Skip to main content

Un’Italia senza figli sarebbe disposta ad educare robot?

La crisi demografica riflette cambiamenti culturali e tecnologici. Cresce l’affezione per animali e intelligenze artificiali. L’Italia, pur regolamentando con cautela, mostra alta propensione all’innovazione e ai robot come strumenti di stimolo sociale e culturale. Il commento di Stefano Monti

Il tema della genitorialità è chiaramente un tema ricorrente nel dibattito pubblico. E per varie ragioni. La prima è che, essendo legata alla salvaguardia della specie, la demografia rappresenta un tema centrale nella vita degli esseri umani.

La seconda è che, essendo legata anche ad elementi culturali e storici, la crisi demografica solleva tematiche di grande rilievo anche sotto il profilo politico ed economico della nostra società.

La terza è che, essendo la crisi demografica italiana imputabile a condizioni di natura sociale, essa produce anche effetti prettamente culturali, che si manifestano attraverso dei comportamenti aggregati.

Una delle modifiche più evidenti è, ad esempio, il mutato rapporto che negli ultimi decenni si è instaurato tra esseri umani e animali domestici. Pur non volendo approfondire le ragioni psicologiche e sociali di questo fenomeno, è indubbio che il mercato del pet, a livello globale ha conosciuto negli ultimi 15 anni un’espansione rilevante, passando da 59 a 152 miliardi di dollari (Worldwide Euromonitor).

In questo contesto, il modo con cui gli esseri umani interagiscono con le intelligenze artificiali è di estrema rilevanza: sempre più studi, infatti, hanno analizzato il rapporto tra utenti e i sistemi Llm (large-Language-model come ChatGpt), dimostrando che gli umani tendono ad applicare alla relazione con il modello delle regole di natura sociale, raggiungendo livelli di empatia e comportamenti prosociali da parte degli utenti.

Questa attitudine, che oggi potrebbe rappresentare esclusivamente una “curiosità”, ha invece una grande rilevanza anche in termini di comportamenti aggregati futuri, come quelli che potranno emergere, da qui a qualche anno, tra gli esseri umani e i robot umanoidi.

È di questi giorni, ad esempio, la notizia che la società 1x ha introdotto sul mercato il robot umanoide Neo, alla cifra di circa 20 mila dollari.

Chiaramente si tratta di primi prototipi, ed è naturale immaginare che ad oggi risulti sicuramente prematura una larga diffusione di robot domestici all’interno delle case degli italiani.

Malgrado tali naturali riluttanze, i dati di mercato legati all’adozione delle nuove tecnologie pongono l’Italia tra i mercati potenzialmente più interessanti: l’Italia, ad esempio, è tra i mercati europei più promettenti per l’adozione di tecnologie di realtà virtuale o di realtà aumentata in Europa, con una crescita stimata di circa il 10% tra il 2022 e il 2027. Ancora più significativo è in questo senso l’attitudine degli italiani nei riguardi dei device di Smart-Home. Per questo mercato, secondo Statista Market Insight, l’Italia è tra i Paesi a più alto tasso di adesione. 89 cittadini su 100 dispongono di almeno un device “smart” all’interno della propria abitazione, posizionando il nostro Paese al settimo posto a livello globale, dietro soltanto a Messico, India, Australia, Brasile, Spagna e Olanda.

Questi dati non possono essere generalizzati: l’e-commerce, ad esempio, non è altrettanto diffuso. Eppure, questi dati, raccontano un interesse verso le nuove tecnologie, soprattutto quando tali tecnologie contano su un’ampia distribuzione, e quando tali tecnologie incorporano un valore di status.

Condizioni che, nel caso dei robot-maggiordomi, potrebbero facilmente essere perseguite dalle società produttrici e distributrici.

La vera battaglia sarà soprattutto sotto il profilo regolamentale: perché se gli italiani sono spesso degli early-adopter è anche vero che la regolamentazione italiana è spesso conservatrice, e talvolta fin troppo protettiva.

Questa potenziale dicotomia potrebbe tuttavia essere superata attraverso un approccio orientato alla cultura: stimolare, anche attraverso robot, gli italiani ad adottare degli stili di vita attivi; a partecipare ad eventi, o andare al cinema o al teatro.

Il naturale approccio “educativo”, in questo senso, potrebbe essere stimolato attraverso domande esplicite da parte dei software: che cosa significa? Com’era quel film?

Un nudging, senza dubbio, che tuttavia potrebbe aiutare i cittadini ad adottare un approccio meno casalingo e più partecipativo, così da arricchire la propria umanità, anche soltanto per sviluppare quella dimensione che un robot, per molti anni ancora, potrà soltanto fingere di avere.


×

Iscriviti alla newsletter