Conferenze e seminari sui principali temi d’attualità, dalla decarbonizzazione alla gestione delle risorse, definiscono il quadro di una manifestazione che si pone come il principale hub per la sostenibilità a livello europeo e mediterraneo
Appuntamento strategico e punto di riferimento internazionale per la transizione ecologica e l’economia circolare, Ecomondo, il Green Technology Expo, organizzato da Italian Exhibition Group, apre i propri lavori oggi a Rimini. In un momento in cui il contesto globale è sempre più precario e instabile, con la retromarcia del Presidente Donald Trump e l’accelerazione della Cina di Xi Jinpimg, la transizione ecologica diventa uno pilastro fondamentale per la competitività, la sicurezza energetica e l’innovazione tecnologica, in linea con le politiche di sostenibilità messe in campo dall’Unione Europea.
Per questa 28a edizione, che chiuderà i battenti venerdì 7 novembre, Ecomondo si articola in macroaree tematiche che vanno dalla valorizzazione dei rifiuti alla rigenerazione dei suoli e degli ecosistemi forestali e alimentari; dall’energia ottenuta dalle biomasse all’uso dei rifiuti come materie prime seconde. E ancora il ciclo idrico integrato e il monitoraggio ambientale; la tutela dei mari e degli ambienti marini; lo spazio e i satelliti; l’agricoltura e le città intelligenti. E, infine, sei “distretti verticali”, con focus sulle filiere del tessile e della carta, città sostenibili e startup. Conferenze e seminari sui principali temi d’attualità, dalla decarbonizzazione alla gestione delle risorse, completano il quadro di una manifestazione che si pone come il principale hub per la sostenibilità a livello europeo e mediterraneo.
Si comincia, come ogni anno, con gli Stati Generali della Green Economy, promossi dal Consiglio Nazionale della Green Economy e dalla Fondazione per lo sviluppo Sostenibile. “Guidare il futuro in tempo di crisi” è il tema scelto, non a caso, quest’anno: una fotografia dello stato della green economy in Italia e un focus tematico sulla transizione ecologica europea che sta attraversando un momento non facile, con forti spinte, da più parti, verso una retromarcia sugli impegni messi in campo dal Green deal su decarbonizzazione e neutralità climatica.
In estrema sintesi, secondo la Relazione sullo Stato della Green Economy 2025, il quadro dell’economia verde in Italia presenta luci ed ombre. Diminuiscono troppo poco le emissioni di gas serra; aumentano i consumi di energia per edifici e trasporti e si importa troppa energia dall’estero; non si arresta il consumo di suolo; la mobilità sostenibile è ancora un miraggio, con oltre 700 auto ogni 1000 abitanti, il più alto in Europa. Dall’altro lato, l’Italia mantiene il primato europeo in economia circolare; la produzione di energia elettrica da rinnovabili ha raggiunto il 49%; l’agricoltura biologica cresce del 24% e le città spiccano per iniziative mirate alla transizione.
“Abbiamo messo al centro di questa edizione un tema cruciale per il nostro Paese : conviene o meno all’Italia tornare indietro nella transizione ad una green economy decarbonizzata, circolare e che tutela il capitale naturale? – ha detto Edo Ronchi, presidente della Fondazione Sviluppo Sostenibile, presentando il rapporto – Noi riteniamo di no, anche alla luce dell’impatto positivo sull’economia italiana avuto con i progetti del Pnrr, nei quali è stato rilevante l’aspetto della sostenibilità ambientale. Per l’Italia, al centro dell’hotspot climatico del Mediterraneo, con un aumento delle temperature che corre il doppio della media mondiale, la transizione energetica e climatica è di vitale importanza”.
Analizzando più da vicino i dati, si vede che il taglio delle emissioni di gas serra nell’ultimo anno è stato meno del 2%, un quarto della diminuzione registrata nel 2023. Per raggiungere l’obiettivo del 43% assegnato al nostro Paese dal burden sharing europeo, occorre tagliare di un altro 15% nei rimanenti sei anni. Per quanto riguarda i consumi energetici, l’Italia rimane, fra i Paesi europei, quello con la più alta dipendenza energetica dall’estero, nonostante la produzione di elettricità da fonti rinnovabili abbia raggiunto il 49%. “Più efficienza, maggiore risparmio energetico e un forte sviluppo delle rinnovabili sono essenziali non solo per la decarbonizzazione, ma anche per ridurre i costi dell’energia e aumentare la competitività”.
