per preservare quella che viene definita la “struttura identitaria libica”. Non manca un invito ai media nazionali a informare l’opinione pubblica sui rischi sociali, economici e sanitari legati alla presenza di migranti irregolari, e agli attivisti dei diritti e ai giuristi ad adire le vie legali contro chi frena i provvedimenti di controllo delle frontiere.

Competizione tra potenze e ricerca di autonomia interna

La Cina garantisce investimenti e apertura di vie economiche, ottenendo in cambio un radicamento sugli snodi logistici del Mediterraneo. La Russia usa la Cirenaica per compensare la fragilità del proprio ancoraggio in Medio Oriente, mantenendo capacità di influenza sull’Europa meridionale e sull’Africa. La Tunisia considera la sopravvivenza istituzionale libica un pilastro della propria sicurezza interna, oltre che percepire Tripoli come popolo fratello. 

La domanda non è più chi stabilizzerà la Libia e come. Quanto, piuttosto, chi riuscirà a integrarla nel proprio scacchiere geopolitico. Cina e Russia hanno già direzioni di marcia radicate, mentre la revisione dell’intesa sul dossier migratorio con Roma può rappresentare un punto di svolta da monitorare con attenzione, con il pericolo latente che flussi migratori, crisi interne o ingerenze esterne vengano tutti strumentalizzati come leve di coercizione nei confronti dell’Italia e dell’Europa.


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