In compenso, abbiamo la migliore performance in economia circolare fra i grandi Paesi europei per la produttività delle risorse (cresciuta dal 2020 al 2024 del 32%); per il tasso di utilizzo circolare dei materiali, che nel 2023 ha raggiunto il 20,8; per il tasso di riciclo dell’86% del totale dei rifiuti e per il 75,6% di riciclo degli imballaggi. Un’attenzione particolare occorre riservare al mercato delle materie prime seconde, in particolare a quello della plastica riciclata in forte crisi che, se non risolta, potrebbe avere ricadute negative anche sugli sbocchi delle raccolte differenziate.
Per quanto riguarda la mobilità, il nostro Paese detiene il record europeo di 701 auto ogni 1000 abitanti (571 la media UE), nonostante la produzione sia scesa ai minimi storici. Così, dopo aver perso il treno dell’industria automobilistica tradizionale, stiamo accumulando ritardi anche rispetto a quella del futuro, delle auto elettriche, calate del 13% nel 2024, con una quota di mercato scesa al 7,6%, un terzo della media europea che è del 27%. Benzina e diesel alimentano ancora dell’82,5% il parco auto che invecchia ogni anno di più e che è arrivato a una media di quasi 13 anni di vita.
Tra il 1980 e il 2023 i danni causati all’agricoltura da eventi atmosferici estremi sono stati pari a 235 miliardi di euro, i più elevati in Europa. E’ essenziale che l’agricoltura italiana sia più coinvolta nella transizione climatica, con misure di adattamento e mitigazione, anche perché, in Europa, siamo il Paese con il più alto numero di prodotti DOP, IGP, STG: nel 2023 sono stati 856. Cresce anche l’agricoltura biologica, soprattutto in Sicilia, Puglia e Toscana, dove si concentra il 38% di tutta la superficie biologica nazionale. Di contro aumenta il consumo di suolo: tra il 2022 e il 2023 è stato di 64,4 chilometri quadrati, oltre 17 ettari al giorno. La conseguenza sono gli impatti negativi degli eventi atmosferici estremi.
I grandi centri urbani, si sa, sono i più esposti ai rischi della crisi climatica. Nei mesi estivi del 2024, il 90,6% della popolazione delle nostre città è stata esposta a temperature medie superiori a 40°C. Grazie ai fondi del PNRR, molte di queste città hanno realizzato interventi di mitigazione e di adattamento ai cambiamenti climatici e alla transizione ecologica: impianti innovativi per la gestione dei rifiuti, aumento delle piste ciclabili, potenziamento delle flotte di bus, tutela e valorizzazione del verde urbano, ecc. Terminati i fondi del PNRR nel 2026, occorrerà attivare nuove forme di finanziamento per continuare a sostenere la grande vivacità delle iniziative per la transizione ecologica già avviate.
Per quanto riguarda l’Europa, conosciamo l’impegno profuso in questi anni per raggiungere la neutralità climatica al 2050, frutto anche del fatto che il nostro è il continente che si sta riscaldando più rapidamente, con temperature a +1,6°C rispetto ai livelli preindustriali. Gli eventi meteorologici estremi, legati al cambiamento climatico, sono costati 738 miliardi di euro nel periodo tra il 1980 e il 2023. Per proseguire sulla strada di un’efficace transizione ecologica occorre incrementare in modo consistente gli investimenti. Mentre la proposta del Quadro Pluriennale Finanziario (QFP 2028-2034), presentata dalla Presidente Ursula von der Leyen, comporta una riduzione degli investimenti green: il Fondo Europeo per la Competitività del QFP, infatti, avrebbe una dotazione di soli 409 miliardi, da ripartire in cinque settori: transizione green e decarbonizzazione; transizione digitale; salute; biotecnologie, agricoltura e bioeconomia; difesa e spazio (cui sono destinati 131 miliardi di euro, il 32% del Fondo).
Una nota di ottimismo arriva dal messaggio inviato dal ministro dell’Ambiente e delle Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, impegnato a Bruxelles per il Consiglio Ambiente. “L’Italia con le sue leadership in settori fondamentali come l’economia circolare, ha le carte in regola per essere nel gruppo di testa di un’Europa che guarda alla transizione in modo realistico e pragmatico. In un contesto complesso sotto mil profilo geopolitico e di profondi cambiamenti climatici, il nostro continente deve investire in innovazione, crescita sostenibile e sicurezza energetica. L’Italia delle imprese impegnate nella green economy è un esempio da seguire per l’economia del futuro”.
















